La marcia di 800 km, dalla provincia di Loja nella Sierra, e dal bacino amazzonico, di 250 delegati dei pueblos quichuas y saraguros, concentratisi nella capitale Quito, ha sancito il solco, forse incolmabile, tra gli indigeni ecuadoriani, e il presidente Rafael Correa. Un conflitto, iniziato con la minaccia di sfratto al Conaie (Confederación de Nacionalidades Indígenas de Ecuador, l’organo ufficiale di rappresentanza della ventina e passa di etnie andine e amazzoniche) dall’edificio concesso in comodato. Proseguito, in maniera più politica, lo scorso 1°Maggio, quando circa 50.000, tra indios e movimenti sindacali oppositori, manifestarono contro il presidente. Una sinistra più “a sinistra” del leader che ha rivoluzionato la storia del Paese, o una destra che sfrutta l’egoismo de capi indigeni, secondo le accuse dello stesso Correa?
(foto ©Flavio Bacchetta)
Ingapirca, la macchina del tempo
E’ innegabile che l’entrata in campo del nuovo presidente, nel 2007, salvò l’Ecuador da un sicuro default; strangolato dagli interessi passivi dei bond-spazzatura, eredità dei passati governi, il Paese era succube del Fmi. Correa dichiarò illegali gli strumenti di debito, il cui valore crollò, ricomprandoli poi al 35% del prezzo originale. Considerando, nella fase successiva, decaduti gli accordi con gli statunitensi, riguardo sfruttamento dei giacimenti petrolio; i nuovi contratti con la Cina, che anticipò circa 6 miliardi di dollari di royalties, permisero al governo di avere denaro fresco per programmi sociali, costruzione di alloggi, ceduti a canoni minimi ai più indigenti, e di rendere sanità e istruzione gratuite per tutti.
La riforma fiscale, decretò agevolazioni per le piccole imprese, e limite al 10% delle detrazioni per banche e finanziarie, le quali furono anche obbligate a contributi per il Bono de Desarrollo Humano, istituito per le pensioni di cittadini a basso reddito, che oggi riguardano circa due milioni di ecuadoriani. Ma la coperta non bastò per tutti; se Quito, considerata oggi la metropoli più sicura del Sud America, e tutto il crinale della Sierra, con il gioiello Cuenca sugli scudi, si sono emancipate dalla povertà e possono rivendicare un certo benessere, diversa la realtà nelle comunità periferiche; città amazzoniche, come Tena, e la provincia afro-ecuadoriana di Esmeraldas, sono quelle che soffrono maggiormente povertà e carenza di servizi. Le etnie andine più remote, sia per problemi logistici, che per resistenze culturali, faticano a tenere il passo di una nazione in crescita, e rimangono tagliate fuori.
Situazione aggravata in questi giorni, dal devastante terremoto che ha colpito proprio le città costiere di Esmeraldas, Porto Viejo, Pedernales, e Guayaquil, circa 400 vittime. Il turismo, cresciuto enormemente negli ultimi anni, foraggia i centri più famosi, ma agli altri arrivano solo briciole. Per accorgersene, basta prendere una corriera locale da Cuenca, e risalire i monti, diretti a Ingapirca, uno dei maggiori tra i siti archeologici Inca. Tolti i pullman dei turisti, qualche tram scassato e pochi cellulari obsoleti, sembra di uscire dalla macchina del tempo. I Cañari vivono in media, come nell’era precolombiana; le donne tessono con gli antichi telai e i fusi a conocchia, gli stessi di quei tempi lontani. (foto) Parlano per lo più Kichwa, con spiccato accento, tipico anche di Cuenca. La tradizione orale nell’insegnamento è privilegiata, rispetto alla scuola. L’autonomia amministrativa, difesa a spada tratta. Guide e trattorie sono quelle che fanno un po’ di soldi, approcciando i visitatori in spagnolo. Si mangia in maniera frugale, anche se la comida andina è saporita: ají de carne, ají de quesillo, y ají de zambo. E’ un frutto piccante, da cui si ricavano salse e creme, arricchite di carni e formaggi. Nelle festività, cuy (porcello) y papas, con chicha de jora (birra di mais) Ingapirca.webloc
Nel bacino amazzonico, la contesa tra indios e governo, verte su Yasunì, una biodiversità di specie unica in America, ma sfortunatamente per il pueblo Huaorani, anche riserva idrocarburi per 800 milioni di barili. Mors tua, vita mea; se il welfare in Ecuador è pagato con i proventi del petrolio, gli indios ne sono le vittime collaterali. Solo la caduta del prezzo del greggio (oggi il Brent sta sui 40 dollari al barile) potrebbe invertire la tendenza, e far sì che la riduzione delle entrate petrolifere, sia rimpiazzata da un incremento del turismo in questi paradisi naturali. Allo stato attuale, l’Ecuador incassa da tale settore oltre due miliardi l’anno, ma le cifre sono in costante aumento.
