Google viola le regole antitrust dell’Unione europea perché abusa della sua posizione dominante nell’imporre restrizioni ai costruttori di apparecchi con sistema Android e agli operatori di rete mobile. Come? Chiedendo loro di pre-installare obbligatoriamente sue app come, ad esempio, Google search. La Commissione europea attacca il colosso di Mountain View che, però, si difende. Precisa che gli accordi “con i partner sono interamente su base volontaria” e che il sistema operativo “ha contribuito allo sviluppo di un ecosistema rilevante – e, ancora più importante, sostenibile – basato su un software open source e sull’innovazione aperta”. In più, da Google si dicono “felici di lavorare con la Commissione Europea per dimostrare che Android è un bene per la concorrenza ed è un bene per i consumatori“.
Google sta già affrontando le accuse comunitarie in materia di promozione del suo servizio di shopping nelle ricerche su internet a scapito dei servizi rivali, in una vicenda che si trascina dalla fine del 2010, nonostante tre tentativi di accordo. La posta in gioco per Google nel caso di Android è però molto più alta. Google ha infatti incassato 11 miliardi di dollari l’anno scorso dalla sola raccolta pubblicitaria sui telefoni Android attraverso le sue applicazioni come Maps, ricerca e Gmail, secondo le stime dell’analista finanziario Richard Windsor. “La competizione nell’internet mobile è sempre più importante per i consumatori e le imprese in Europa”, ha dichiarato il commissario europeo alla concorrenza Margrethe Vestager. “Siamo convinti che il comportamento di Google neghi ai consumatori una scelta più ampia di applicazioni e servizi di telefonia mobile da parte di altri operatori” ha aggiunto. Secondo la Commissione europea circa l’80 per cento dei dispositivi mobili intelligenti in Europa hanno Android come sistema operativo. Google ha ora 12 settimane per rispondere alle accuse.
I punti della Commissione europea – Secondo l’opinione preliminare della Commissione, Google ha implementato una strategia riguardante gli apparecchi mobili per preservare e rafforzare la propria posizione dominante nelle ricerche generali su Internet. In primo luogo, queste pratiche comportano che Google Search, il motore di ricerca della compagnia di Mountain View, è preinstallato e impostato come il motore di ricerca di base, o addirittura come quello esclusivo, nella maggior parte degli apparecchi venduti in Europa che utilizzano il sistema operativo Android. In secondo luogo, la Commissione ritiene che queste pratiche precludano ai motori di ricerca rivali la possibilità di accedere al mercato, attraverso browser mobili e sistemi operativi concorrenti. In aggiunta, all’apparenza danneggiano i consumatori riducendo la concorrenza e limitando l’innovazione nell’ambiente mobile. Le preoccupazioni della Commissione sono contenute in una contestazione degli addebiti indirizzata a Google e alla controllante, Alphabet. Una contestazione degli addebiti non pregiudica il risultato dell’indagine.
La difesa di Google: “Android è un bene per la concorrenza ed è un bene per i consumatori” – Sul blog europeo di Google Kent Walker, Senior Vice President and General Counsel del motore di ricerca, difende però la società e il sistema operativo Android, che ritiene “un modello di innovazione aperta”, “un bene per la concorrenza ed è un bene per i consumatori“. Pur specificando di prendere “seriamente” le “preoccupazioni” espresse dalla Ue, Walker ritiene però che “il nostro modello di business permetta ai produttori di mantenere costi bassi e una elevata flessibilità, consentendo ai consumatori di avere un controllo senza precedenti sui propri dispositivi mobili”.
Da quando Android è stato rilasciato “è diventato un motore di innovazione per i software e gli hardware mobili. Ha consentito a centinaia di produttori di costruire eccellenti telefoni, tablet e altri dispositivi ancora. Ha permesso a sviluppatori di ogni dimensione – dice ancora Walker – di raggiungere facilmente un vasto pubblico. Il risultato? Gli utenti possono beneficiare di una scelta straordinaria di app e di dispositivi a prezzi sempre più bassi”. Gli accordi coi partner, inoltre, “sono interamente su base volontaria” e “chiunque può usare Android senza Google“.
Nonostante il sistema operativo sia gratuito, sono comunque necessarie “risorse per il suo sviluppo, per migliorarlo, per mantenerlo sicuro e anche per difenderlo da battaglie sui brevetti“. Costi che sono compensati dai “ricavi che generiamo con le nostre app e i servizi Google che distribuiamo attraverso Android“, sottolinea Walker. La popolarità di app come Spotify, WhatsApp, Angry Birds, Instagram, Snapchat e molte altre “dimostra come sia facile per i consumatori usare nuove app che apprezzano. Oltre 50 miliardi di app sono state scaricate su Android“.