Inaugurata all'interno della velostazione Dynamo, vicino Piazza Maggiore. Il progetto punta a superare il concetto di riciclo, per fare un passo avanti e arrivare a quello della condivisione. "Vorremmo che funzionasse da stimolo per pensare a un nuovo modo di concepire il consumo e le relazioni umane" ha detto Beraldi, uno dei fondatori
Come in tutte le biblioteche ci sono degli scaffali, una tessera d’iscrizione e un via vai di prestiti. Qui però non si porta a casa l’ultimo best seller o il manuale per l’esame dell’università, ma oggetti. Di quelli che si usano una volta o due all’anno e poi si mettono in cantina. Una tenda per andare in campeggio, un trapano o un gioco da tavola. Si chiama Leila, la biblioteca degli oggetti ideata da un gruppo di giovani a Bologna, sulla scia di quelle già realizzate a Berlino e a Vienna. Uno spazio in cui i soci possono prendere in prestito articoli di buona qualità e funzionanti, in modo da non doverli acquistare. L’inaugurazione il 16 aprile, all’interno della velostazione Dynamo, poco distante da Piazza Maggiore.
Il progetto punta a superare il concetto di riutilizzo e di riciclo, per fare un passo avanti e arrivare a quello della condivisione. “Vogliamo uscire dalla logica del possedere gli oggetti, per entrare in quella più pragmatica dell’utilizzo degli oggetti, che dev’essere condiviso”. Antonio Beraldi ha 35 anni ed è uno dei fondatori di Leila. Dopo aver scoperto l’esistenza delle due realtà già avviate in Europa ha deciso di replicare l’idea in Italia, scegliendo Bologna, un po’ perché città universitaria e di passaggio, un po’ perché storicamente attenta al tema della sharing economy. Così in poco meno di un anno ha messo in piedi una squadra con diverse competenze, dalla grafica alla comunicazione, e una trentina di tessere per partire. Dietro la biblioteca c’è un’ambizione più ampia, che è quella di realizzare una piccola rivoluzione culturale e dei nostri stili di vita. “Vorremmo che funzionasse da stimolo per pensare a un nuovo modo di usare il denaro, di concepire il consumo e le relazioni umane”.
Il funzionamento è semplice. Per prendere in prestito un oggetto bisogna fare una tessera e versare una quota che va da 25 euro a 50 euro all’anno (oppure 2, 3 o 4 euro al mese per 12 mesi) a seconda di quanto si voglia contribuire al progetto. Ogni socio, al momento dell’iscrizione, deve avere con sé l’oggetto o gli oggetti che vuole condividere: se ne porta uno, poi ne potrà prendere in prestito uno solo alla volta. Stesso ragionamento vale nel caso ne metta a disposizione due, tre o di più. Il prestito è gratuito (solo in alcuni casi particolari è prevista una cauzione) e va da una durata standard di una settimana a quella massima di un mese, con possibilità di proroga.
Si tratta di oggetti in buono stato, tutti funzionanti. Ci sono lo zaino per il viaggio in montagna, una muta da sub, il pentolone per una cena con gli amici particolarmente affollata, o la macchina per i pop corn per una festa con i bambini. “Per fare la tessera è indispensabile che la persona metta in condivisione un oggetto. Questo perché vogliamo che ciascuno si sporchi le mani e si metta in gioco. Alla fine dell’anno, poi, ognuno può riprendere l’oggetto oppure rinnovare la tessera. In questo modo si crea un dialogo continuo, una relazione”. Per iniziare Leila sarà aperta due pomeriggi a settimana (martedì e sabato), ma se il progetto decollerà gli ideatori non escludono di estendere gli orari.