Si misero d’accordo, alterando l’esito dell’asta per l’assegnazione dei diritti tv della Serie A. E per questo pagheranno 66 milioni di euro. Lo ha deciso l’Antitrust al termine del procedimento avviato lo scorso 13 maggio. La sanzione più pesante è per Rti-Mediaset Premium: dovrà sborsare 51.4 milioni di euro che dovrebbero essere pagati dal gruppo della famiglia Berlusconi poiché l’istruttoria era già aperta prima della vendita di Premium a Vivendi. Nove, invece, sono in capo all’advisor Infront Italy, Sky ne pagherà 4 e la Lega Calcio 1.9. Secondo l’Autorità garante per la concorrenza e per il mercato, nel giugno 2014, venne violato l’articolo 101 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, poiché i protagonisti – seppur con un rapporto di forza diverso – si accordarono per sostituire “con una soluzione concordata l’esito dell’assegnazione dei pacchetti A, B e D che discendeva dal confronto delle offerte presentate dai broadcaster il 5 giugno di quello stesso anno”.
Quando nella sede della Lega vennero aperte le buste il quadro era questo: le migliori offerte per i pacchetti A e B, che comprendono le partite delle otto migliori squadre tranne la Roma, sia sul digitale che sul satellite, erano di Sky. Una contromossa di Rupert Murdoch che pochi mesi prima aveva perso i diritti della Champions League, passati al Biscione per 700 milioni di euro. A Mediaset – ora sanzionata per la prima volta da un’autorità indipendente – sarebbe rimasta l’esclusiva delle 12 squadre minori (pacchetto D). L’assegnazione però andò diversamente. In prima battuta l’assemblea della Confindustria del pallone decise di non decidere e affidò una relazione al luminare Giorgio De Nova, già legale di Fininvest durante il Lodo Mondadori, per dirimere la questione. È possibile assegnare su entrambe le piattaforme i diritti a Sky? Secondo quanto deciso no, ma Sky aveva ribadito con forza in quelle ore “la liceità dell’assegnazione dei pacchetti relativi a satellitare e digitale a un solo soggetto e l’impossibilità di presentare un’offerta condizionata a un’altra” come aveva fatto Mediaset vincolando la validità dell’offerta monstre per il pacchetto D (306 milioni di euero) all’assegnazione anche del pacchetto B. Fatto sta che alla fine l’accordo venne trovato e la Lega incassò 945 milioni invece di 1,1 miliardi che avrebbe potuto prendere se tutto fosse stato assegnato a Sky.
La decisione fu voluta da tre attori – Lega, Infront e Mediaset – e subita da Sky, che si piegò al loro volere. Questa la ricostruzione dell’Antitrust: “La Lega Calcio, su suggerimento e con l’ausilio di Infront”, il potente advisor il cui numero uno in Italia è Marco Bogarelli, uomo vicino ad Adriano Galliani, invece di aggiudicare i diritti sulla base di quanto risultato all’apertura delle buste “ha promosso una soluzione negoziale che, in contrasto con le regole del bando, ha recepito l’assegnazione concordata con i due principali concorrenti”. Mediaset e Sky, a giudizio dell’Antitrust, hanno però avuto un peso differente nell’accordo. E da qui discende la pesante differenza nelle due sanzioni. Il Biscione, infatti, “ha condiviso la soluzione concordata per l’assegnazione dei diritti fin dall’apertura delle buste, in ragione delle offerte da essa presentate”. Sky, invece, “benché abbia aderito in ultimo al disegno di spartizione, ha assunto all’inizio un atteggiamento nettamente contrario alle iniziative delle parti ed è stata ‘indotta’ all’intesa anche dal loro comportamento, per mantenere poi un ‘atteggiamento collaborativo’ nei confronti dell’Agcm”. In quei giorni, infatti, il network di Murdoch alzò la voce e con una lettera diffidò la Lega Calcio dall’assumere comportamenti scorretti, minacciando azioni legali. Poi però l’accordo venne trovato e i diritti vennero spartiti senza scontentare nessuno, anche grazie a una sub-licenza che permetteva lo scambio del pacchetto D.
Gravi le conseguenze, secondo l’Autorità. Sia nell’immediato, poiché “tutto ciò ha prodotto l’effetto di garantire la ripartizione del mercato tra i due operatori storici, assicurando l’assegnazione di diritti a uno di questi (RTI/Mediaset Premium) e precludendo l’ingresso di nuovi operatori (Eurosport in relazione al pacchetto D, nda)”, sia in futuro perché “l’alterazione della gara è tale da incidere negativamente sulla credibilità delle future gare e, quindi, sulle aspettative di ingresso di nuovi player, scoraggiando qualsiasi concorrenza sul merito”. Inoltre, l’intesa accertata dall’Antitrust – giudicata “restrittiva per oggetto” e quindi “particolarmente grave” – ha influito “sulla ripartizione di risorse strategiche per il mercato della pay tv e per quello della raccolta pubblicitaria”. E sulla vicenda pende sempre l’inchiesta penale della Procura di Milano, secondo cui venne favorita Mediaset. Una conclusione alla quale è giunta, di fatto, anche l’Antitrust.
