Buttata lì come spesso accade in maniera un po’ triviale, ridotta, al solito, a una semplice questione di denaro, la classica storia del sogno giovanile irrealizzabile, è comparsa sotto forma di notizia che il padre vorrebbe proibire al figlio ventottenne di partecipare a un corso di cinematografia a pagamento . Ma i sogni sono ancora possibili? Ci sono ancora dei giovani che coltivano con irrazionale, ma ferrea determinazione progetti, desideri alti e forti? Voglio sperare che ci siano ancora, ma onestamente credo che tra le molte cose che recentemente sono andate a definitiva sepoltura, l’Italia di Renzi abbia affossato quel che poco che restava dei nostri sogni.
Già prima lo spazio per i sogni era molto ristretto. In Italia per concepire dei sogni bisognava essere ricchi, molto ricchi, in più con tanti buoni amici e poi, si sa, i ricchi non sognano, già possono fare quello che gli altri sognano. Il resto, le persone normali da decenni hanno fatto un bagno non so quanto sano ma certamente molto profondo nel realismo dell’Italia di Craxi, Berlusconi e Prodi. I rivoluzionari non esistono più, o son finiti a frotte a riempire l’Ikea o qualche altro Megastore, al sabato pomeriggio. Se gli è andata bene si accontentano di qualche viaggetto in Estremo Oriente, tanto per rinfrescarsi.
La cultura – il sogno, il fattore rivoluzionario per eccellenza – ha cessato di essere considerata come un mezzo di emancipazione umana e sociale, meglio un bel corso per chef. Nel frattempo quanti che avevano fretta di comperarsi almeno un po’ dei molti gadget che riempiono il vuoto interiore che pure avvertono, hanno scelto la Bocconi e la finanza, senza tante domande e con qualche rinuncia (ma che importa?). Alla prova dei fatti anche il sogno più timido non è durato lo spazio di un mattino ed è naufragato senza nemmeno uscire dal porto.
Renzi avrà anche molte qualità, ma non rappresenta nessun sogno; nemmeno lo è la Boschi, nonostante il profilo (studiatissimo) da fatina buona. Gli uomini e le donne nuove che si portano dietro sono l’espressione di un realismo crudo, di una capacità di adattamento strepitosa a una giungla priva di regole, ottimi esempi di un trionfo (temporaneo) molto concreto, ma sono anche nello stesso tempo la negazione di ogni aspirazione ideale. Buoni per gli applausi e il consenso, totalmente diseducativi per un paese stufo dei praticoni di successo e che invece avrebbe molto bisogno di sogni e di sognatori, di gente che rischi per qualche progetto anche pazzesco. Un paese per il quale il realismo, la cura del proprio particolare da sempre ha costituito il maggior fattore di arretratezza, declino e povertà.
Chi restituirà qualche sogno agli italiani ai giovani italiani? Chi sarà in grado alimentare nuovamente quella tensione verso il difficile, l’impossibile, ma anche verso il grande e il bello, che soli qualificano le donne e gli uomini e danno possibilità a una collettività di crescere? «Vuoi continuare a vendere acqua zuccherata per il resto della tua vita o venire con me a cambiare il mondo?» Nulla è potente e forte come i sogni. Chi cerca i sogni poi trova anche il resto. Senza sogni non c’è nulla, non c’è la politica, ma certamente non c’è nemmeno la speranza di una condizione economica migliore. Non sono le facoltà alla moda, i lavori modello «disposto a tutto» che faranno un giovane ricco e migliore, ma i suoi sogni, la forza dei suoi sogni. Senza sogni non c’è ricchezza, almeno quella vera…(anche sottoforma di un corso di cinematografia). Viva i sogni!