Così gli investimenti vengono azzerati. E i bus restano in deposito
“A furia di operare in perdita – spiega Giuricin – l’azienda smette di fare investimenti, con una conseguente contrazione della qualità del servizio: i bus sono sempre più vecchi, consumano sempre di più, sono sempre più frequentemente soggetti a guasti e rimangono sempre più spesso nelle rimesse”. Se il 22 ottobre l’ad dimissionario Danilo Broggi parlava della necessità di mettere sul tavolo “150 milioni, solo per gli interventi non più rimandabili” e di un “deficit di investimenti di oltre 10 anni sulla metro” che da sola avrebbe bisogno di “500 milioni“, secondo uno studio firmato per la Fondazione Bruno Leoni dallo stesso Giuricin e da Ugo Arrigo, docente di Economia Politica e Finanza Pubblica all’Università Bicocca di Milano, “nel caso di Roma la flotta ha un età media, per quanto riguarda i bus, del 40% superiore alla media europea”: 9,82 anni contro 7.
“La nota dolente è l’anzianità del parco mezzi ad eccezione della Metro C – confermava il dg Atac il 31 marzo – i treni Termini-Centocelle hanno 62 anni di anzianità”. Non va meglio per gli altri mezzi: in media i bus viaggiano su i 10,2 anni, i tram 32,2, i treni della Linea A della Metro sugli 11, quelli della Linea B sui 18,7, la Roma-Lido viaggia sui 17,6 e la Roma-Viterbo sui 22,5 anni. Così “i mezzi troppo spesso devono rimanere nelle officine” e “vi è un 10% abbondante di servizio che Atac non riesce a fornire”. “Fin quando l’azienda rimarrà così strettamente legata alla politica, difficilmente un sindaco o un commissario troverà mai il coraggio di fare la rivoluzione di cui Atac ha bisogno – conclude Giuricin – l’unica possibilità consiste nel liberalizzare il servizio”.
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