Nel pieno della campagna elettorale relativa ai referendum sulle trivelle, Matteo Renzi, Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica, ha in più occasioni svolto attività di esplicita induzione degli elettori all’astensione, violando così la norma di cui all’art. 98, D.P.R. 361 del 30 marzo 1957 (T.U. leggi elettorali): «Il pubblico ufficiale, l’incaricato di un pubblico servizio, l’esercente di un servizio di pubblica necessità, il ministro di qualsiasi culto, chiunque investito di un pubblico potere o funzione civile o militare, abusando delle proprie attribuzioni e nell’esercizio di esse, si adopera a costringere gli elettori a firmare una dichiarazione di presentazione di candidati od a vincolare i suffragi degli elettori a favore od in pregiudizio di determinate liste o di determinati candidati o ad indurli all’astensione, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da lire 600.000 a lire 4.000.000», espressamente richiamato, per la materia referendaria, dall’art. 51, L. 352 del 25 maggio 1970: «Le disposizioni penali, contenute nel Titolo VII del testo unico delle leggi per la elezione della Camera dei deputati, si applicano anche con riferimento alle disposizioni della presente legge. Le sanzioni previste dagli articoli 96, 97 e 98 del suddetto testo unico si applicano anche quando i fatti negli articoli stessi contemplati riguardino le firme per richiesta di referendum o per proposte di leggi, o voti o astensioni di voto relativamente ai referendum disciplinati nei Titoli I, II e III della presente legge».
Renzi ha quindi apertamente violato le legge. In particolare lo scorso 5 aprile 2016, in veste di Presidente del Consiglio e per di più fisicamente dalla nota sede di Palazzo Chigi in Roma, dopo aver compiuto una serie di considerazioni sul quesito referendario, testualmente afferma: «Spero che questo referendum fallisca».
Dopo quest’ennesima offesa alla democrazia, questa ulteriore dimostrazione di arroganza di un premier non eletto dai cittadini, che pur di favorire i potentati economici e finanziari di cui il governo è espressione piena e diretta, non rispetta le leggi della Repubblica, Renzi se ne deve andare a casa. Gli italiani invece vadano a votare «Sì» domenica 17 aprile, contro le trivelle e contro questo governo che calpesta democrazia e Costituzione.