Giovedì prima di terminare la lezione di scienze, mentre parlavo dell’acqua e della sua importanza, Mauro, 9 anni, ha alzato la mano e mi ha detto: “Maestro, domenica si va a votare per difendere il nostro mare. A me piacerebbe poterlo fare”. Per un attimo sono rimasto zitto. Mi sono chiesto chi avesse parlato lui del referendum sulle trivelle. Forse mamma e papà. Magari qualche altro collega. No, Mauro era passato di fronte ad un manifesto elettorale, l’aveva letto e aveva capito. Senza mediazioni. Senza ascoltare Matteo Renzi, senza vedere alcun talk show, alcun post su Facebook.

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Ma c’è qualcosa in più nel ragionamento del mio alunno. Mauro ha capito, di là della sostanza del quesito referendario (che non voglio affrontare qui), l’importanza dell’articolo 48 della Costituzione pur non avendolo letto: “Il voto è personale ed uguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico”. Quel che conta delle parole di quel bambino è “A me piacerebbe poter votare”. Non sono un costituzionalista ma da cittadino mi è chiaro che anche l’astensione ha un valore politico. Soprattutto nel caso di un referendum.

Ma quando il 68% degli italiani non si presenta alle urne forse non c’è nulla da festeggiare, forse ci sono solo sconfitti. Non credo, infatti, che tutti questi elettori fossero del Partito Democratico, tutti convinti delle posizioni di un premier e preoccupati per le conte interne al Pd. Oggi nessuno parla di quel 68% di astenuti. Tutti troppo indaffarati a proclamare il successo del 32% o il trionfo di chi mistifica una sconfitta democratica con una vittoria per i lavoratori. Io, scusate, penso a Mauro e alla sua voglia di partecipare al voto.

Che avrà capito nel vedere che così tanti papà e mamme ancora una volta non sono andati a votare? Che domande si sarà fatto? Forse si sarà chiesto come mai i grandi quando hanno la possibilità di decidere non lo fanno? Magari avrà capito meglio di Renzi che in Italia c’è un problema serio che va oltre le beghe interne ad un partito? Che lezione abbiamo dato a Mauro stando a casa nostra; al mare; sgranando il rosario del “chissenefrega” del voto; voltando le spalle ai manifesti elettorali? Ha scritto bene Andrea, il papà di un altro mio alunno: “Alla prossima festa di fine anno scolastico, per il 70% dei genitori (non votanti), emozionarsi vedendo il proprio pargolo impegnarsi nel dire e cantare di quanto è bella la terra sarà solo una grandissima ipocrisia”.

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