La Corte Costituzionale, con l'ordinanza 91 del 22 aprile redatta dal giudice Giuliano Amato, ha ritenuto ammissibile il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato proposto dal Tribunale ordinario di Roma nei confronti di Montecitorio. 175 lavoratori hanno fatto ricorso per protestare contro la riduzione delle indennità
La Corte Costituzionale dovrà stabilire se è corretta o meno la decisione della Camera di tagliare lo stipendio ai suoi dipendenti. I giudici costituzionali hanno infatti dichiarato ammissibile il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato proposto dal Tribunale ordinario di Roma, sezione seconda lavoro, nei confronti di Montecitorio. L’ordinanza è stata depositata il 22 aprile e redatta dal giudice Giuliano Amato. La Consulta dovrà quindi esprimersi sulla “autodichia” della Camera, ossia il potere, riconosciuto a entrambi i rami del Parlamento, di decidere autonomamente riguardo ai rapporti di lavoro dei propri dipendenti.
Al tribunale si è rivolto un gruppo di 175 dipendenti di Montecitorio, chiedendo di accertare se sia lecito o meno il comportamento dell’amministrazione che ha introdotto limiti alle progressioni di carriera, con l’annullamento delle relative disposizioni. I ricorrenti sostengono che il giudice ordinario sia competente a decidere; la Camera, invece, ha sollevato eccezione di difetto di giurisdizione, affermando che i propri organi giurisdizionali, proprio in virtù dell’autodichia, hanno competenza esclusiva in relazione alle controversie insorte con i dipendenti. Ne è sorto un conflitto d’attribuzione. La Consulta ha ritenuto il quesito ammissibile e prossimamente dovrà esprimersi nel merito.