“Istruzione e formazione sono le armi più potenti per cambiare il mondo” è l’affermazione di Nelson Mandela in cui più mi riconosco. Incontrato molti anni fa, è lo slogan che meglio identifica la ‘Social Change School’ ed ha accompagnato il nostro programma di lavoro dal 1997. Ma attenzione: quando l’arma della formazione la diamo alle ragazze, è ancora più potente. Nel settore lo sappiamo da anni, Malala ha contribuito ad imporre il tema all’opinione pubblica mondiale, gli esperti delle Nazioni Unite lo documentano.
In relazione allo studio “Voice and Agency: Empowering women and girls for shared prosperity”, la Banca Mondiale ha stanziato un finanziamento di 2,5 miliardi di dollari da investire nel potenziamento dell’istruzione femminile nei paesi più poveri, tra cui la Nigeria vittima dei terroristi integralisti di Boko Haram. L’iniziativa è supportata da Michelle Obama con la sua campagna “Let Girls Learn” ed ha come obiettivo per i prossimi 5 anni quello di consentire l’accesso agli studi a 62 milioni di bambine fra i 12 e i 15 anni a cui oggi viene negato il diritto all’istruzione. Attraverso questo potenziamento si mira a massimizzare lo sviluppo economico ed il cambiamento sociale, una linea di azione rafforzata dai dati dell’ultimo report dell’ONU sugli Obiettivi del Millennio a proposito dello sviluppo economico documentato negli ultimi anni nei paesi asiatici e messo in relazione proprio al numero crescente di ragazze istruite.
Secondo i dati della Banca Mondiale inoltre, per ogni anno passato a studiare, le prospettive di stipendio delle ragazze aumentano inoltre del 18%. Silvia Fontana è Global Peace Index Ambassador (alla cui diffusione collaboriamo) ECHO-Coordinator in conflict zones, una vita ‘sul campo’ ed ora atterrata a Milano a COOPI (una delle maggiori e più storiche Ong italiane e nostro partner formativo), con tante storie da raccontare. Oggi ci racconta quella di Julienne Lusenge.
“A Bunia, nell’Est della Repubblica Democratica del Congo, ho conosciuto Julienne. Cercare di descriverla è impresa ardua, forse la potrei definire una guerriera, una instancabile attivista che ha recentemente vinto il 2016 Ginetta Sagan Award in riconoscimento del suo lavoro per le donne e le ragazze della Rdc. Grazie alla sua Ong, organizzazioni locali di donne possono ricominciare a sperare attraverso programmi educativi mirati all’alfabetizzazione, apprendere un mestiere, gestire un’attività generatrice di reddito, in ultima analisi, a ricoprire un ruolo all’interno delle loro comunità.
Julienne Lusenge, che è Direttrice del Fondo per le Donne Congolesi e Presidente di SOFEPADI, Ngo che promuove la pace nell’est del Congo, i diritti umani delle donne e supporta le vittime di violenza sessuale e di genere- traduce ogni giorno in pratica le parole di Michelle Obama e la campagna “Let girls learn”. Per far sì che questa campagna sia vincente a livello locale e quindi globale, il coinvolgimento di donne come Julienne diventa un imperativo nell’implementazione della campagna a livello locale. Un giorno Julienne mi disse che il cambiamento è difficile nella Rdc ma che lei continuerà senza sosta per raggiungere più ragazze e donne possibili. “Silvia”, mi disse, “se lasciamo andare questa missione, niente cambierà”. Io sono con lei da quel giorno.
Si ringraziano per la collaborazione Chiara Alati e Elena Quaglia Faccio di ASVI Social Change, Stefano Oltolini di COOPI e Direttore del Master PMC-Project Management della Cooperazione Internazionale.