Non è più come una volta, certo, ma capita ancora di sentire frammenti di conversazione davanti all’edicola comprando il giornale. Ieri, per esempio.
Ma che razza di dirigenti abbiamo…
Che vuoi dire?
– Il Pd è irriconoscibile, il segretario incita all’astensione, a boicottare il referendum…
– Come Craxi che invitava ad andare al mare.
– Ti ricordi le contestazioni, i discorsi sul “diritto-dovere” del voto e l’importanza, per la democrazia, che la società civile si esprima, partecipi…
– Certo che ricordo. Quello era un Partito! Oggi siamo caduti in basso…. L’invito di Renzi è irricevibile ma anche la posizione di Bersani e D’Alema è assurda.
– Loro almeno spingono verso il voto.
– Vero. Ma difendono le ragioni del “No”. Insomma, per i più importanti dirigenti del partito, i militanti dovrebbero disertare le urne (divenendo craxiani), o votare secondo gli interessi dei petrolieri.
– Non è una bella alternativa. Di Napolitano non dico, sempre dalla parte sbagliata.
– Io voterò come, fosse vivo, indicherebbe Berlinguer: innanzitutto il voto; quanto al merito, difesa dell’ambiente, ecologia, natura, tutela della salute dei cittadini, sono sicuro, sarebbero state le preoccupazioni e le indicazioni del mitico Segretario. Può un leader di sinistra, oggi, ignorare questi valori?
Confesso che le ultime battute mi hanno colpito. La prima parte del ragionamento degli anziani militanti Pd – entrambi ex Pci – era piuttosto scontata, col noto accostamento di Renzi a Craxi. Eccetera. Le battute finali contenevano, invece, un di più, qualcosa che forse i due dialoganti non avrebbero saputo esplicare (o forse sì) ma che intuivano, d’istinto.
Insomma. I partiti hanno radici. Un’origine lontana che è bene non dimenticare per non smarrire se stessi. Il Pci e Marx. Certo. Ma anche “Marx e Rousseau” (indimenticabile il saggio di Galvano della Volpe).
Voglio dire che l’autore del Discorso sull’origine e i fondamenti dell’ineguaglianza fra gli uomini è, non solo per la tesi – settecentesca, d’accordo – sull’abolizione della proprietà privata, uno dei padri della sinistra europea. C’è di più. Rousseau è all’origine di una sensibilità ecologica moderna, con la sua particolare attenzione alla natura; la critica alla società della tecnica e del profitto trova, nelle sue pagine, prima ancora che in Marx, parole profetiche. “Può un leader di sinistra, oggi, ignorare questi valori?” Ripeto la domanda del vecchio militante incontrato all’edicola perché la ritengo essenziale.
Essere di sinistra significa, anche, non ignorare le radici e le ragioni per le quali si sono combattute – per decenni – certe battaglie. Le idee vanno adeguate ai tempi. Vero. E non è più l’epoca delle lotte per “l’abolizione della proprietà privata”. Ciò detto chiediamoci, però, se spingere il revisionismo oltre certi limiti, fino a sostituire l’ambiente, l’ecologia, la natura, la salute dei cittadini – difesi dal “Sì” al referendum – con il petrolio, il profitto e l’interesse dei petrolieri, sia davvero sopportabile. Intendo: sopportabile per un partito che voglia essere (non solo dirsi) di sinistra.
Quando Marx parlava di una società senza classi, senza Stato, senza proprietà privata si muoveva, non c’è dubbio, nei cieli dell’utopia. Con lui Lenin, Gramsci.
Eccetera. La modernità ha superato queste tesi. Deve abbandonare (anche) l’idea di un mondo più equo e solidale che esse esprimevano? La domanda – di giustizia, natura, compatibilità ambientale: Marx e Rousseau – era valida, le risposte sbagliate. La sinistra non può ignorarlo. Nel referendum sulle trivelle, domenica, ciò significa: votare “Sì”, per un mondo ecocompatibile e solidale. Perché la “logica del profitto” non è il solo modo di guardare il mondo. Non il modo in cui la sinistra deve pensare il mondo. Questo ho letto nelle parole dei vecchi militanti davanti all’edicola, ieri.