Palazzi & Potere

Ruby ter, le telefonate di Berlusconi che per i pm provano la corruzione. Ma il Senato non vuole concedergliele

Il relatore della Giunta delle autorizzazioni Buemi ha proposto lo stop per tutte le 11 conversazioni con alcune olgettine richieste dal gip: “Un castello costruito con il solo obiettivo in intercettare l’ex premier”. Pd e M5S hanno annunciato voto contrario. Ma per i pm non ci sono incertezze: “Le conversazioni con Barbara Guerra e Iris Berardi provano senza dubbio alcuno trattative in corso con le due donne, testimoni importanti in altro processo”. Nel quale l’ex Cavaliere premeva sulle due ragazze per il ritiro della costituzione di parte civile: “E, io non c’ho… però se non… se non c’è quella cosa lì, io non posso fare nulla eh?”

Per il relatore Enrico Buemi non ci sono dubbi: dalle carte giudiziarie emergerebbe “l’idea che sia stato messo in piedi un vero e proprio castello con l’unico obiettivo di intercettare Berlusconi”. Per questo il senatore del gruppo Autonomie-Psi-Maie ha proposto alla giunta delle autorizzazioni del Senato di negare l’autorizzazione all’utilizzo di 11 intercettazioni (registrate tra l’aprile e l’agosto 2012) richiesta dai magistrati di Milano nel procedimento Ruby-ter che vede l’ex premier indagato per corruzione in atti giudiziari. Eppure, a leggere le carte trasmesse all’organismo di Palazzo Madama dal giudice per le indagini preliminari (gip) Stefania Donadeo, i pm Pietro Forno (aggiunto), Tiziana Siciliano e Luca Gaglio sembrano certi del contrario. Perché mettono nero su bianco e senza tentennamenti, “dall’ascolto delle conversazioni telefoniche”, tra le quali quelle delle ‘olgettine’ Barbara Guerra e Iris Berardi, “emergeva senza dubbio alcuno che vi fossero trattative in corso affinché Berlusconi elargisse alle due donne somme di denaro e/o donasse loro degli immobili, in espressa correlazione con il processo ormai in corso (il Ruby-bis, ndr), in cui le stesse erano state individuate come testimoni di rilevante importanza”. Poche ma significative telefonate, almeno secondo i pm, se si considera che “su un totale di circa 390 tentativi, da parte delle due donne, di mettersi in contatto con Berlusconi, la voce di quest’ultimo viene intercettata meno di trenta volte”. Undici delle quali, nonostante l’ex premier evitasse “il più possibile di interloquire direttamente” con loro “per il forte sospetto di essere intercettato”,  “rilevanti per la corretta comprensione dei fatti oggetto di indagine” da parte dei magistrati. “Rilevanti”, appunto, senza alcuna invasione gratuita della privacy, cavallo di battaglia di chi chiede che il Parlamente approvi con urgenza la legge bavaglio.

MATTA DA LEGARE Quel che è certo è che la vicenda sta creando non pochi problemi in seno alla Giunta delle autorizzazioni del Senato. Che il 30 marzo scorso aveva respinto la proposta di mediazione avanzata dal Partito democratico e fatta propria dal presidente Dario Stefàno di concedere l’autorizzazione solo per 3 delle 11 telefonate registrate. Proposta bocciata con 9 voti contrari, 7 a favore e 4 astenuti. Un epilogo che aveva obbligato, a norma di regolamento, lo stesso Stefàno a nominare un nuovo ruolo di relatore, cioè lo stesso Buemi. Sulle cui conclusioni, però, Pd e M5S si sono già dichiarati contrari. Ma perché, secondo i pm, le intercettazioni in questione sarebbero così importanti ai fini del procedimento? Le ragioni sono spiegate nel dettaglio nella richiesta trasmessa al Senato dal gip di Milano che ilfattoquotidiano.it ha potuto visionare. In una telefonata del 12 aprile 2012, “Barbara Guerra – scrivono i magistrati – dopo un’iniziale, reiterata insistenza nel richiedere danaro confermava a Berlusconi che avrebbe messo ‘i suoi buoni uffici’ per convincere la ‘matta’ ad abbandonare la strada scelta su consiglio del suo avvocato , ossia quella di testimoniare nel processo (il Ruby-bis, ndr) allora in corso”.

Berlusconi: “Hai notizie della… della matta (Iris Berardi, ndr)?”.

Guerra: “Eh, l’ho sentita ieri, poi quando si fa sentire la sera e adesso rivedo di vederla stasera a cena infatti, così magari ci parlo un attimo”.

E nel seguito della conversazione:

Berlusconi: “Eh, vedila e cerca di convincerla, perché non è… e poi dopodiché cosa… cosa pensa di poter avere dai Pm o dagli avvocati?”.

RELAZIONE PERICOLOSA Secondo la Procura, gli atti processuali “attestano inequivocabilmente che tali pressioni, con tutta evidenza, hanno sortito effetto”. Infatti, “Iris Berardi si sottrarrà volontariamente ai suoi obblighi di testimone, nascondendosi in modo da non ricevere la notifica di convocazione all’udienza”. Come risulterebbe dal “diario manoscritto dalla giovane donna”, dal quale “si evince ancor più quanto Berlusconi potesse temere la deposizione testimoniale della stessa atteso che vi si fa esplicito riferimento ad una relazione di tipo prostitutivo tra i due quando la Berardi era ancora minorenne”. Preoccupazione, quella dell’ex premier, che trova ulteriore conferma, secondo i pm, nella telefonata del 16 aprile 2012.

Berlusconi: “Hai avuto notizie di Iris?”.

Guerra: “Non l’ho vista se vuoi vado a parlarci”.

