Un attacco atteso, ma non così violento e senza giri di parole. Proprio nei giorni in cui si vocifera di una possibile cessione, i piccoli azionisti del Milan entrano a gamba tesa contro la dirigenza e la proprietà nel corso dell’assemblea dei soci che ha preceduto l’approvazione del bilancio, chiuso in perdita per 89.3 milioni di euro. “Ogni anno ci viene spacciata la squadra come competitiva – hanno detto – Il fatto è che poi ci sono dei risultati che dicono il contrario e ci riportano alla realtà. In questa squadra ci sono 3-4 giocatori da Milan, la colpa non è da addossare agli allenatori, bisogna considerare colpevole chi è scollato dalla realtà e non fa nulla se non dire ‘siamo competitivi’. Da 5 anni siamo la barzelletta del calcio internazionale e non facciamo nemmeno più ridere”.

Uno schiaffo a Silvio Berlusconi e Adriano Galliani, messi nel mirino da tutti i piccoli azionisti, che possiedono quote simboliche per un totale dello 0.3 per cento del club. Ma hanno diritto di parola e riportano in seno all’assemblea uno scollamento totale tra il management e i tifosi rossoneri. Una distanza espressa anche dal netto calo degli incassi derivanti dal ticketing, nel 2015 fermatosi per la prima volta ben al di sotto dei venti milioni di euro (16.7) anche a causa dell’assenza di coppe europee. Riguardo la situazione nella quale versa il club sotto il profilo sportivo, nonostante investimenti per circa 90 milioni durante la sessione estiva del calciomercato, Giuseppe Gatti, uno dei tifosi più critici, ha usato parole di fuoco: “Le responsabilità sono della dirigenza: di Galliani e di Berlusconi. Non si fa un atto di lesa maestà nel dire che anche il presidente ha le sue colpe. Quando il Milan venne salvato dal fallimento, c’erano comunque dei grandi campioni come Baresi, Maldini e Filippo Galli. Quali sono i campioni oggi?”. Poi si è rivolto a Galliani: “Mi sarei aspettato che lei si dimettesse e che Berlusconi tornasse a fare il presidente onorario. Anche nel Milan è necessario un ricambio generazionale”.

Ma gli attacchi hanno toccato anche scelte gestionali. Come lo stadio in zona Portello, per il quale il Milan aveva vinto la gara per la riqualificazione degli spazi della Fondazione Fiera. Salvo fare marcia indietro, rischiando ora un contenzioso salato. “A quanto ammontano i costi per il progetto e i costi legali per la causa con Fondazione Fiera?”, hanno chiesto i rappresentanti dei tifosi. Quei possibili futuri costi non sono stati accantonati a bilancio, chiuso pesantemente in rosso per il secondo anno consecutivo: “Il Milan è tecnicamente fallito. Il passivo è metà del fatturato – ha attaccato l’avvocato Giuseppe La Scala – Il numero dei tesserati è di 172 (64 calciatori e 108 tecnici), contro i 99 (51 calciatori e 48 tecnici) della Juventus e i 53 (27 calciatori e 26 tecnici) del Napoli. Il “costo azienda” di ciascuno di detti tesserati è di 865mila euro circa. Come si giustifica un numero doppio di tecnici rispetto a quelli tesserati dalla squadra campione d’Italia negli ultimi cinque anni?”.

Poi la provocazione: l’Associazione dei piccoli azionisti propone un consiglio d’amministrazione tutto nuovo con nove nomi, cinque dei quali sono ex campioni rossoneri. Ci sono Rivera, Maldini, Albertini, Boban e Seedorf. Nomi lontanissimi dagli amministratori messi in campo da Fininvest. Galliani, dopo aver fatto notare che “è la prima volta in 31 anni che viene proposto un Cda alternativo”, ha risposto alle critiche: “La società ha un piano nel rispetto del Financial Fairplay. Il progetto di Casa Milan rientra in questo disegno e ad oggi ha un fatturato di 6.4 milioni, positivo essendo in una fase di startup”. E sul momento negativo sotto il profilo sportivo, l’a.d. ha promesso: “Tutte le società hanno cicli positivi e negativi, il Cda sta prendendo tutte le iniziative per sovvertire questo trend negativo”.

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