Attualità

Milo Infante, si ribellò a lista di proscrizione e fu ridimensionato. Il giudice: “Dequalificazione”

Il conduttore si era opposto al divieto di invitare i giornalisti del Fatto Quotidiano, di Libero e de Il Giornale, Riccardo Bocca dell'Espresso, ma anche Carlo Rienzi del Codacons, don Gino Rigoldi, persino Massimo Giletti e Bruno Vespa

di Domenico Naso

Pochi giorni fa, la Corte di Appello di Milano si è pronunciata in favore di Milo Infante, giornalista e volto noto Rai, accertando “la dequalificazione professionale subita dal 1° settembre 2011 al 31 marzo 2012” e condannando la Rai “ad assegnare all’appellante mansioni compatibili con la sua professionalità”, oltre al risarcimento danni. Una vittoria che peraltro non è nemmeno la prima: nel luglio 2014, infatti, un altro giudice aveva accertato che per due anni (maggio 2012-maggio 2014), Infante era stato lasciato senza incarico, pur percependo un regolare stipendio: altro risarcimento economico, altra richiesta di reintegro in mansioni equipollenti. 

Nel 2011 il giornalista conduceva L’Italia sul 2 con Lorena Bianchetti (dopo anni di conduzione al fianco di Monica Leofreddi). L’Italia sul 2 era un programma pomeridiano di infotainment, che passava dai temi della più stretta attualità politica ed economica al commento dei reality show. Il problema, però, è che l’allora vicedirettore di RaiDue Roberto Milone aveva stilato una lunga lista di giornalisti che non andavano assolutamente invitati. C’erano Marco Travaglio, Peter Gomez e tutti i giornalisti del Fatto Quotidiano, così come Alessandro Sallusti e i giornalisti de Il Giornale, Maurizio Belpietro e i giornalisti di Libero, Massimo Fini, Carlo Rienzi del Codacons, Riccardo Bocca dell’Espresso, don Gino Rigoldi, persino Massimo Giletti e Bruno Vespa.

Di ospiti, però, nello studio de L’Italia sul 2 ce n’erano sempre tanti: peccato che si trattasse spesso di esponenti di Nuovi Orizzonti, comunità religiosa nonché casa editrice del libro dello stesso Milone “Per trenta denari”. Ed è qui che Milo Infante compie “l’errore” segnalando la vicenda ai suoi superiori (nello specifico all’allora direttore di RaiDue Pasquale D’Alessandro e al direttore generale Lorenza Lei). In cambio, Infante viene demansionato e relegato in spazi strettissimi del programma dedicati a reality show e temi ultraleggeri, lasciando a Lorena Bianchetti i blocchi “di peso”, quelli che affrontavano argomenti politici ed economici.

Nel frattempo, il giornalista aveva segnalato all’allora direttore generale Gubitosi anche alcune anomalie su trasferte “allegre”, chiedendo una internal audit per esporre i fatti di cui era a conoscenza. Adesso Milo Infante ha interpellato un terzo giudice per rendere esecutive le due sentenze precedenti e probabilmente si arriverà quanto prima a un ritorno in video.

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