Amedeo Teti, dirigente di via Veneto, giustifica il rallentamento dei negoziati con le prossime elezioni negli Usa e la resistenza d Washington sul campo dei servizi e degli appalti pubblici. Ma è impasse anche sul piano della trasparenza: ancora tutto bloccato per l'accesso agli atti da parte dei parlamentari italiani perché "il diavolo ci ha messo lo zampino"
Doveva chiudersi entro l’anno, ma con tutta probabilità la firma slitterà ancora. E’ piena di ostacoli la strada che porta a un accordo sul Ttip, il trattato transatlantico sul commercio e sugli investimenti tra Usa ed Europa. Amedeo Teti, direttore generale della politica commerciale internazionale del ministero dello Sviluppo economico, in audizione, davanti alla commissione Politiche Ue al Senato ha ammesso che l’accordo “dovrebbe essere chiuso entro l’anno ma il negoziato ha tre problematiche e quindi è difficile chiuderlo entro il secondo mandato di Obama“. I leader mondiali contavano di chiudere la partita entro la fine del 2015. Invece, nei mesi successivi le trattative hanno subito un rallentamento e ora l’idea di arrivare a una conclusione entro il 2016 è sfumata: a pesare, secondo il dirigente del Mise, sono il momento di transizione segnato dalle prossime elezioni negli Usa e la resistenza degli Stati Uniti sul campo dei servizi e degli appalti pubblici.
Lo stallo però riguarda anche il tasto dolente della trasparenza. Finora ben poco è trapelato sui contenuti del negoziato, non solo per i cittadini ma anche per i parlamentari dei rispettivi Paesi. Il ministero dello Sviluppo economico aveva in programma di aprire una “sala di lettura“, cioè una modalità di accesso agli atti da parte dei parlamentari italiani. Ma, secondo Teti, “ahimè il diavolo ci ha messo lo zampino”. Il diavolo in realtà c’entra poco: la causa è l’impasse di via Veneto, dove la poltrona è vacante dopo le dimissioni di Federica Guidi in seguito al coinvolgimento del compagno Gianluca Gemelli nell’inchiesta sul petrolio in Basilicata. Risultato: l’apertura è bloccata. “Non appena verrà nominato il nuovo ministro provvederemo” ad aprire la “sala”. Comunque le modalità di accesso agli atti sarà limitata, precisa Teti: “Sarà comunque un test iniziale, non vi aspettate molto. Sarà consultabile un solo documento e due report, perché gli Usa prima vogliono testare se c’è solidità nei sistemi di sicurezza degli Stati membri e poi ci daranno fiducia”.
Teti ha poi individuato tre scogli sulla via della conclusione del Ttip. “Il primo problema – ha sottolineato – è che in Usa si è in un momento elettorale e questo condiziona molto la chiusura di questo negoziato. Inoltre è difficile il processo di ratifica dell’accordo Ttip al Congresso degli Stati uniti: l’amministrazione americana non è detto che riesca a chiudere il processo durante questa fase elettorale, a causa della scarsa informazione. Il presidente Obama è comunque attivissimo per continuare a lavorare e chiudere l’accordo entro il suo mandato”.
Ma al di là della delicata fase di transizione della politica americana, gli ostacoli sono anche nel merito del negoziato: “Il terzo problema è che gli Usa non sono stati capaci di fare aperture all’Europa nemmeno in ambiti come gli appalti pubblici e i servizi“. D’altra parte, non è una novità che Bruxelles intenda sfondare la tradizionale chiusura americana negli appalti pubblici, per quanto riguarda ad esempio trasporti e infrastrutture. Sul versante dei servizi, invece, Teti ha sottolineato come nell’ambito della trattativa con gli Usa da parte dell’Europa “sulla navigazione e aviazione interna abbiamo veramente difficoltà. La nostra richiesta più forte è quella di entrare nei servizi che in questo momento sono aperti da noi e chiusi da loro”. Insomma, le parti sembrano ancora distanti rispetto alla chiusura di un accordo. “Il negoziato sul Ttip è piuttosto bloccato – ha ribadito Teti – Gli Usa dal punto di vista politico stanno aumentando molto il pressing sulla Commissione europea perché dicono, anche se è assurdo, che non è stata aperta a discutere in materia di servizi. Mentre sono gli Stati Uniti che non hanno fatto aperture su temi per noi molto importanti come gli appalti”.