E’ pressing, il cerchio si stringe intorno al ministro della Salute. I ‘malati invisibili’ da chimica ed elettrosmog ubiquitari possono sperare di uscire dall’anonimato? In attesa di una revisione del Consiglio Superiore della Sanità, fermo alla delibera negazionista del 25 settembre 2008, la malattia esiste eccome e l’ultimo affondo politico è un atto di sindacato ispettivo appena presentato in Senato. Va già duro sulle scelte di Beatrice Lorenzin, chiedendo il riconoscimento d’urgenza della Sensibilità Chimica Multipla. Chi soffre non può più aspettare: sedici parlamentari chiedono di sapere se il dicastero della Salute “sia a conoscenza dell’insostenibile e drammatica situazione in cui versano i malati di Mcs in Italia che, in caso di necessità, non hanno la possibilità di rivolgersi a una struttura medica, nemmeno al pronto soccorso, data la mancanza di ambienti adeguati e di competenze specifiche del personale medico; se non ritenga di dover verificare i presupposti per riconoscere la sensibilità chimica multipla quale malattia rara e di istituire appositi centri di riferimento per la diagnosi e la cura, in regime di esenzione dalla partecipazione al costo; se non ritenga di dover rendere pubblici e diffondere a tutte le aziende ospedaliere e sanitarie i protocolli medici in base ai quali le autorità statali e regionali suddette hanno individuato nella paziente siciliana trasportata a Londra un caso conclamato di Mcs; se non ritenga più conveniente per la spesa sanitaria pubblica che le risorse impiegate in costosi ‘viaggi della speranza’ siano investite nella ricerca e nella creazione di ambulatori e reparti ospedalieri pubblici per lo studio ed il trattamento della patologia nel nostro Paese”.
Enrico Cappelletti (M5S), tra i sostenitori dell’iniziativa, sul suo profilo Facebook scrive: “Ho presentato un’interrogazione parlamentare al ministro della Salute sottolineando che un riconoscimento avrebbe un duplice vantaggio. Sarebbe infatti più conveniente per la spesa sanitaria pubblica investire nella ricerca e nella sanità del nostro Paese anziché in costosi viaggi della speranza”. Mentre Domenico Scilipoti Isgro (FI), sta preparando un nuovo disegno di legge, al telefono mi dice: “Dell’Mcs è tutto appurato, per me c’è da fare un decreto legge e pure d’urgenza! Servono strutture territoriali capaci di accogliere gli affetti da malattie ambientali. Sono nostri cittadini. E’ il primo passo: se c’è la volontà, si legifera senza conflitto d’interesse e il Ministro si sarebbe attivata subito, senza rinviare come ha fatto. E’ già tardi! Credo sia mal consigliata da medici che non comprendono le meccaniche biofisiche e biochimiche della malattia. La portano fuori strada”.
Intanto, in tema di dispendiosi viaggi della speranza, montano altri due nuovi casi limite. Il primo è l’odissea di un bambino. Attraverso eventi e concerti, la generosità dell’uomo qualunque ha raccolto 26.259,84 euro per il piccolo Christiano Guaschi di Sacco, frazione di Cosio Valtellino (Sondrio), sette anni ancora da compiere e quella maledetta MCS che gli impedisce di andare a scuola e giocare con gli amichetti: “Vorrei segnalare a tutti quelli che abitano nelle vicinanze della nostra casa, che l’utilizzo di sostanze chimiche anche normali, per trattare piante e alberi da frutta, insetticidi e altro, può nuocere molto gravemente alla salute di Christiano”, afferma la mamma Alessandra, impegnata nella difficile trasferta di Londra presso il Breakspear Medical dell’allergologa di fama Jean Monro (già 30.000 casi trattati in programmi di disintossicazione chimica ed elettromagnetica).
L’altro caso è quello di Claudia Ranieri, una donna di 48 anni di Pistoia, la sua storia è andata su Tv2000: ha un posto prenotato nella clinica spagnola della Dott.sa Pilar Munoz-Calero della Fondazione Alborada di Madrid, ma finché non rintraccerà quei 30.000 euro indispensabili per viaggio aereo protetto, soggiorno e cure detox, continuerà a peggiorare, imprecando le attenzioni di società civile e istituzioni sanitarie nostrane. Sinora silenti: “Sto rischiando di perdere il lavoro – ha ripetuto a Il Tirreno – ho bisogno di cure immediate. A livello fisico e psicologico diventa ogni giorno tutto più difficile”.