Il nostro Paese è stato messo in mora dalla direzione generale Energia della Commissione: il piano nazionale sulla gestione dei combustibili esauriti è stato mandato alla Commissione solo a febbraio 2016, mentre doveva essere trasmesso entro 2016. Ma Bruxelles nutre dubbi anche sul contenuto del testo
Nuova procedura di infrazione contro l’Italia da parte della Commissione Europea. Stavolta nel mirino di Bruxelles è finita la gestione delle scorie radioattive. Il nostro Paese è stato messo in mora, il primo stadio della procedura di infrazione, dalla Dg Energia della Commissione, a causa del ritardo con cui il programma nazionale per l’attuazione della politica di gestione del combustibile esaurito e dei combustibili radioattivi è stato inviato alla Commissione Europea (avrebbe dovuto essere trasmesso entro agosto 2015, ma è stato inviato solo a febbraio 2016).
La Commissione, inoltre, nutre dubbi sul testo del programma italiano, che non è ancora stato reso pubblico, ma presto, quando inizierà la fase di consultazione, dovrebbe essere reso noto (e dovrebbe contenere anche l’elenco dei possibili siti di stoccaggio). La direttiva in questione è la 2011/70/Euratom, che regola la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi. L’ente italiano interessato è il ministero dello Sviluppo Economico.
L’apertura della procedura non è certo un fulmine a ciel sereno. La gestione dei rifiuti nucleari, infatti, è finita nelle secche a causa della decisione del governo di congelare la partita per l’individuazione delle aree idonee alla realizzazione del deposito nazionale. Il timore dell’esecutivo è che la mappa, una volta svelata, provochi una rivolta di popolo già annunciata e ricadute pesanti in termini di consenso elettorale. E all’appello manca anche il programma nazionale di gestione del combustibile nucleare irraggiato e dei rifiuti radioattivi, che doveva essere definito già entro la fine del 2014 per poi essere adottato, dopo una serie di passaggi, attraverso un decreto del Presidente del consiglio.