Berlusconi: “E prova a vedere va, perché mi… mi arrivano notizie strane”.

Guerra: “Eh, io non l’ho più vista infatti”.

TUTTE A RAPPORTO La telefonata del 9 luglio 2012, invece, “in cui Barbara Guerra, di ritorno da un lungo weekend in Sardegna (evidentemente nella casa di Berlusconi), reiterava la richiesta di acquisto di una casa a suo favore, evidentemente pagata da Berlusconi”, scrivono i magistrati, conferma come l’ex premier fosse “fortemente deciso ad adempiere alle promesse economiche soltanto dopo che avrà ottenuto assicurazione dalle stesse in ordine alla loro testimonianza”. Così, mentre “la Guerra insisteva perché il Berlusconi le facesse avere quanto meno il denaro necessario per addivenire al contratto preliminare”, l’ex Cavaliere “tergiversava”. E quando la Guerra “ribadiva come ‘nell’altro processo’ (ossia quello a carico di Fede, Mora e Minetti) fosse ancora testimone”, Berlusconi “reagiva con evidente irritazione, chiarendo alla sua interlocutrice come il non aver ancora definito la revoca della costituzione di parte civile significasse con chiarezza, per chiunque, che vi erano stati rapporti sessuali a pagamento con lo stesso Berlusconi”.

Guerra: “Ti avevo chiesto un prestito per bloccare la casa che mi vendeva il mio amico e poi facevo il mutuo… ti ricordi? Magari anche se mi dai… mi mandi la metà io…”.

Berlusconi: “Ah bisogna che ci vediamo… sai che non sei più testimone?”.

Guerra: “In questo no, ma in quell’altro sì…”.

Berlusconi: “In quell’altro sì… lì dovete togliere via quella cosa eh?! Perché fate una bruttissima figura tu e Ruby… cioè… sembra che voi ci siate state, perché l’induzione alla prostituzione con la vostra cosa, ho parlato anche con altri avvocati, significa che ha avuto effetto e quindi che voi avete fatto sesso con me per soldi…”.

Guerra: “No, ma non era quello (voci sovrapposte, ndr)”.

Berlusconi: “Eh beh purtroppo è quello però, la lettura che ne fanno tutti è quella, l’induzione alla prostituzione ha avuto effetto…”.

CASA DOLCE CASA Già il 21 aprile 2012 Berlusconi chiamava la Guerra incalzandola “sulla revoca della costituzione di parte civile, sua e della Berardi”, ricostruiscono i pm. Secondo i quali “da tale conversazione emerge in modo palese che i benefici economici che la ragazza poteva ricavare dalla sua relazione con Silvio Berlusconi erano strettamente connessi alla sua lealtà processuale”. A fronte di “una richiesta di contribuzione economica avanzata dalla Guerra”, Berlusconi “non aveva remore, nuovamente, a negargliela finché ‘quella cosa lì’ non fosse stata fatta”. Dalla telefonata si evince inoltre che oggetto delle richieste “fosse anche la donazione di una casa, promessa” alla Guerra.

Berlusconi: “Ehm… vabè ehm… con Iris uhm… e voi siete, avete già fatto quella cosa di ritirarvi dalla posizione o no?”.

Guerra: “E ti ho detto che ho un appuntamento martedì”.

Berlusconi: “Con chi?”.

Guerra: “Con l’avvocato”.

Berlusconi: “Quale?”.

Guerra: “Con quello che ci stava seguendo”.

Berlusconi: “Ehm… solo che non è meglio che ci vediamo dopo che ti… avete fatto con l’avvocato?”.

Guerra: “No, devo venire giù per forza io”.

Berlusconi: “E, io non c’ho… però se non… se non c’è quella cosa lì, io non posso fare nulla eh?”.

SOTTO CONTRATTO Le richieste delle ragazze si fanno sempre più insistenti. “Appare opportuno puntualizzare – spiegano del resto i pubblici ministeri – che la Guerra e la Sorcinelli (Alessandra, ndr) sono state destinatarie a titolo di comodato gratuito – definito come “ultraventennale” –, di due ville del valore di circa un milione di euro l’una”. Ville acquistate da Berlusconi “perché quest’ultimo ne facesse oggetto di regalia alle due ragazze”, scrivono i pm. Il 1° agosto 2012, Guerra chiama ancora l’ex premier. “Oggetto della telefonata era, come sempre, una pressante richiesta di denaro che la Guerra avanzava a favore suo e della Sorcinelli per potersi consentire una ‘meritata’ vacanza di un mese/un mese e mezzo: richiesta accolta dal Berlusconi che invitava la Guerra a ‘recarsi da Spinelli’ (il contabile dell’ex Cavaliere, ndr), espressione questa che indicava e indica tutt’oggi – scrivono i magistrati – che verrà fornito all’interlocutore denaro contante”. Inoltre, “come emerso dai riscontri contabili effettuati sui conti correnti”, Berlusconi “conferiva alla Guerra anche ulteriori 20 mila euro”. Versati “in data 23 agosto 2012 con bonifico”. Ma sono definite “interessanti” dai pubblici ministeri anche due telefonate fatte da Berlusconi a Iris Berardi. Quella del 15 maggio 2012, nella quale l’ex premier “si informa se la giovanissima donna abbia trovato lavoro”. Ottenendo come risposta che “non era disposta a lavorare per 800 euro al mese” e che trovava l’impegno richiesto come centralinista “troppo gravoso”. Berlusconi “si impegnava a trovarle qualcosa di più appetibile, riferendosi anche ad un contratto che la stessa aveva con Mediaset”. Contratto che, sostengono i pm, “nel corso delle indagini si è appurato essere stato del tutto fittizio, atteso che al pagamento degli stipendi non è corrisposta alcuna attività lavorativa”.

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