Il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini dovrà pagare poco più di 9mila euro all’Università per stranieri di Perugia per il presunto danno causato da una delibera del 2008, quando era rettore dell’ateneo. Lo ha deciso la Corte dei conti dell’Umbria che ha condannato anche altri 11 tra responsabili amministrativi e consiglieri di amministrazione per un totale di circa 50mila euro. Tutti presenteranno appello.
La delibera contestata aveva approvato uno schema di contratto per prendere in affitto alcuni locali da destinare a centro ricreativo. La struttura, tuttavia, non fu realizzata per questioni sorte successivamente. Secondo la procura contabile (che aveva quantificato in circa 340mila euro il danno complessivo) la delibera era espressione di una scelta “incongrua e antieconomica” per un immobile “che sarebbe stato utilizzato solo in minima parte per esigenze istituzionali”. I vertici dell’università perugina (tra cui l’attuale rettore Giovanni Paciullo, all’epoca nel cda) hanno sempre sostenuto la correttezza del proprio operato.
Al termine del giudizio, però, i giudici contabili pur “nel rispetto del ‘merito’ della scelta dell’Università per Stranieri di locare l’immobile” ha ritenuto che questa esprima “un grado di attenzione, avvedutezza, prudenza e massimizzazione valutativa degli interessi pubblici perseguiti non adeguato all’importanza degli interessi stessi”. Di qui la decisione di condannare le persone coinvolte a cifre che vanno dai 3900 euro dei membri del cda ai poco più di 9mila dell’ex rettore, ora diventato ministro.
L’avvocato della Giannini, Luigi Medugno, parla di “moderata soddisfazione perché la sentenza già recepisce molti argomenti della difesa”. “Rimaniamo convinti – aggiunge – dell’assoluta correttezza del suo operato. Siamo certi che non ci siano comportamenti da sanzionare e per questo faremo appello contro la decisione che comunque già ridimensiona molto il danno contestato”. Per Mario Rampini, legale di gran parte delle persone coinvolte “la contestazione si riferisce solo all’approvazione della delibera e non ai fatti successivi. La ritengo quindi insussistente perché in quel momento qualsiasi persona ragionevole avrebbe approvato un progetto per creare un luogo di aggregazione per i giovani”. “Continuo a ritenere – commenta Paciullo, attuale rettore a Perugia – che l’unanime decisione assunta dal consiglio d’amministrazione fu dettata dalla necessità ed urgenza di destinare agli studenti spazi in un immobile, per la restante parte, già di proprietà dell’Università per Stranieri. La conseguente delibera con cui venne deciso di affittare i locali era pienamente legittima”.