ZONA D’OMBRA (Concussion) di Peter Landesman (Usa, 2015) con Will Smith, Alec Baldwin, Albert Brooks. Durata: 123’ Voto 4/5
“Dio non ci ha creati per giocare a football”. Ebbe un bel da scervellarsi il neuropatologo nigeriano Bennet Omalu, non ancora cittadino Usa, che nel 2002 aprendo e ricucendo il centrale dei Pittsburgh Steelers, Mike Webster, cercò di capire come il giocatore fosse morto impazzendo a nemmeno 50 anni. La sua diagnosi dopo dispendiosi esami per la sanità pubblica fu CTE (Encefalopatia Traumatica Cronica) prodotta dalle oltre 70mila testate in campo e in allenamento. Apriti cielo. The show must go on.
Il football non si tocca, Nemmeno di fronte ad una sfilza di giocatori morti con gli stessi sintomi poco più che 40enni. Zona d’ombra è la storia vera di un medico che con l’ingenuità di Forrest Gump ha perseguito il suo cammino per la verità. Attaccato più volte dalla NFL, si è rialzato e ha scosso certezze economiche, sportive, e culturali, del grande paese corrotto. Regia pulita, priva di fronzoli, inquadrature ricercate di una Pittsburgh livida e grigia con primi piani intrusivi di gente parecchio corrucciata. Il racconto monta lentamente e sbatte di continuo tra i bordi della deontologia professionale medica e della moralità pubblica. Alla fine domina comunque, limpido e cristallino, il dramma del singolo sovrastato dalla croce cristiana e dalle storture del sistema. Monumentale e mimetica prova di Will Smith ai livelli di Alì, con tempie imbiancate alla Obama. Film politico fino al midollo che ricorda, per come prende di petto la questione etica, più Il venditore di medicine che The Insider. (DT)