E' quanto emerge da un'indagine di Skuola.net, secondo cui un ragazzo su cinque (cioè il 20%) ha ammesso di aver scelto la meta condizionato dai fatti di attualità. Solo l'1% ha optato per la capitale francese e il 59% preferisce spostarsi in autobus
Prima l’attentato di Parigi, poi quello di Bruxelles. Eventi tragici che non hanno fermato le partenze per le tradizionali gite scolastiche, ma hanno cambiato le abitudini delle scuole italiane. Quindi, al posto delle capitali francesi e belga – e più in generale di quelle europee – tante classi hanno scelto una meta in Italia. E se il ministero dell’educazione francese fino a qualche giorno fa aveva chiesto ai presidi di annullare tutte le gite a Bruxelles, in Italia, nonostante il ministro Stefania Giannini non abbia mai messo nero su bianco disposizioni di questo genere, le scuole hanno deciso di non rischiare.
Non ci sono dati precisi da parte di Miur, Osservatorio del Touring Club sul turismo scolastico e associazioni, ma secondo un’indagine svolta su 6.200 studenti dal portale Skuola.net un ragazzo su cinque (cioè il 20%) ha ammesso di aver scelto la meta condizionato dai fatti di attualità. Chi è in viaggio in questi giorni, è già tornato o sta per partire con i professori lo ha fatto pensando agli attentati: ecco perché il 70% ha preferito l’Italia. Degli intervistati solo l’1% ha optato per Parigi. A influenzare le decisioni degli istituti è anche il mezzo di trasporto: il 59% degli studenti opta per l’autobus. In questo caso, oltre al timore di attentanti in aeroporto, gioca anche il fattore “incidente” dopo il disastro che ha visto protagonista la Germanwings.
La paura dell’Isis ha influito sulla decisione di non partire solo nell’8% dei casi, con una percentuale del 4% di ragazzi terrorizzati e l’altra metà dettata dal timore della scuola. Negli ultimi mesi si sono registrati diversi casi in cui le istituzioni scolastiche hanno cambiato programma dopo l’attentato all’aeroporto di Bruxelles: a Udine, al liceo “Percoto” i ragazzi hanno rinunciato alla visita al parlamento Europeo. Alla scuola media “Bacci” di Sant’Elpidio a Mare anche la Sicilia orientale è stata considerata meta pericolosa: la gita delle classi terze prevista a Catania è stata sospesa perché considerata “troppo” vicina alla Libia. Al tecnico “Belluzzi” di Bologna il consiglio d’istituto ha deciso di non fare gite nelle capitali europee preferendo la settimana bianca al Corno alle Scale dove i rischi di attentati dovrebbero essere pari allo zero. Sempre nel capoluogo emiliano, al liceo “Laura Bassi” – così come al “Minghetti” e al “Valerani” – hanno deciso di optare per le mete italiane.
La linea in tutta Italia è la stessa. Giorgo Rembado, presidente dell’Associazione nazionale presidi sta seguendo la questione cercando di dare un supporto ai colleghi: “Capisco le preoccupazioni del ministero francese di fronte ad una situazione che non è preventivabile. In questa fase ai rischi normali se ne aggiungono altri. Serve una particolare allerta da parte dei dirigenti. E’ meglio evitare gite a Parigi e a Bruxelles ma nessuno di noi, a parte i servizi segreti, sa con esattezza quelli che sono gli obiettivi sensibili. E’ inopportuno sottrarsi ad una riflessione sulle mete da fare in questo momento: meglio gite di un giorno piuttosto che viaggi che comportano l’uso di aerei e treni così come è opportuno evitare le città metropolitane che siano italiane o straniere”.
Diverso il parere del direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale delle Marche, Anna Paola Sabatini che in un articolo scritto per l’agenzia “Dire” ha buttato acqua sul fuoco: “Se dovessimo entrare in questo vortice permetteremmo ai signori del terrorismo di raggiungere i loro obiettivi principali: controllare le nostre vite, impoverirci culturalmente, azzerare le nostre libertà. La risposta di fronte al panorama attuale, dunque, non può essere l’immobilismo, la chiusura o la paura ma solo la “prudenza” e il dialogo. La via concreta – conclude – è quella di scegliere destinazioni magari non troppo affollate, e quindi più facilmente controllabili”.