“Vogliamo le telecamere nei nidi e nelle scuole dell’infanzia”. La battaglia delle mamme romagnole si sposta dal web alla piazza. Dopo aver raccolto oltre 45mila firme con due petizione online e più di 45mila membri sulla pagina Facebook “Sì alle telecamere”, giovedì mattina l’esercito delle madri di Rimini sarà sotto le finestre del sindaco per chiedere l’installazione dei dispositivi nelle aule delle strutture cittadine. Una battaglia che parte in Romagna ma è rivolta al Governo perché si ponga fine ai ripetuti fatti di violenza nei confronti dei bambini.

A far insorgere i genitori dei piccoli romagnoli è stato l’ultimo episodio: l’arresto di una educatrice 61enne, Loredana Pacassoni, accusata di maltrattamenti nei confronti dei bambini della scuola dell’infanzia comunale “Il Delfino”. La donna era già stata sospesa per dieci giorni nel 2010 ma era stata reintegrata. “Il sistema deve cambiare. Il tutto è partito – spiega Alessandra Piastra, amministratrice del gruppo Facebook “Mamme di Rimini” – grazie ad una di noi poliziotta che ha messo in moto la protesta. Stamattina porteremo all’amministrazione le firme che abbiamo raccolto. Siamo arrabbiate. Il caso della Pacassoni ha toccato alcune di noi ma le telecamere vanno messe ovunque. Una mamma di Pistoia ci ha contattato per darci sostegno legale e psicologico. Le madri non possono avere le telecamere per monitorare il proprio figlio mentre stanno a casa ma è chiaro che se accade qualcosa in un nido, la telecamere permettono alla Procura di avere in mano una prova di là dei racconti dei bambini. Nessuno pensa che dobbiamo entrare negli asili a controllare il lavoro delle docenti ma vogliamo la sicurezza di poter lasciare i nostri figli nelle mani di chi li educa”.

Gli ultimi casi registrati a Modena, a Vicenza e a Pisa lo scorso febbraio dove due maestre sono finite in manette per aver picchiato i bambini, hanno messo in moto la protesta. Le mamme temono di non essere ascoltate dalle istituzioni ma sono convinte ad andare avanti “Tutte le insegnanti – prosegue Piastra – andrebbero controllate a livello psicologico. Sono la prima ad ammettere che fanno un lavoro logorante ma nessuna azione violenta può essere giustificata. Fin tanto le istituzioni non riconosceranno alle insegnanti di congedarsi dal lavoro ad una certa età riconoscendo lo stress e la fatica, non possiamo tollerare alcuna azione di maltrattamento. Non dovremmo essere noi a dire i mezzi e i modi per sostenere le insegnanti ma è chiaro che devono avere un supporto psicologico”.

Intanto sul Web, Giuseppe Spedicato di Bologna con una petizione (sostenuta da 20.436 sostenitori) diretta al ministro dell’Istruzione Stefania Giannini chiede “la selezione del personale con test psicologici e una verifica periodica della stabilità emotiva oltre a telecamere a circuito chiuso visionabili solo dalle forze dell’ordine”. La stessa richiesta che arriva da 25.884 genitori che si rivolgono al Garante della privacy per avere “in ogni asilo d’Italia” il “Grande Fratello”. Sulla vicenda il sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone, in un’intervista a “Radio24” ha bocciato l’idea dei genitori ricordando che “le scuole non possono essere trasformare in caserme”.

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