Le affermazioni del dottor Pietro Mozzi sono diventate materia di dibattito dei talk show e del web, con i social che bombardano al genio, all’impostore, e al “chissà se è vero”. Paradossalmente tutti ne parlano tranne la scienza. O meglio, la scienza se ne occupa per bocca di alcuni colleghi del medico nativo di Bobbio (nel piacentino) che per lo più hanno sentenziato le sue ipotesi con l’accusa di “ingenuità” e “incompletezza”.
Dimmi che sangue hai e ti ordino la cena. La cosiddetta “dieta dei gruppi sanguigni” impazza anche in Italia. Verità o bluff che dir si voglia, sotto i riflettori da mesi è il dottor Pietro Mozzi che ha declinato tale teoria formulata negli States negli anni ’50 adattandola ai consumi alimentari del Belpaese. Naturalmente i suoi libri vanno a ruba, specie il fondativo e fondamentale La dieta del dottor Mozzi. Gruppi sanguigni e combinazioni alimentari (Coop Mogliazze ed, 2014) a cui hanno fatto seguito volumi di ricette basate su detta dieta. Poiché tutto quanto riguardi il binomio alimentazione e salute è diventato negli ultimi anni di interesse universale, fino ad arrivare ad asserire (e far credere a) tutto e il suo contrario nell’arco delle stesse ipotesi para-scientifiche, anche le affermazioni del dr Mozzi sono diventate materia di dibattito dei talk show e del web, con i Social che bombardano al genio, all’impostore, e al “chissà se è vero”.
Paradossalmente tutti ne parlano tranne la scienza. O meglio, la scienza se ne occupa per bocca di alcuni colleghi del medico nativo di Bobbio (nel piacentino) che per lo più hanno sentenziato le sue ipotesi con l’accusa di “ingenuità” e “incompletezza”. Questo significa che non c’è del falso nell’idea di fondo che “gli alimenti interagiscano con il nostro sistema immunitario favorendo o evitando l’esposizione ad alcune malattie” come sostiene la dieta dei gruppi sanguigni e dunque il dottor Mozzi, ma che c’è della semplicioneria affermando che “la programmazione alimentare debba basarsi sui gruppi sanguigni, i quali decidono quali alimenti sono buoni o tossici per chi li assume”.
n parole esemplificative, chi appartiene al gruppo sanguigno 0 dovrebbe essenzialmente nutrirsi di proteine animali (specie carne rossa) ed evitare caffè e tè, chi invece appartiene al gruppo A dovrebbe favorire l’assunzione di verdura e frutta ed evitare le bistecche al sangue. Insomma, per il dottor Mozzi un sano regime alimentare non può prescindere dalla conoscenza e dalla relazione con il proprio gruppo sanguigno perché esso “pertiene alla nostra programmazione genetica ed è quanto ci differenzia l’uno dall’altro”. Ma è proprio sul punto della “differenziazione” tra patrimoni genetici che si scatenano i detrattori di Mozzi.
“Ciascuno di noi è diverso dall’altro per derivazione genetica parentale, dunque anche persone che appartengono al medesimo gruppo sanguigno possiedono caratteri genetici infinitamente diversi” afferma ad esempio il professor Giorgio Calabrese, intervenuto lo scorso gennaio a Porta a Porta su invito di Bruno Vespa proprio per contrastare vigorosamente il “sanguigno” Mozzi. Questi, magro e barbuto, non fu in effetti trattato col dovuto rispetto tanto da Vespa quanto da Calabrese che se la risero con ammiccamenti poco eleganti per annientare l’ipotetica serietà della dieta dei gruppi sanguigni. “Quando stavo a Boston – ha aggiunto Calabrese – naturalmente ho studiato le teorie di James D’Adamo (il primo teorico della dieta, ndr) e da tempo ho espresso le mie considerazioni a riguardo, cioè che il meccanismo su cui fa perno è alquanto naif e poco scientifico”. Di certo la dieta del dottor Mozzi è diventata un “caso” da tuttologia e il dibattito è – forse – solo all’inizio nel suo processo di invasione di un popolo di mangioni e ipocondriaci come quello italiano. Per chi volesse approfondire, accanto ai libri è possibile consultare l’apposito sito (www.dottormozzi.it) in cui è possibile anche interagire col dottore e i suoi collaboratori.
Ecco una selezione di alimenti “benefici” e “nocivi” estratta dalla dieta dei gruppi sanguigni secondo l’elaborazione del dottor Pietro Mozzi. Alimenti di comune assunzione che non compaiono nelle due liste sono da considerarsi “neutri”.