Conclusioni
Questo non è uno scontro tra un bieco gringo e un popolo sottomesso, bensì tra il politico vivente del Sud-America più riformista dai tempi di Peron (insieme a Evo Morales in Bolivia) e una fiera comunità che non desiste dai propri diritti. Una “guerra” tra “buoni”, con tutte le riserve del caso. A differenza di Morales, che è indio Aymara lui stesso, in una nazione dove più della metà sono indigeni, Correa appartiene alla parte meticcia, che costituisce la maggioranza etnica in Ecuador; qui i pueblos non raggiungono il 10%. La longa manus, dietro le proteste, di Guillermo Lasso, liberista, ex presidente del Banco de Guayaquil, strenuo oppositore del premier, è contraddetta dallo stato pietoso dei servizi urbani e sociali in cui versa la sua città natale, la più popolata del Paese, Guayaquil appunto. La metropoli contrasta, in negativo, le realtà di Quito e Cuenca, modelli di sviluppo. Gli eventi in Brasile, dove le comunità indigene sono nel mirino delle multinazionali come Vale (vedi l’arresto dei capi Tupinambá a Bahia, gli sgomberi forzati a Belo Monte, e la tragedia del Rio Doce causata dal crollo della diga) dovrebbero far riflettere i leader delle tribù ecuadoriane, prima di schierarsi in maniera definitiva.
Aggiornato da redazione alle ore 18,00 del 19 aprile 2016
Flavio Bacchetta
Reporter indipendente e fotografo
Mondo
Ecuador, la scontro tra i ‘buoni’: Correa contro una comunità che rivendica i suoi diritti
La marcia di 800 km, dalla provincia di Loja nella Sierra, e dal bacino amazzonico, di 250 delegati dei pueblos quichuas y saraguros, concentratisi nella capitale Quito, ha sancito il solco, forse incolmabile, tra gli indigeni ecuadoriani, e il presidente Rafael Correa. Un conflitto, iniziato con la minaccia di sfratto al Conaie (Confederación de Nacionalidades Indígenas de Ecuador, l’organo ufficiale di rappresentanza della ventina e passa di etnie andine e amazzoniche) dall’edificio concesso in comodato. Proseguito, in maniera più politica, lo scorso 1°Maggio, quando circa 50.000, tra indios e movimenti sindacali oppositori, manifestarono contro il presidente. Una sinistra più “a sinistra” del leader che ha rivoluzionato la storia del Paese, o una destra che sfrutta l’egoismo de capi indigeni, secondo le accuse dello stesso Correa?
(foto ©Flavio Bacchetta)
Ingapirca, la macchina del tempo
E’ innegabile che l’entrata in campo del nuovo presidente, nel 2007, salvò l’Ecuador da un sicuro default; strangolato dagli interessi passivi dei bond-spazzatura, eredità dei passati governi, il Paese era succube del Fmi. Correa dichiarò illegali gli strumenti di debito, il cui valore crollò, ricomprandoli poi al 35% del prezzo originale. Considerando, nella fase successiva, decaduti gli accordi con gli statunitensi, riguardo sfruttamento dei giacimenti petrolio; i nuovi contratti con la Cina, che anticipò circa 6 miliardi di dollari di royalties, permisero al governo di avere denaro fresco per programmi sociali, costruzione di alloggi, ceduti a canoni minimi ai più indigenti, e di rendere sanità e istruzione gratuite per tutti.
La riforma fiscale, decretò agevolazioni per le piccole imprese, e limite al 10% delle detrazioni per banche e finanziarie, le quali furono anche obbligate a contributi per il Bono de Desarrollo Humano, istituito per le pensioni di cittadini a basso reddito, che oggi riguardano circa due milioni di ecuadoriani. Ma la coperta non bastò per tutti; se Quito, considerata oggi la metropoli più sicura del Sud America, e tutto il crinale della Sierra, con il gioiello Cuenca sugli scudi, si sono emancipate dalla povertà e possono rivendicare un certo benessere, diversa la realtà nelle comunità periferiche; città amazzoniche, come Tena, e la provincia afro-ecuadoriana di Esmeraldas, sono quelle che soffrono maggiormente povertà e carenza di servizi. Le etnie andine più remote, sia per problemi logistici, che per resistenze culturali, faticano a tenere il passo di una nazione in crescita, e rimangono tagliate fuori.