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Diritti tv, multa record dell’Antitrust: 51 milioni a Mediaset Premium, altri 15 tra Sky, Lega Calcio e Infront
Secondo l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, l’intesa tra concorrenti si è realizzata sostituendo con una soluzione concordata l’esito dell’assegnazione dei pacchetti A, B e D che discendeva dal confronto delle offerte presentate dai broadcaster il 5 giugno di quello stesso anno
Si misero d’accordo, alterando l’esito dell’asta per l’assegnazione dei diritti tv della Serie A. E per questo pagheranno 66 milioni di euro. Lo ha deciso l’Antitrust al termine del procedimento avviato lo scorso 13 maggio. La sanzione più pesante è per Rti-Mediaset Premium: dovrà sborsare 51.4 milioni di euro che dovrebbero essere pagati dal gruppo della famiglia Berlusconi poiché l’istruttoria era già aperta prima della vendita di Premium a Vivendi. Nove, invece, sono in capo all’advisor Infront Italy, Sky ne pagherà 4 e la Lega Calcio 1.9. Secondo l’Autorità garante per la concorrenza e per il mercato, nel giugno 2014, venne violato l’articolo 101 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, poiché i protagonisti – seppur con un rapporto di forza diverso – si accordarono per sostituire “con una soluzione concordata l’esito dell’assegnazione dei pacchetti A, B e D che discendeva dal confronto delle offerte presentate dai broadcaster il 5 giugno di quello stesso anno”.
Quando nella sede della Lega vennero aperte le buste il quadro era questo: le migliori offerte per i pacchetti A e B, che comprendono le partite delle otto migliori squadre tranne la Roma, sia sul digitale che sul satellite, erano di Sky. Una contromossa di Rupert Murdoch che pochi mesi prima aveva perso i diritti della Champions League, passati al Biscione per 700 milioni di euro. A Mediaset – ora sanzionata per la prima volta da un’autorità indipendente – sarebbe rimasta l’esclusiva delle 12 squadre minori (pacchetto D). L’assegnazione però andò diversamente. In prima battuta l’assemblea della Confindustria del pallone decise di non decidere e affidò una relazione al luminare Giorgio De Nova, già legale di Fininvest durante il Lodo Mondadori, per dirimere la questione. È possibile assegnare su entrambe le piattaforme i diritti a Sky? Secondo quanto deciso no, ma Sky aveva ribadito con forza in quelle ore “la liceità dell’assegnazione dei pacchetti relativi a satellitare e digitale a un solo soggetto e l’impossibilità di presentare un’offerta condizionata a un’altra” come aveva fatto Mediaset vincolando la validità dell’offerta monstre per il pacchetto D (306 milioni di euero) all’assegnazione anche del pacchetto B. Fatto sta che alla fine l’accordo venne trovato e la Lega incassò 945 milioni invece di 1,1 miliardi che avrebbe potuto prendere se tutto fosse stato assegnato a Sky.
La decisione fu voluta da tre attori – Lega, Infront e Mediaset – e subita da Sky, che si piegò al loro volere. Questa la ricostruzione dell’Antitrust: “La Lega Calcio, su suggerimento e con l’ausilio di Infront”, il potente advisor il cui numero uno in Italia è Marco Bogarelli, uomo vicino ad Adriano Galliani, invece di aggiudicare i diritti sulla base di quanto risultato all’apertura delle buste “ha promosso una soluzione negoziale che, in contrasto con le regole del bando, ha recepito l’assegnazione concordata con i due principali concorrenti”. Mediaset e Sky, a giudizio dell’Antitrust, hanno però avuto un peso differente nell’accordo. E da qui discende la pesante differenza nelle due sanzioni. Il Biscione, infatti, “ha condiviso la soluzione concordata per l’assegnazione dei diritti fin dall’apertura delle buste, in ragione delle offerte da essa presentate”. Sky, invece, “benché abbia aderito in ultimo al disegno di spartizione, ha assunto all’inizio un atteggiamento nettamente contrario alle iniziative delle parti ed è stata ‘indotta’ all’intesa anche dal loro comportamento, per mantenere poi un ‘atteggiamento collaborativo’ nei confronti dell’Agcm”. In quei giorni, infatti, il network di Murdoch alzò la voce e con una lettera diffidò la Lega Calcio dall’assumere comportamenti scorretti, minacciando azioni legali. Poi però l’accordo venne trovato e i diritti vennero spartiti senza scontentare nessuno, anche grazie a una sub-licenza che permetteva lo scambio del pacchetto D.
