A mettere in dubbio il raggiungimento del quorum non solo la campagna anti referendum. La tessera elettorale è stata utilizzata per la prima volta nel 2001. E da allora in alcune città si è già votato 18 volte, se non di più. Il ministero non sa quantificare i possibili casi
Il numero preciso non si sa, perché il ministero degli Interni non ha alcuna stima. Ma molti cittadini scoprono proprio in questi giorni di avere la tessera elettorale piena. Con già timbrati tutti gli spazi a disposizione quando si va a votare. Tutti e 18. E chi non se n’è ancora accorto, rischia domenica di dover correre in comune per farsene stampare una nuova, perché quella vecchia l’ha tirata fuori dal cassetto all’ultimo minuto, poco prima di andare alle urne per dire sì o no al referendum sulle trivelle. E magari in comune si trova davanti una bella coda, come è successo ieri negli uffici dell’anagrafe di via Larga a Milano.
A mettere in dubbio il possibile raggiungimento del quorum non c’è dunque solo la campagna anti referendum di chi, come Matteo Renzi, l’ha definito “una bufala”. La tessera elettorale è stata utilizzata per la prima volta nel 2001. E da allora in alcune città si è già votato 18 volte, se non di più. A tutti gli italiani è stato chiesto di andare alle urne per quattro elezioni politiche (2001, 2006, 2008, 2013), tre volte per le europee (2004, 2009, 2014), sei volte per altri referendum (i quattro abrogativi del 2003, 2005, 2009, 2011, e i due costituzionali del 2001 e del 2006). E fan già 13 timbri se si è stati diligenti.
Poi ci sono le elezioni regionali, le comunali e quelle delle vecchie province. Prendiamo per esempio Milano. Qui per regione Lombardia si è votato tre volte (2005, 2010 e 2013), ma nel 2013 il giorno del voto era lo stesso delle politiche. Nel 2004 e nel 2009 c’era invece da scegliere i vertici della vecchia provincia, con tanto di ballottaggio, che per i timbri è l’unico che conta, vista la coincidenza del primo turno con le europee. Mentre per il comune vanno considerati tre spazi riempiti sulla tessera: l’unico turno che nel 2006 è bastato a Letizia Moratti per battere Bruno Ferrante e i due turni che nel 2011 hanno portato al successo di Giuliano Pisapia, mentre nel 2001 a Gabriele Albertini è stato sufficiente un solo turno, che è stato organizzato nello stesso giorno delle politiche. Venti volte in tutto dunque, per i milanesi. Ecco che chi di voti ne ha persi due, ora si trova con la tessera elettorale da buttare. E magari nemmeno lo sa. Per capire quale sia la reale portata del fenomeno, ilfattoquotidiano.it ha chiesto al Viminale una stima di quanti siano gli italiani che hanno completato la loro tessera alle ultime consultazioni, quanti se ne siano fatta stampare una nuova in questi giorni e se il ministero abbia preso delle misure per evitare che domenica si formino code negli uffici dove si richiede il documento nuovo.
Ecco la risposta: “Il ministero non ha una stima delle tessere elettorali per le quali gli spazi risultano esauriti alle ultime elezioni, perché sono i singoli comuni che rilasciano le medesime tessere. Quindi neppure del dato relativo al numero delle tessere elettorali da rinnovare che non sono state ancora rinnovate. Per agevolare gli elettori che si accorgano solo domenica mattina di aver esaurito gli spazi sulla propria tessera elettorale sono state impartite direttive ai comuni con apposita circolare affinché gli uffici elettorali rimangano aperti per rilasciare una nuova tessera per tutta la durata della votazione, e cioè dalle ore 7 alle ore 23”. Per non ridursi all’ultimo, chi vuole dire la sua al referendum dia prima un’occhiata ai timbri.
Twitter @gigi_gno