Situazione aggravata in questi giorni, dal devastante terremoto che ha colpito proprio le città costiere di Esmeraldas, Porto Viejo, Pedernales, e Guayaquil, circa 400 vittime. Il turismo, cresciuto enormemente negli ultimi anni, foraggia i centri più famosi, ma agli altri arrivano solo briciole. Per accorgersene, basta prendere una corriera locale da Cuenca, e risalire i monti, diretti a Ingapirca, uno dei maggiori tra i siti archeologici Inca. Tolti i pullman dei turisti, qualche tram scassato e pochi cellulari obsoleti, sembra di uscire dalla macchina del tempo. I Cañari vivono in media, come nell’era precolombiana; le donne tessono con gli antichi telai e i fusi a conocchia, gli stessi di quei tempi lontani. (foto) Parlano per lo più Kichwa, con spiccato accento, tipico anche di Cuenca. La tradizione orale nell’insegnamento è privilegiata, rispetto alla scuola. L’autonomia amministrativa, difesa a spada tratta. Guide e trattorie sono quelle che fanno un po’ di soldi, approcciando i visitatori in spagnolo. Si mangia in maniera frugale, anche se la comida andina è saporita: ají de carne, ají de quesillo, y ají de zambo. E’ un frutto piccante, da cui si ricavano salse e creme, arricchite di carni e formaggi. Nelle festività, cuy (porcello) y papas, con chicha de jora (birra di mais) Ingapirca.webloc
Nel bacino amazzonico, la contesa tra indios e governo, verte su Yasunì, una biodiversità di specie unica in America, ma sfortunatamente per il pueblo Huaorani, anche riserva idrocarburi per 800 milioni di barili. Mors tua, vita mea; se il welfare in Ecuador è pagato con i proventi del petrolio, gli indios ne sono le vittime collaterali. Solo la caduta del prezzo del greggio (oggi il Brent sta sui 40 dollari al barile) potrebbe invertire la tendenza, e far sì che la riduzione delle entrate petrolifere, sia rimpiazzata da un incremento del turismo in questi paradisi naturali. Allo stato attuale, l’Ecuador incassa da tale settore oltre due miliardi l’anno, ma le cifre sono in costante aumento.
Conclusioni
Questo non è uno scontro tra un bieco gringo e un popolo sottomesso, bensì tra il politico vivente del Sud-America più riformista dai tempi di Peron (insieme a Evo Morales in Bolivia) e una fiera comunità che non desiste dai propri diritti. Una “guerra” tra “buoni”, con tutte le riserve del caso. A differenza di Morales, che è indio Aymara lui stesso, in una nazione dove più della metà sono indigeni, Correa appartiene alla parte meticcia, che costituisce la maggioranza etnica in Ecuador; qui i pueblos non raggiungono il 10%. La longa manus, dietro le proteste, di Guillermo Lasso, liberista, ex presidente del Banco de Guayaquil, strenuo oppositore del premier, è contraddetta dallo stato pietoso dei servizi urbani e sociali in cui versa la sua città natale, la più popolata del Paese, Guayaquil appunto. La metropoli contrasta, in negativo, le realtà di Quito e Cuenca, modelli di sviluppo. Gli eventi in Brasile, dove le comunità indigene sono nel mirino delle multinazionali come Vale (vedi l’arresto dei capi Tupinambá a Bahia, gli sgomberi forzati a Belo Monte, e la tragedia del Rio Doce causata dal crollo della diga) dovrebbero far riflettere i leader delle tribù ecuadoriane, prima di schierarsi in maniera definitiva.