Gravi le conseguenze, secondo l’Autorità. Sia nell’immediato, poiché “tutto ciò ha prodotto l’effetto di garantire la ripartizione del mercato tra i due operatori storici, assicurando l’assegnazione di diritti a uno di questi (RTI/Mediaset Premium) e precludendo l’ingresso di nuovi operatori (Eurosport in relazione al pacchetto D, nda)”, sia in futuro perché “l’alterazione della gara è tale da incidere negativamente sulla credibilità delle future gare e, quindi, sulle aspettative di ingresso di nuovi player, scoraggiando qualsiasi concorrenza sul merito”. Inoltre, l’intesa accertata dall’Antitrust – giudicata “restrittiva per oggetto” e quindi “particolarmente grave” – ha influito “sulla ripartizione di risorse strategiche per il mercato della pay tv e per quello della raccolta pubblicitaria”. E sulla vicenda pende sempre l’inchiesta penale della Procura di Milano, secondo cui venne favorita Mediaset. Una conclusione alla quale è giunta, di fatto, anche l’Antitrust.
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(Adnkronos/Dpa) - Il cancelliere tedesco Olaf Scholz e altri alti funzionari, tra cui la ministra degli Interni Nancy Faeser e il ministro della Giustizia Volker Wissing, hanno visitato la scena dell'attentato al mercatino di Natale di Magdeburgo. Stamattina il ministro Faeser ha ordinato che tutte le bandiere su tutti gli edifici federali siano issate a mezz'asta. Una cerimonia commemorativa si terrà nella cattedrale di Magdeburgo alle 19.
Roma, 21 dic. (Adnkronos) - "La legge di Bilancio del Governo Meloni si basa su due pilastri: una ingiustizia e una bugia. Una grande ingiustizia perché in barba alla Costituzione il prezzo di questa manovra sgangherata sarà pagato dalle fasce più deboli e fragili della società: lavoratori, pensionati, redditi bassi. E una grande bugia perché proprio a quelli, ai più fragili, ai meno protetti, avevate promesso tagli alle tasse, aumento delle pensioni, incremento dei salari". Lo afferma la capogruppo del Pd alla Camera, Chiara Braga.
"Non c'è nulla, nemmeno una delle promesse elettorali annunciate dalla destra. È diventata una legge mancia, un insieme di misure sbagliate, inefficaci e inique", conclude.
Roma, 21 dic. (Adnkronos) - “La Camera ha approvato ieri la terza legge di Bilancio del Governo Meloni. Con senso di responsabilità e coerenza proseguiamo nella strada intrapresa che ha già portato a far riaccendere i motori della nostra Nazione. Sosteniamo famiglie e imprese che assumono, rendiamo strutturale il taglio del cuneo fiscale, investiamo più risorse sulla sanità, senza dimenticare la fondamentale tenuta dei conti pubblici. Continuiamo a lavorare per il bene dell’Italia e i risultati lo dimostrano. Lo spread crolla e cresce la fiducia dei cittadini. Andiamo avanti così a testa alta”. Così il vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Augusta Montaruli.
Berlino, 21 dic. (Adnkronos/Afp) - Il cancelliere tedesco Olaf Scholz è arrivato a Magdeburgo, dove ha visitato il luogo dell'attentato di ieri sera contro un affollato mercatino di Natale, in cui sono morte 4 persone. Scholz è stato raggiunto da numerosi politici nazionali e regionali, tutti vestiti di nero, che hanno deposto dei fiori fuori dalla chiesa principale.
Roma, 21 dic. (Adnkronos) - "Ha vinto la giustizia e il buonsenso. L’assoluzione piena di Matteo Salvini nel processo Open Arms, con la formula ‘il fatto non sussiste’, certifica l’infondatezza delle accuse mosse contro di lui, restituendo piena dignità e correttezza alle decisioni prese nell’esercizio delle sue funzioni istituzionali, in qualità di ministro dell’Interno, e confermando l’integrità delle azioni intraprese a tutela del Paese e della sicurezza nazionale". Lo afferma il sottosegretario all’Economia, Sandra Savino.
Roma, 21 dic. (Adnkronos) - “Nell’esame della legge di Bilancio il Governo ha accolto un ordine del giorno di Mara Carfagna con cui si impegna a valutare l'opportunità di introdurre un ‘buono scuola’ a favore delle famiglie che scelgono per i propri figli una istituzione scolastica paritaria. È un segnale importante, su una misura di assoluto buonsenso, ricordando che le scuole paritarie svolgono a tutti gli effetti un servizio pubblico e che in alcuni contesti rappresentano l’unica possibilità educativa presente sul territorio. Evitarne la chiusura è quindi interesse di tutti. Allo stesso tempo è giusto e doveroso garantire la libertà di scelta educativa, aiutando anche le famiglie che scelgono la scuola paritaria ad affrontare le rette scolastiche e le altre spese relative all’educazione dei figli. Chi grida allo scandalo fa solo demagogia”. Lo dichiara Maurizio Lupi, presidente di Noi moderati.
Tel Aviv, 21 dic. (Adnkronos) - Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato al Wall Street Journal che non firmerà un accordo per la liberazione degli ostaggi con Hamas che porrà fine alla guerra. "Non accetterò di porre fine alla guerra prima di aver rimosso Hamas", ha detto Netanyahu. "Non li lasceremo al potere a Gaza, a circa 50 chilometri da Tel Aviv. Non accadrà".