Finito un referendum… avanti un altro!
Se chiedete a un bambino: “Preferisci essere Davide o Golia?”, è chiaro che sceglie di impersonare l’outsider che i pronostici non davano per vincente. Se però gli chiedeste se preferisce la Juventus o il Carpi? la Mercedes o la Sauber? scoprirete che si identifica con maggior passione col più forte. In un famoso esperimento lo psicologo Asch dimostrò che nel 75% dei casi le persone si adeguano all’opinione che appare vincente nel gruppo cui appartengono. Salire sul carro del vincitore evoca le moltitudini di romani che ai tempi della Repubblica e dell’Impero acclamavano i capi militari dopo le loro conquiste e tentavano di salire sui carri del trionfo. E’ psicologicamente appagante stare dalla parte di chi vince anche se emotivamente siamo portati a parteggiare per Davide che rappresenta il nuovo contro Golia che impersona il potere.
L’ideale, se vuoi avere i favori del popolo, è essere Golia ma riuscire a travestirsi da Davide.
Renzi nella sua storia politica ha sfruttato in varie occasioni l’effetto Davide contro Golia impersonando l’outsider contro il potere di turno. Dopo essere stato eletto per accordi di vertice a dirigere la provincia si propose nella competizione per il comune di Firenze come il nuovo, contro l’intero apparato del partito. Sfidando Bersani rappresentò plasticamente l’immagine di Davide contro la struttura granitica del Pd perdendo ma conquistando la simpatia del popolo degli elettori.
Nell’occasione del referendum del 17 aprile Renzi era a tutti gli effetti nei panni di Golia perché è il presidente del Consiglio che gestisce il potere. E’ riuscito nella trasformazione in una sorta di Davide nel momento in cui appariva solo contro i professoroni, i parrucconi della Corte costituzionale, i giudici e il presidente dell’Anm, ben 11 partiti politici e per aggiunta anche una parte del suo partito con tutti i notabili abbarbicati da trent’anni alla poltrona.
Nel racconto psicologico collettivo del passato referendum Renzi è dunque riuscito ad essere Golia travestito da Davide.
Se anche nel prossimo referendum istituzionale perdurerà questo vissuto psicologico del giovane riformatore contro tutto l’establishment conservatore avrà, probabilmente, i favori del popolo. Naturalmente la parte del popolo più politicizzata, iscritta ai partiti o movimenti, non viene molto scalfita da questo vissuto psicologico che invece agisce in modo rilevante su chi è indeciso, forse voterà o forse no e si disinteressa della politica.
Stupisce notare l’incapacità degli avversari di comprendere questa narrazione psicologica. Come è possibile che accettino l’ammucchiata informe e indistinta in cui Grillo è uguale a Salvini, Fratoianni a Brunetta e Bersani a Berlusconi? Come fanno a non accorgersi di apparire nell’immaginario collettivo come Golia?
Chi milita attivamente nella politica dirà che vi sono sostanziali differenze fra i vari partiti di opposizione. Le persone impegnate, che tra l’altro rispondono ai sondaggi, hanno un’immagine psicologica della realtà diversa. Per coloro che se ne fregano dei partiti e delle loro lotte, non rispondono ai sondaggi ma mandano l’intervistatore telefonico a quel paese, decidono all’ultimo momento se andare e per chi votare il vissuto psicologico collettivo proposto dai media ai fini della decisione è rilevante.