Il presidente della Repubblica celebra la Resistenza a Varallo Sesia, nel Vercellese, una delle prime zone a essere liberate dal nazifascismo: "Qui è stata scritta la parola libertà con il sacrificio del sangue". Il leader della Lega: "Ci fa invadere dagli stranieri". A Milano tensione al corteo, contestata la Brigata Ebraica
“E’ sempre tempo di Resistenza“. A dirlo è il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che per il 25 aprile, dopo aver omaggiato il Milite Ignoto all’Altare della Patria, ha scelto Varallo Sesia, in provincia di Vercelli, tra le prime zone liberate dal nazifascismo nel giugno del 1944. “In queste valli – ha ricordato il capo dello Stato – con il sacrificio del sangue è stata scritta la parola libertà. La Resistenza era nel cuore degli italiani prima ancora che nel loro impegno”. “E’ tempo di Resistenza – spiega il presidente – perché guerre e violenze crudeli si manifestano ai confini d’Europa, in Mediterraneo, in Medio Oriente. E, ovunque sia tempo di martirio, di tirannia, di tragedie umanitarie che accompagnano i conflitti, lì vanno affermati i valori della Resistenza”. Sullo sfondo ci sono le polemiche politiche un po’ caserecce, come quella della Lega Nord che accusa Mattarella, Renzi e la Boldrini di ipocrisia. “Sfruttando il sacrificio di chi diede la vita per cacciare dall’Italia l’occupante straniero nel nome della Libertà – dice Matteo Salvini – oggi sono complici e finanziatori di una nuova e violenta occupazione straniera, servi di una Unione Europea che ci sta rubando lavoro, diritti, sicurezza e speranza nel futuro”.
Mattarella celebra nel suo discorso i “patrioti antifascisti“: “Dalle loro convinzioni e dai loro comportamenti – sottolinea – è nata la Repubblica“. “E’ sul 25 aprile – ribadisce – che si fonda, anzitutto, la Repubblica”. Contro “un’Italia che aveva perso l’unità”, “che aveva visto sfumare la propria indipendenza”, “un’Italia devastata dalla guerra nelle sue macerie materiali e sfregiata da vent’anni di dittatura fascista” “si levarono le coscienze limpide del nostro Paese”. E “la democrazia è proprio questo: essere protagonisti, insieme agli altri, del nostro domani”. Per questo “o si promuove la pace e la collaborazione o si prepara lo scontro futuro. Per questo è stata lungimirante la scelta di quegli statisti che, dopo la tragedia della seconda guerra mondiale, ricostruirono l’Europa nell’integrazione politica ed economica. I patimenti sofferti hanno fatto sì che l’Italia (e con lei altri Paesi europei), scegliesse la strada del ripudio della guerra”. La conclusione del capo dello Stato è che “il diffuso desiderio di pace e di libertà portava all’aspirazione condivisa di dar vita ad una nuova Italia che, lasciando alle spalle le atrocità vissute, guardasse a un futuro ricco di speranza e di progresso. E’ stata la promessa realizzata dalla Repubblica in questi settanta anni”. Per Mattarella “non ci può essere pace soltanto per alcuni e miseria, fame, guerre, per altri: queste travolgerebbero anche la pace di chi pensa di averla conseguita per sempre. Settant’anni di pace ci sono stati consegnati dai nostri padri. A noi spetta il compito di continuare, di allargare il sentiero della concordia dentro l’Unione Europea e ovunque l’Europa può far sentire la sua voce e sviluppare la sua iniziativa”.
Renzi: “Antifascismo è un elemento irrinunciabile”
Renzi, intervistato da Repubblica, ha ribadito che “l’antifascismo è elemento costitutivo e irrinunciabile della nostra società. Giusto tenere alta la guardia”. E sulle accuse di una presunta deriva autoritaria con le riforme istituzionali che saranno sottoposte in autunno al referendum il capo del governo risponde: “Ma per favore! Un po’ di serietà. La deriva autoritaria è quella che ha portato il fascismo. Qui non cambiamo nemmeno i poteri del governo. Si può essere d’accordo o meno con la riforma costituzionale, ma proprio il rispetto per la guerra di Liberazione dovrebbe imporre di confrontarci nel merito”.
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Tensione al corteo di Milano, insulti alla Brigata Ebraica
Momenti di tensione si sono verificati a Milano al passaggio della Brigata ebraica all’interno del corteo del 25 aprile in piazza San Babila, abituale luogo di ritrovo di associazione per la liberazione della Palestina. Al grido di “fascisti” e “fuori i sionisti” il corteo è passato faticosamente tra reciproci insulti. Un centinaio di manifestanti appartenenti ad aree antisioniste e a movimenti per la liberazione della Palestina hanno aspramente manifestato prima contro il gruppo che si trovava sotto le bandiere della Brigata Ebraica e poi contro il passaggio dello spezzone del Partito Democratico. Al grido di “sionisti” e di “venduti” da una parte e dall’altra di “studiate la storia” e canzoni partigiane intonate a gran voce, i più scatenati si sono confrontati anche con qualche momento di forte tensione ma senza nessun contatto grazie al muro operato dalle forze dell’ordine.
In precedenza peraltro applausi e dichiarazioni di amicizia da parte anche degli antagonisti e degli esponenti antisionisti avevano connotato la manifestazione, nello stupore generale: al passaggio delle associazioni degli ex deportati nei campi di concentramento, che l’anno scorso erano stati contestati e fischiati, i gruppi di antagonisti antisionisti e per la liberazione della Palestina hanno applaudito. “Siamo amici degli ebrei e di quelli che hanno combattuto per la libertà”.
Fischi per Gori e Toti
Poi c’è la cronaca della giornata del 25 aprile. Per esempio le solite divisioni al corteo Anpi di Roma, con la Brigata Ebraica che come annunciato ha disertato per evitare la vicinanza con le associazioni “filopalestinesi” che in edizioni passate avevano scandito slogan contro Israele. A Bergamo è stato contestato il sindaco Giorgio Gori (Pd): un gruppo di attivisti ha manifestato per chiedere la revoca della cittadinanza onoraria a Benito Mussolini.
A Genova fischi e “buuuh” all’indirizzo del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, contestato perché durante l’intervento ha ricordato i due marò Girone e La Torre. Forza Italia gli esprime la propria solidarietà, ma il governatore raffredda subito il clima: “I fischi sono stati una cristallina espressione di democrazia. Magari non sono stati espressione di buona educazione ma diciamo che rappresentano bene le idee”. Secondo Toti “ci sta tutto. Ma quando si fischiano due marò che sono figli e nipoti dei ragazzi che dopo l’8 settembre hanno garantito la possibilità di essere in piazza oggi, ci si resta male”.
Come aveva anticipato ilfatto.it, invece, a Milano, al Cimitero Maggiore, si è tenuto il corteo neofascista per ricordare i caduti della Repubblica sociale italiana. Circa 250 manifestanti neofascisti hanno sfilato fino al campo 10. A Torino c’è chi ha scelto di imbrattare un monumento ai partigiani per scrivere alcuni slogan in difesa dello sgombero dei rom. “Solidali con i Rom sgomberati”, “ieri Rom ed oggi immigrati” (con una A grande) le scritte che imbrattano il monumento su cui sono incisi i nomi dei caduti della zona. Ancora a Milano, infine, durante una cerimonia dell’Anpi nella via, dove si trova anche la sede cittadina di Forza Nuova, alcuni militanti di estrema destra avrebbero lanciato insulti nei confronti dei partecipanti.