Campagna sul blog del leader 5 Stelle contro la testata che venerdì 15 aprile ha pubblicato un articolo sulla presunta somiglianza tra la candidata grillina in Campidoglio e una comparsa del video "Meno male che Silvio c'è" del 2008. L'interessato al Corriere della Sera ha detto: "Una rettifica? No, perché non è un'operazione politica ma giornalismo 2.0"
“D’Angelis bufalaro chieda scusa: è la vergogna dell’informazione italiana”. E’ partita sul blog di Beppe Grillo la campagna per chiedere al direttore de L’Unità di scusarsi con la candidata grillina M5s a Roma Virginia Raggi. Venerdì 15 aprile infatti, il quotidiano ha rilanciato sul sito internet la notizia che l’aspirante sindaco 5 Stelle in Campidoglio avrebbe fatto la comparsa nel video “Meno male che Silvio c’è” per la campagna elettorale di Forza Italia nel 2008. In rete alcuni utenti avevano fatto notare una presunta somiglianza con una delle partecipanti, poi smentita dalla diretta interessata.
Erasmo D’Angelis, direttore della testata, in un’intervista al Corriere della Sera ha spiegato: “Se abbiamo pensato a una rettifica? No perché non è un’operazione politica, ma giornalismo 2.0“. E alla giornalista che gli chiedeva perché non hanno controllare la notizia prima di pubblicarla, ha ribattuto: “No, la somiglianza è oggettiva e i social pieni di smanettoni che segnalano foto e video. Se ho fatto bene a pubblicare una bufala? Il web ha modificato profondamente il giornalismo, sui siti e sui social gira di tutto”.
Oggi è lo stesso blog di Beppe Grillo a lanciare la campagna #Dangelischiediscusa su Twitter. “Si tratta di una bufala colossale”, si legge sul blog. “Il direttore de l’Unità, giornale mantenuto dai contribuenti con 152 milioni di euro pubblici in 24 anni, ha pubblicato in prima pagina nel sito del giornale piddino una colossale bufala su Virginia Raggi. Smascherato, sbugiardato e sbertucciato da tutta la Rete, D’Angelis non ha chiesto scusa e al Corriere della Sera ha detto che non si tratta di bufala, ma di giornalismo 2.0. D’Angelis quindi non è un bufalaro, ma la “vergogna dell’informazione italiana 2.0”.