Aggiornato da redazione alle ore 18,00 del 19 aprile 2016
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Trump e Putin al telefono per un’ora e mezzo. “Via ai negoziati sull’Ucraina”. Il presidente Usa riceve un invito a Mosca, poi annuncia: “Ci vedremo in Arabia”
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L’agenzia AP messa al bando dalla Casa Bianca perché non cambia nome al Golfo del Messico
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Top 5 della 2ª di Sanremo: Giorgia, Cristicchi, Fedez, Lauro e Corsi – Michielin piange, Show Frassica, Balti splende| Pagelle di C.Rossi
Milano, 12 feb. (Adnkronos) - Il conto in Olanda dove sono stati sequestrati i soldi versati da Massimo Moratti, nell'ambito di una truffa in cui è stato usato il nome del ministro della Difesa Massimo Crosetto, risulta intestato a più persone straniere su cui ora sono in corso gli accertamenti per verificarne l'esistenza e anche per capire eventuali collegamenti con altri soggetti. E' quanto si apprende da fonti investigative.
In particolare, da quanto emerge, sul conto olandese risultano versati i 980mila euro della truffa al presidente di Saras, soldi che il gruppo avrebbe tentato di spostare altrove, ma la tempistica non ha giocato a loro favore e il 'congelamento' del denaro è arrivato prima.
In attesa degli esiti delle rogatorie, si attendono già domani, in procura a Milano si continua a lavorare anche sui numeri telefonici usati per mettere a segno i plurimi tentativi di truffa - ora usando il nome del ministro o del suo staff - nei confronti del gotha dell'imprenditoria e della finanza.
Roma, 12 feb. (Adnkronos) - Sicurezza negli stadi, contrasto alla criminalità e prevenzione dei comportamenti illeciti. Sono le tematiche al centro del tavolo presieduto dai ministri dell’Interno e per lo Sport e i giovani, Matteo Piantedosi e Andrea Abodi che hanno incontrato i presidenti di Figc Gabriele Gravina, Lega serie A, Ezio Simonelli, Lega nazionale professionisti serie B, Paolo Bedin, Lega italiana calcio professionistico, Matteo Marani, Lega nazionale dilettanti, Giancarlo Abete. Presenti anche il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni, il capo della Polizia, Vittorio Pisani e il presidente dell’Osservatorio sulle manifestazioni sportive, Mario Improta.
La riunione è stata l’occasione per proseguire il confronto già avviato su proposte e iniziative da mettere in campo congiuntamente. L’obiettivo rimane quello di tutelare le tifoserie sane e di individuare in maniera chirurgica coloro che vanno allo stadio per attuare comportamenti criminali e violenti, assicurando un ambiente più sicuro e vivibile per tutti gli appassionati. Il tavolo ha anche discusso di azioni concrete per contrastare le scommesse illegali e per arginare il fenomeno della pirateria audiovisiva, sanzionando i fruitori dei contenuti illegali. Prossimo incontro tra un mese. Così una nota congiunta dei ministri dell'Interno e per lo Sport e i giovani.
Londra, 12 feb. (Adnkronos) - Non sarà consentito l'alcol ai Mondiali del 2034 in Arabia Saudita. Lo ha dichiarato l'ambasciatore saudita nel Regno Unito, il principe Khalid bin Bandar Al Saud. I tifosi che assisteranno al torneo non potranno trovare bevande alcoliche negli hotel, nei ristoranti o negli stadi. L'Arabia Saudita è un paese differente dal Qatar, dove l'alcol era disponibile in alcuni posti durante i Mondiali del 2022, e non ci saranno eccezioni per questo torneo. "Al momento, non consentiamo l'alcol", ha detto Al Saud a LBC.
"Ci si può divertire molto senza alcol, non è necessario al 100% e se vuoi bere dopo essere andato via, sei il benvenuto, ma al momento non abbiamo alcol. Un po' come il nostro clima, è un paese secco". L'Arabia Saudita è stata confermata come paese ospitante della Coppa del Mondo a dicembre, nonostante le preoccupazioni sui diritti umani. Alla domanda se i tifosi gay di calcio sarebbero stati al sicuro nel paese, Al Saud ha aggiunto: "Daremo il benvenuto a tutti in Arabia Saudita. Non è un evento saudita, è un evento mondiale. E in larga misura, daremo il benvenuto a chiunque voglia venire".
Roma, 12 feb. (Adnkronos) - Le attiviste del Referendum Cittadinanza hanno lanciato un appello via social alle artiste e agli artisti che in questi giorni si esibiranno sul palco del Festival di Sanremo: dire Sì all’Italia che riconosce tutte le sue figlie e tutti i suoi figli direttamente dall’Ariston. La cantante Giorgia e Brunori Sas sono stati i primi a rispondere all'appello e, insieme alle attiviste di ActionAid Utibe Joseph e Kejsi Hodo, hanno cantato il celebre brano di Toto Cutugno L'Italiano.
