La sentenza del Tribunale di Salerno sulle presunte manovre per togliere all'allora pm di Catanzaro le inchieste su politica e affari. Tra gli imputati accusati di corruzione in atti giudiziari l'ex procuratore della città calabrese Dolcino Favi, i politici Pittelli e Galati, l'imprenditore Saladino
Centoquattro udienze, 67 solo per ascoltare la parte lesa Luigi de Magistris, e tre ore di camera di consiglio hanno stabilito che il complotto di Catanzaro non ci fu. La prima sezione Penale del Tribunale di Salerno, presidente Gaetano De Luca, ha assolto l’ex procuratore aggiunto di Catanzaro Salvatore Murone, l’ex parlamentare Pdl Giancarlo Pittelli, l’ex sottosegretario alle Attività Produttive Giuseppe Galati e l’imprenditore lamentino Antonio Saladino, ex leader della Compagnia delle Opere in Calabria, principale indagato di “Why not”. Erano imputati di concorso in corruzione in atti giudiziari con l’accusa di aver agito per danneggiare le inchieste di de Magistris quando questi era pm a Catanzaro. Assolti anche l’avvocato Pierpaolo Greco – il figlio della signora Maria Grazia Muzzi, moglie dell’ex procuratore capo di Catanzaro Mariano Lombardi – e l’ex procuratore generale facente funzioni Dolcino Favi. In questo processo erano imputati anche Lombardi e la Muzzi, deceduti nel corso del dibattimento.
Il processo ha affrontato la vicenda del presunto complotto che nel 2007 culminò nella sottrazione all’allora pm di Catanzaro Luigi de Magistris delle inchieste “Why Not” e “Poseidone”. Ne furono attori, secondo l’accusa, magistrati, imprenditori e politici legati da saldi rapporti di amicizia e di cointeressenze economiche, e accomunati dall’intento di fermare il lavoro dello scomodo pm napoletano in servizio in Calabria.
L’inchiesta è stata condotta dai sostituti procuratori di Salerno Rocco Alfano, Maria Chiara Minerva e Antonio Cantarella. I tre sono subentrati ai colleghi Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani, che furono puniti dal Csm con il trasferimento di sede e di funzioni proprio mentre conducevano questa indagine. Il provvedimento disciplinare lì colpì dopo che avevano sequestrato atti alla Procura di Catanzaro, che reagì con un controsequestro e l’apertura di una propria inchiesta a loro carico. Secondo l’accusa le persone rinviate a giudizio a Salerno misero in atto una serie di attività per bloccare l’operato del pm de Magistris. Con particolare attenzione sull’inchiesta nota come “Poseidone”, su presunti illeciti nella gestione del settore della depurazione in Calabria, e quella nota come “Why not”, su un presunto comitato politico affaristico istituzionale che avrebbe gestito illecitamente buona parte dei fondi pubblici destinati alla regione.
Nella requisitoria di marzo i pm avevano chiesto 3 anni di reclusione per Murone e Pittelli, e 2 anni e 6 mesi per Galati e per Saladino, sollecitando invece l’assoluzione per Greco e Favi.