Secondo le accuse Giorgio Di Veroli e Cristina Mercuri hanno acquistato on line i buoni in cambio di "crediti di natura fiscale inesistenti perché riferiti a imprese inattive o cessate" e con la collaborazione di 253 "lavoratori compiacenti", a fronte di attività mai svolte o svolte per meno ore rispetto a quanto indicato. Una parte degli acquisti era imputata alla madre di lui, morta da tempo
Tre milioni e 500mila euro: a tanto ammonta la cifra che, secondo il Nucleo di Polizia Tributaria della guardia di finanza di Milano, due coniugi hanno sottratto all’Inps in due anni di truffe con l’uso dei voucher lavoro, cioè i buoni con cui si pagano le prestazioni occasionali come quelle di collaboratori domestici, badanti e baby sitter. Giorgio Di Veroli, 67enne senza un’occupazione stabile, e la moglie Cristina Mercuri, commercialista di 51 anni, sono così stati arrestati per falso e truffa ai danni dello Stato. I finanzieri hanno messo sotto sequestro beni, immobili di lusso e disponibilità finanziarie per un totale corrispondente alla cifra sottratta. Le Fiamme gialle hanno tra l’altro messo i sigilli a un appartamento in piazza Duomo e a una casa nel centro di Santa Margherita Ligure, in provincia di Genova.
Secondo le indagini, effettuate dal Nucleo di Polizia Tributaria di Milano e dirette dai pm Giulia Perrotti e Roberto Pellicano, i due hanno acquistato on line voucher lavoro in cambio di “crediti di natura fiscale inesistenti – scrive il gip Alessandra Simion nel decreto di sequestro preventivo – perché riferiti a imprese inattive o cessate, a loro riconducibili”.
Ma i controlli incrociati richiedono tempo e la coppia, sfruttando questa debolezza del sistema, è riuscita a ottenere voucher per un valore di 3,5 milioni di euro, intestati a 250 lavoratori compiacenti “in assenza di effettiva prestazione di lavoro”. I complici “restituivano alla Mercuri e al Di Veroli in tutto o in parte al somma incassata” ingannando così l’Erario, che accreditava “il controvalore degli inesistenti crediti compensati sulle loro Inps Card“. A denunciare la commercialista e il marito, nell’aprile del 2015, è stata proprio una lavoratrice alla quale erano soliti accreditare buoni lavoro.
Secondo il gip la coppia, con altri complici da identificare, avrebbe posto in essere “un’attività molto intensa” dato che “le prestazioni e le richiesta di compensazioni, finora accertate, si succedono nel tempo in un flusso continuo e crescente” e che il periodo in cui avrebbero operato è “contenuto”. E questo “se si considera che le prime operazioni sono dell’ottobre/novembre/dicembre 2013, contando sulla combinazione di ben 33 committenti (coloro, per lo più imprese fallite o in liquidazione, che per conto della coppia acquistava i voucher, ndr) e 253 precettori e cioè i lavoratori compiacenti che a fronte di un lavoro mai svolto o svolto per un monte ore inferiore a quello indicato, avrebbero retrocesso ai coniugi “le somme riscosse in contanti, decurtate di una cifra minima” a loro “effettivamente destinata”. I due, riporta il giudice, sono arrivati ad “imputare” alla madre di lui, “deceduta da tempo, l’acquisto (telematico, ndr) di voucher tramite compensazione per un importo rilevante, pari a più di 700 mila euro”.
Il gip, tra l’altro, sottolinea come sia “significativo il fatto che la tipologia dei precettori è la più disparata: ci sono uomini e donne, di ogni fascia di età, residenti principalmente in Lombardia e Liguria, italiani e stranieri, talvolta interi nuclei familiari, dato che appalesa la capacità dei coniugi di attingere a una platea di soggetti molto ampia e differenziata”.