Passato il referendum trivelle, che non ha raggiunto il quorum, riparte l’attacco sul fronte della giustizia. Il presidente emerito Giorgio Napolitano – pochi giorni dopo l’uscita pro-astensionismo che ha acceso le polemiche – chiede di approvare subito la riforma delle intercettazioni, sul fronte della loro pubblicazione sui media, e che cessino le invasioni di campo tra magistratura e politica, neppure in nome della lotta “alla piaga purulenta della corruzione“. Intanto al Senato il presidente della Commisisone Giustizia Nico D’Ascola di Ap (Udc-Ncd) ha presentato un emendamento (leggi) che affosserebbe del tutto la proposta di Donatella Ferranti (Pd) mirata ad aumentare ad hoc i tempi di prescrizione per i reati di tangenti. E i parlamentari del Movimento 5 Stelle lanciano l’allarme sul blog di Grillo: “Il Governo travolto dallo scandalo Trivellopoli mette mano alla riforma della prescrizione per fare in modo che tutti i processi per reati di corruzione legati alle varie inchieste in cui sono coinvolti esponenti del Governo e del Pd (Mafia Capitale, Trivellopoli, Cara di Mineo, ecc.) si cancellino prima di giungere alla fine”. Al momento, va detto, l’emendamento reca la firma del solo D’Ascola, parlamentare di maggioranza, ma né il governo né il Pd si sono ancora espressi in aula.
Nei giorni scorsi, però, Repubblica ha scritto dell’esistenza di un accordo in maggioranza sull’eterna questione della prescrizione, che divide da mesi e mesi Pd e alfaniani. E l’accordo descritto prevedeva appunto la cancellazione della norma ad hoc sulla corruzione – esattamente quanto chiede l’emendamento D’Ascola – e una modifica sulla scansione dei tempi nella nuova normativa generale sulla prescrizione. Anche questa tradotta oggi in un emendamento firmato dallo stesso senatore centrista, che chiede sostanzialmente di accorciare le sospensioni della clessidra previste dopo condanne in primo e in secondo grado, per qualunque tipo di reato. La pubblicazione del retroscena ha suscitato la corsa alla smentita, sia da parte Ncd (con Enrico Costa), sia da parte Pd (con David Ermini e la stessa Ferranti). La prova del voto in Commissione, prevista in settimana, dirà chi ha ragione.
“Penso che sia più che matura l’esigenza di approvare la riforma del processo penale con la norma di delega per riformare le regole e chiarire i termini di comportamento sulle intercettazioni e sulla loro pubblicazione”, ha detto il presidente emerito della Repubblica nel suo intervento di chiusura degli stati generali dell’esecuzione penale. Poi ha allargato il campo al rapporto “cruciale” tra politica e giustizia. “Faccio un appello a tutte le forze responsabili della politica e della giustizia perché mettano un freno a quelli che sono arroccamenti, invasioni di campo, strumentalizzazioni”. Poi Napolitano ha chiarito da quale parte stiano le “invasioni di campo” e le “strumentalizzazioni”: “Anche il categorico impegno delle forze politiche democratiche a combattere la piaga purulenta della corruzione non può costituire motivo di violazione di principi e valori costituzionali”. “Al Parlamento e al Senato”, ha concluso, “raccomando di non voler lasciare sospesa ed incerta la riforma del processo penale che da troppo tempo si trascina nell’incertezza”.