Gli artisti, poi, hanno ricevuto in dono un ciuccio con un nastrino tricolore da portare con sé sul palco, come simbolo di tutti quei figli e figlie d'Italia che non hanno ancora il riconoscimento della cittadinanza. Il referendum cittadinanza ha ricevuto l'ok dalla Corte Costituzionale lo scorso 20 gennaio insieme agli altri 4 quesiti sul lavoro promossi dalla Cgil. Andrà al voto in primavera.
Dopo la bocciatura del quesito sull'Autonomia la sfida del quorum si fa più ardua, ed è per questo che i promotori partono proprio dal più popolare spettacolo televisivo italiano per richiamare l'attenzione del Paese sull'appuntamento referendario. Il referendum cittadinanza è stato promosso da +Europa, Possibile, Dalla Parte Giusta della Storia, ActionAid, Libera, Arci, Italiani senza Cittadinanza, Conngi, insieme a una grande rete di oltre 70 organizzazioni.
Milano, 12 feb. (Adnkronos) - La competenza territoriale si radica a Milano, da qualunque lato si inquadri la questione. Lo sostiene la Cassazione nelle motivazioni sul caso Visibilia che vede indagata, tra gli altri, la ministra del Turismo Daniela Santanchè con l'ipotesi di truffa aggravata all'Inps in relazione alla cassa integrazione nel periodo Covid. Nel provvedimento, che segue la decisione dello scorso 29 gennaio, si rigetta la richiesta della difesa di considerare singole ipotesi di truffa (e non una truffa continuata) e di radicare la competenza a Roma.
Per il collegio della seconda sezione penale presieduta da Anna Petruzzellis - chiamato a rispondere alla questione sollevata dalla giudice delle indagini preliminari di Milano Tiziana Gueli - dato che la procura meneghina ha rilevato che l'ultima erogazione dei contributi è stata pagata a un dipendente in una banca nel Milanese, "deve essere affermata la competenza territoriale del Tribunale di Milano". Nell'indagine, coordinata dai pubblici ministeri Maria Giuseppina Gravina e Luigi Luzi, risultano coinvolti 13 dipendenti delle due società indagate, Visibilia Concessionaria srl e Visibilia Editore spa, che sarebbero stati messi in cassa integrazione a zero ore senza saperlo (e quindi continuando a lavorare) causando un 'danno' di oltre 126 mila euro versati dall'Inps.
"La soluzione - si legge nella decisione della Cassazione - non cambia nel caso in cui si voglia ancorare la competenza territoriale al momento della richiesta della cassa integrazione, posto che dalla documentazione prodotta in atti risulta che la richiesta è stata inviata alla sede Inps di Milano e che sempre la sede Inps di Milano ha autorizzato la cassa integrazione". Infine, a rafforzare la competenza territoriale il fatto che "avendo le società sede a Milano, il delitto di truffa si è comunque consumato a Milano, al momento della acquisizione dell’ingiusto profitto da parte delle società, che si realizza in concomitanza con la percezione dei contributo da parte dei lavoratori". L'udienza preliminare sul caso Visibilia riprenderà come da calendario il 26 marzo prossimo.
Roma, 12 feb. (Adnkronos) - L'aula della Camera ha approvato la proposta di legge recante 'modifiche alla disciplina della Fondazione Ordine costantiniano di San Giorgio di Parma'. I voti favorevoli sono stati 140, 84 quelli contrari e 3 gli astenuti.
Roma, 12 feb. (Adnkronos) - "Ho visto Sanremo ieri sera, erano anni che non lo vedevo, ma sono rimasto sveglio fino alle 2 per vedermelo tutto. Mi è piaciuto per la qualità espressa, è una vetrina italiana vera. Come ha detto Jovanotti è un po’ come Natale, capodanno, carnevale". Filippo Ricci, direttore creativo della Stefano Ricci Spa, ha commentato così con l'Adnkronos la prima serata del 75esimo Festival di Sanremo e gli outfit del conduttore Carlo Conti creati dalla maison.
Che emozione è stata vedere Carlo Conti con i vostri abiti in apertura del 75esimo Festival della Canzone italiana?
