Anche il vecchio tram si è fatto bello: lo stilista Kenzo lo ha salvato dalla rottamazione e lo ha rivestito di papaveri rossi. Mentre Torra Velasca si accende di rosso. E Milano s’inchina al genio di Ingo Maurer che ha reso giustizia al grattacielo costruito negli anni ’50 e sempre considerato un po’ bruttino. Anche il frigorifero Smeg non vuole più essere solo un contenitore di frutta e verdura (pardon, oggi si dice smartfood) ma si affida all’estro dei fashion designer Dolce & Gabbana che ispirati dal carretto siciliano lo fanno dipingere ad arte in bottega d’ artigiano. Alessandro Mendini, il padre di tutti i designer, invece ha disegnato per la Swatch un orologio che è un tripudio di pois colorati.
Il trasversale è il fil rouge di Design Week (ormai il termine Salone del Mobile è stato abolito). È il transgenderismo creativo perché nessun artista si chiude, si blinda dentro uno “stereotipo di genere”. Prendi Ron Arad, aria da ragazzo sotto un cappellaccio a balze di feltro, ha firmato pezzi d’arredo iconografici quest’anno disegna anche occhiali in resina.
Toh, c’è Tod’s. Più trasversale di così. Diego Della Valle regala alla città e al mondo del design la spettacolare mostra fotografica: gioca con il titolo “So far so Goude” per presentare l’opera omnia di Jean Paul Goude, il pionere della fotografia e grafica pubblicitaria ma sopratutto pigmalione di Grace Jones. Alcune sue immagini sono rimaste impresse nella memoria collettiva da farci dire davanti al corpo plastico e “panteresco” della sua musa: “Toh, è lui che ha fatto questa foto”. L’immagine diventa un’icona, diventa più famosa di chi ha fatto click. Assolutamente da vedere, al Pac di Milano fino al 19 giugno.
Keep balance, mantenere l’equilibrio: è il mantra di Ingo Maurer, il filosofo della luce, l’antesignano del light designer. Ha incominciato a disegnare la luce quando gli altri accendevano solo le lampadine. E fanno tenerezza gli 84 anni del maestro che un raffreddore lo ha tenuto chiuso in albergo. E luce (d’autore) fu come si varca la soglia della chiesa sconsacrata di San Paolo Converso, ospite dello studio di architettura di Massimiliano Locatelli (CLS Architetti). Dove gli affreschi tardo rinascimento fanno da scenografia a sculture luminose sospese in foglia d’oro zecchino martellato, alle lampade con orecchie da topolino e a due simil dischi volanti che pendono dal soffitto. Bagliori di luce anche dal mega uovo spaccato in bilico sull’altare.
La multitasking Luisa Beccaria (stilista, madre di cinque figli, restauratrice del borgo settecentesco di Castelluccio e arredatrice) ha trasferito su tessuti di seta le “Visioni” dell’artista Coralla Maiuri. Tutto in edizione limitatissima, Coralla con sapienza artigianale plasma, inforna, dipinge e impreziosisce le sue giare di ceramica neo/romanticissime.
Cozze al collo. È la collana in silicone disegnata dall’olandese Ineke Otte, scoperta e lanciata dalla new yorkese Iris APfel (madre di tutte le icone fashion, visto anche l’età: 94 anni). Tazzine alle orecchie, ranocchia al dito, pesciolino rosso come spilla, bracciali di topini e borsa di granchi, Ineke sembra un fumetto uscita dal set di Ratatouille.
From Bauhaus to Ballhouse. La prima è stata la più importante scuola tedesca d’architettura e design, nata nel 1919, a tutti gli effetti è considerata il progenitore del design di oggi. La seconda è la sala da ballo allestita da Marni nel loro spazio espositivo per la cumbia, antica danza popolare sudamericana. Ampi gonnelloni folkoreggianti in cotone fungono prima da lampadario, come attacca la musica, si sfilano, si indossano e si fanno volteggiare a ritmo come insegna Christian, ballerino pugliese che parla con accento sudamericano. Intanto un team di danzatrici invita tutti in pista: apri, chiudi, avanti, gira, ruota, ancheggia. Sono i primi passi del dilettante di cumbia. Ma è anche quello che a Marni riesce meglio: la mescolanza di generi (moda, design, danza, charity) con la strategia comunicativa e il rigore teutonico di Karla Otto, guressa d’intellettoc chic dei brand di lusso. Chi non balla assiste alle danze comodamente adagiato su chaise lounge e su sedie a dondolo in fili intrecciati di pvc in sgargianti accostamenti di colori. Realizzate a mano da donnine colombiane. E continua così il sostegno di Marni a favore dell’infanzia disagiata.
La fa ma non la vende. È il prototipo decappottabile Toyota realizzata esclusivamente in legno, compresi interni e carrozzeria. Sembra un modellino, invece cammina a idrogeno.
Alghe rosse. Sostituiranno la plastica? Pescata, liofilizzata, pressata, (anche gradevole al tatto) è la scommessa di un team di giovanissimi creativi giapponesi, under 25 ed eco friendly.
ZenFone al Laser. Non ho studiato ancora il manuale d’istruzione della Asus, dunque ve lo racconto la prossima volta. Per il momento con la funzione torcia del cellulare (pardon, dello smartphone) mi fanno “illuminare di luce” un albero virtuale e davanti a me un’esplosione di petali e colori.
Un oggetto può davvero cambiarci la vita?
@januariapiromal