E’ stato appena eletto al vertice dell’Anm e già si trova al primo scontro con il presidente del Consiglio. Piercamillo Davigo, già dottor Sottile del pool Mani pulite di Milano, risponde da Di Martedì su la7 agli attacchi arrivati da Matteo Renzi, impegnato in Senato a contrastare due mozioni di sfiducia legate al caso petrolio-Guidi. “Si può sempre trovare una ragione per dire che un processo è a orologeria”, ha affermato Davigo. E ha ironizzato: “Facciano un calendario e ci dicano i giorni in cui non possiamo fare processi”. E alla consueta lamentela sulla lunga durata dei dibattimenti, risponde che i tempi della Giustizia non si possono ridurre con “un ordine. Una volta il presidente del Consiglio ha detto da oggi i processi durano un anno. Perché lo dice lui? E allora perché non 15 giorni?”.
Renzi ha anche evocato la “barbarie giuridica” di “avvisi di garanzia” che sui media diventano “condanne definitive”. Secondo Davigo, “ci sono certamente persone indagate che poi non sono risultate colpevoli”, ma ci sono anche “condannati con sentenza irrevocabile che hanno fatto per cinque anni i deputati”. In ogni caso, ha aggiunto il neopresidente del sindacato delle toghe, “non penso che un ministro indagato si debba dimettere. Ma che il suo partito debba valutare le prove e giudicare politicamente se sia il caso di tenerselo o no”.
Davigo non ha ancora incontrato il presidente del Consiglio, né ha idea se avrà un colloquio con lui. “Noi non abbiamo chiesto un incontro e comunque lui non manifesta la voglia di parlare con noi”, ha detto rispondendo ad una domanda del conduttore Giovanni Floris.