Gli addetti alle pompe funebri hanno preso il cadavere di Vera Vidali invece di quello di Nivea Vidali. Il marito a "Il Piccolo": "Non so cosa pensare, è una cosa pazzesca. Hanno preso mia moglie anziché l'altra persona"
Hanno cremato il corpo del defunto come da richiesta, ma era quello sbagliato. Tutta colpa di un’omonimia, la confusione tra due targhette sulle casse da morto, in cui coincidevano il cognome, ma non il nome. E così gli addetti alle pompe funebri, che dovevano fare il funerale a Nivea Vidali, per poi cremarla, hanno preso il corpo di Vera Vidali scambiandolo per quello di Nivea. Il problema è venuto quando il marito di Vera si è preparato a dare l’ultimo saluto alla moglie. Vera era deceduta in marzo, dopo che gli addetti al 118 le avevano diagnosticato una semplice influenza. La settantenne, a cui era stato consigliato di prendere una tachipirina, era morta durante la notte per un problema cardiaco, che non era le stato riscontrato. A Trieste, la città dove si è verificata dapprima una tragedia, poi una specie di macabra commedia degli equivoci, la vicenda ha suscitato grande clamore.
Il funerale e la cremazione della signora Nivea risalgono al 14 aprile. Due giorni fa Mario Cappelli, marito di Vera, è stato informato dell’errore. La salma della moglie era rimasta a lungo all’obitorio per consentire l’autopsia che doveva appurare la causa del decesso ed eventuali responsabilità nella diagnosi mancata. Ma la salma sembrava scomparsa. «Non so cosa pensare, è una cosa pazzesca…» ha raccontato l’uomo, sconfortato, al giornale “Il Piccolo“. “Mi ha contattato la ditta incaricata del funerale e quindi della cremazione. Gli addetti sono andati all’obitorio per prelevare la salma, ma non c’era traccia. Hanno invece constatato che nelle scorse settimane c’è stato questo pazzesco errore: hanno preso mia moglie anziché l’altra persona». Equivoco causato, a quanto pare, non solo dall’omonimia, ma anche dal fatto che il corpo di Vera era rimasto a lungo in una cella frigorifera e lo stato di conservazione era compromesso. Per questo la bara è stata sigillata, non è avvenuto il riconoscimento previsto e ci si è limitati a controllare la corrispondenza del cognome. La differenza di nome è passata inosservata. Così Vera è stata cremata e sepolta come Nivea. Al marito adesso non rimane che presentare un’altra denuncia, per sapere chi ha sbagliato.