"Siamo abituati a palcoscenici internazionali, ma è la prima volta che saliamo con rispetto sul palco dell'Ariston, tra l'altro con il conduttore e direttore, e quindi è stata una bella emozione. Ero un po' in apprensione che questo outfit gli tornasse bene addosso in una serata movimentata. E' fatto tutto al 100% in Italia, su misura per Carlo, e c'è stato dietro un lavoro di ricerca, insieme a lui, dei tessuti e della costruzione dei modelli in questi mesi, quindi è stato parte proattiva della ricerca e dello sviluppo degli outfit per queste cinque serate", ha spiegato Filippo Ricci.
Che idea avete avuto nello sviluppo degli outfit? Ne utilizzerà uno a serata?
"L'idea che abbiamo avuto, sin dall'inizio, è stata quella di fare un percorso di sartorialità. Noterete che sono tutti outfit abbastanza rigorosi, anche se la qualità dei tessuti conferisce un senso di morbidezza. L'idea era di dare un concetto di eleganza senza tempo perché Sanremo appartiene alla cultura del Paese. Poi ieri sera abbiamo giocato con il colore, il midnight blu, questo blu notte che è ben diverso dal classico nero, anche se ci saranno degli outfit scuri in seguito. Non conosco la sequenza, visto che la deciderà lui con il proprio staff ogni sera. Sono tutti pronti e a disposizione, con un nostro sarto dedicato dietro le quinte. Carlo ha più scelte, ma credo userà un outfit a serata perché da quello che ho visto ieri, nel movimento veloce tra uno spazio e l'altro credo che voglia mantenere un ritmo serrato per le tempistiche sceniche sue".
Quali emozioni ci sono state durante la prima serata del Festival?
"E' stato bello vedere Papa Francesco e ascoltare il suo messaggio, credo che sia la prima volta nella storia del Festival, quindi anche solo quella è stata un'immagine potente. Poi Jovanotti ha provocato una scarica d’energia positiva, da re dell'entertainment", ha spiegato il direttore creativo della Stefano Ricci Spa.
Carlo Conti era preoccupato di non riuscire a valorizzare la classe e la modernità degli smoking, ci è riuscito?
"Ci è riuscito assolutamente, ha un bel portamento, e gli ho detto 'sei proprio un bel modello'. E' un uomo che sa stare sul palcoscenico e vestire dei capi sartoriali. Quello di ieri non era un capo semplicissimo, è una giacca smoking in velluto blu, tra l'altro quello è un jersey di velluto, quindi più morbido, ma lo vestiva molto bene, con i tre pezzi, e sotto aveva un gilet in lana coordinato con il pantalone mohair. Abbiamo voluto fare proprio il tocco estremo di sartorialità con tutto il bordino in raso che è stato fatto su tutto il revere. L'idea era quella di rispettare un percorso abbastanza classico della sartorialità italiana e fiorentina, perché se si va a vedere la spalla, è una vecchia scuola fiorentina il modo di realizzarla in maniera morbida, quindi la giacca è molto leggera".
Queste sera la seconda serata con nuove sorprese?
"Gli abiti sono smoking oppure giacche da cocktail, quindi ci sarà un'alternanza dove Carlo ha possibilità di scelta anche tra cravatta o papillon. Ci hanno scritto in molti sui social, anche dall’estero a conferma di una vetrina internazionale come Sanremo, proprio per avere questa informazione, ed è molto divertente. La cosa interessante è che ci arrivano messaggi da tutto il mondo, perché è il Festival della canzone italiana, è italianissimo, ma lo guardano in America, lo guardano gli italo-americani, lo guardano in Sud America, lo guardano a Est, e comunque la visibilità internazionale è importante. Questo è un palcoscenico di italianità che richiama la musica italiana in generale ma non solo", ha spiegato Filippo Ricci la cui maison vende in tutto il mondo.
I nostri mercati principali?
"Noi produciamo tutto in Italia, ma in Italia vendiamo poco. Noi vendiamo a clienti in tutto il mondo, con le nostre 82 boutique e in Italia ne abbiamo due a Firenze dove è anche la sede dell'azienda, due a Milano, uno a Porto Cervo. Tra i mercati più importanti gli Stati Uniti, le capitali del continente europeo come Londra e Parigi, al Middle East, Dubai, fino alla Cina. A Carlo Conti abbiamo fornito tutto l'outfit, dalle scarpe, alle camicie, e abbiamo anche fatto diversi capi sportivi per le conferenze stampa e gli altri impegni del Festival. Dalle giacche in maglia sportive con le sneaker più casual e abbiamo lavorato insieme per fargli provare un po' di tessuti anche particolari"ha concluso Filippo Ricci. (di Emanuele Rizzi)