Il Presidente del Niger ha passato il tornante del miliardo di franchi Cfa. Convertiti fanno un milione e cinquecentomila euro. L’ultima dichiarazione dei redditi all’inizio del nuovo mandato di cinque anni è senza appello. Tra beni immobili, mobili e volatilità finanziaria la stima fa superare il simbolico capo del miliardo di franchi. Si tratta di case in materiale definitivo, parcelle, terreni nella capitale e fuori. Une decina di macchine tra cui una blindata da cento miloni di franchi e una Toyota regalata e non contabilizzata. Si aggiungono a ciò alcune centinaia di capi di bestiame. Completano l’arca cammelli, dromedari, struzzi, pavoni, antilopi e alcune oche da cortile. Il presidente ha altresì dichiarato alla Corte Costituzionale la presenza di almeno quattro conti bancari differenti. Rispetto all’inizio del primo mandato presidenziale del 2011, il patrimonio presidenziale è nettamente aumentato. Nel Sahel siamo poveri ma belli.
Nel nuovo governo del Niger si contano, per ora, una quarantina di ministri. Il numero potrebbe aumentare visto che l’opposizione ha deciso di reintegrare l’Assemblea Nazionale dei deputati eletti. Questo implicherà un aggravio finanziario consistente per il paese dichiarato il più povero del mondo dalle statistiche ufficiali. Naturalmente questo patrimonio sarà più o meno equamente distribuito ad elettori, complici e partiti compiacenti. Per i ministri ci sono i viaggi pagati, la scorta, l’abitazione, gli sconti e le possibilità di introiti di varia natura. Non casualmente le competizioni elettorali sono parte integrante dell’economia sommersa dalla polvere del deserto politico. La comunità internazionale sa bene l’importanza del Niger per la gestione del terrorismo jihadista. C’è posto per i droni, i militari, i migranti e chi cerca di controllarne i movimenti. Per questo l’Unione Europea ha deciso di stanziare 280 milioni di Euro.
Sono soldi per il Sahel, la stabilità e soprattutto il controllo di quella che altrove è definita migrazione irregolare, cioè illegale. Siamo poveri ma importanti. Non sorprende se molti presidenti di questa zona sono stati eletti ‘irregolarmente’. Evidentemente c’è irregolarità e clandestinità. Quest’ultima poco importa a chi, pur di non cambiare i meccanismi generatori di povertà, si attacca a progetti di ‘stanziamento’ dei giovani. Nel Niger, come altrove da queste parti, due giovani su tre hanno meno di 24 anni. Una ricchezza che si trasforma, secondo le circostanze, in patrimonio, sfida, crimine o possibilità. Ad ognuno i suoi occhi e soprattutto i suoi interessi.Sono due le attività che coinvolgeranno il Niger, paese di transito, con 37 milioni di euro per ‘fermare’i migranti di passaggio e la gente del posto. Un comitato di esperti, lui, farà un’inchiesta nel paese per tentare di lottare contro le reti di traffico migrante. Sei i milioni di euro per loro.
Celeste queste cose non le sa. Vende due buoi e lascia il Tchad alla volta della Spagna che non raggiungerà mai. Niger, Algeria e, grazie ad un passeur, si trova in Mauritania e da lì alla capitale del Maroco, Rabat. Gli agenti dell’immigrazione lo deportano a Casablanca. Rimane detenuto per 20 giorni in un campo circondato da griglie elettrificate e illuminare il più povero il più povero di notte. Un pane al giorno con una bottiglia d’acqua. Picchiato quando presenta il documento di identità senza visto di ingresso. Portato alla frontiera con la Mauritania arriva alla capitale. Coi camion e altri migranti raggiunge il Mali e infine Niamey, nel Niger. Celeste ha venduto i buoi, traversato il Sahel, respinto al mittente sotto gli occhi di nessuno. Celeste non sa scrivere e non conosceva la strada, non sa come tornare al paese il cui presidente è stato eletto per la quinta volta di seguito col 61% dei voti.
Nel Sahel saremo poveri ma facciamo ricchi tanti. Celeste è anche il colore del mare che non ha traversato.
Niamey, aprile 016