Hillary Clinton interrompe il filotto di successi di Bernie Sanders collezionati nell’America bianca, sui Grandi Laghi e nelle Montagne Rocciose, e torna a vincere a New York: un colpo che, da solo, conta più degli otto in serie del rivale. Che, però, non s’arrende.

Donald Trump stravince nella sua città e fa un passo forse decisivo verso la nomination: la battuta d’arresto nel Wisconsin, che poteva segnare una svolta nella campagna, appare solo un episodio. Trump potrebbe non conquistare la maggioranza dei delegati prima della convention, ma lì sarà davvero difficile negargli la nomination con una ‘manovra di palazzo’. Tanto più che sette elettori repubblicani su 10 dicono che il candidato dovrà essere quello che ha preso più voti, non un ‘asso’ uscito in extremis dalla manica del partito.

Usa 2016, lo stato di new york al voto per le primarie

Attesissime – erano almeno 40 anni che non valevano così tanto -, le primarie di New York State premiano i favoriti della vigilia; la Grande Mela sceglie i suoi figli più schietti fra i candidati alla nomination.

Fra i democratici, l’ex first lady è al 58%, Sanders al 42%. Tradotto in delegati, il risultato appare meno netto: circa 150 a 100. Hillary rimpingua il suo bottino e s’avvicina a quota 2000, ma gliene servono ancora oltre 400 per arrivare ai 2.394 che garantiscono la nomination.

La battistrada guarda con ottimismo alle prossime tappe, che le sono sulla carta favorevoli: martedì 26 si vota in Pennsylvania, Connecticut, Rhode Island, Delaware e Maryland, Stati della Costa Est, dove Hillary dovrebbe andare bene e avvicinarsi ulteriormente alla soglia.

Fra i repubblicani, Trump arriva al 60% dei suffragi, davanti al governatore dell’Ohio John Kasich al 25% e al senatore del Texas Ted Cruz, che qui non ha mai ingranato e che non va oltre il 15%. Come delegati, Trump incassa quasi la totalità di quelli in palio, una novantina su 95: è quasi a 850, ma gli sarà difficile arrivare ai 1.237 necessari, perché i delegati ancora in palio sono poco più di 700.

Che la notte di New York fosse grama per Sanders, l’aveva lasciato intuire la decisione del senatore di non attendere i risultati e di raggiungere la Pennsylvania, per iniziarvi la campagna. Dopo un’incertezza iniziale, s’è acceso l’entusiasmo dei fan di Hillary, radunati vicino a Times Square, la piazza delle feste di Manhattan.

Invece, la gioia davanti alla Trump Tower non è mai stata scalfita da dubbi. “Grazie New York, è stata una notte incredibile… Insieme, faremo l’America di nuovo grande”, è stato il messaggio del magnate dell’immobiliare ai suoi sostenitori; e poi gli altri suoi slogan su economia, Obamacare, immigrazione. Hillary replica a Trump a distanza: “Gente come Trump e Cruz spinge verso un’America divisa e francamente pericolosa. Invece di costruire muri, noi abbatteremo le barriere. Nessuno in America deve vivere con lo spettro della discriminazione e della deportazione. Bisogna aiutare le persone e aiutarci l’un l’altro, gay, musulmani, uomini e donne”. E l’ex first lady ha una nota sentimentale: “Non c’è nessun posto come casa propria. Grazie, New York”.

Per la Clinton, hanno votato Woody Allen e molti altri intellettuali ‘liberal’, oltre che neri e ispanici. Per Sanders, protagonista di bagni di folla memorabili a Manhattan e a Brooklyn, soprattutto i giovani, le donne, la classe media. L’effetto Vaticano, invece, non c’è stato, o almeno non è stato evidente: l’incontro con Papa Francesco, sabato mattina, non ha dato una spinta.

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