Il premier Renzi: "Fossi uno di quelli che aveva i soldi lì andrei ad abbracciare Padoan". Codacons: "Decreto irricevibile, crea inaccettabili discriminazioni tra risparmiatori danneggiati. Lo impugneremo per ottenere l'annullamento dalla Corte costituzionale". Il consiglio dei ministri ha approvato anche misure per accelerare il recupero crediti: in pegno alla banca i beni dell'azienda
Il provvedimento approvato venerdì sera dal consiglio dei ministri punta a ”risolvere definitivamente tutti i problemi del mondo bancario”. Così il premier Matteo Renzi, con notevole ottimismo, ha commentato il via libera al decreto banche che contiene tra il resto le norme sui rimborsi per gli obbligazionisti subordinati di Banca Etruria, Banca Marche, Cariferrara e Carichieti, “risolte” a novembre azzerando i risparmi di migliaia di clienti. Stando a quanto spiegato dal presidente del Consiglio otterrà un rimborso forfettario “fino all’80%” della cifra investita, senza bisogno dell’arbitrato presso l’Autorità nazionale anticorruzione, chi ha un reddito lordo “basso”, quantificato in meno di 35mila euro ai fini Irpef, o un patrimonio mobiliare (azioni, obbligazioni, risparmi) di valore inferiore a 100mila euro. Il Codacons non è per niente convinto che la soluzione trovata dall’esecutivo sia quella ideale: l’associazione consumatori ha definito il decreto “irricevibile” e ha annunciato che lo impugnerà al Tar del Lazio per ottenere l’annullamento da parte della Corte Costituzionale. Più possibilista il presidente dell’Anac Raffaele Cantone, che si riserva di “leggere il testo per conoscerlo nei dettagli” ma a caldo ha detto: “Mi sembra una soluzione che alla fine, sebbene sia passato del tempo da quando il problema si è posto, soddisfi i risparmiatori perché per la maggior parte di loro l’indennizzo sarà automatico”.
Forfait dell’80% di quanto investito a chi ha redditi bassi o proprietà che valgono meno di 100mila euro – Il decreto sui risarcimenti per chi ha acquistato strumenti finanziari di cui non conosceva i rischi era atteso da cinque mesi ed è arrivato sul tavolo del cdm con 30 giorni di ritardo rispetto alla scadenza che era stata fissata nella legge di Stabilità. La novità principale è che otterrà un rimborso forfettario “fino all’80%” senza bisogno dell’arbitrato presso l’Anac chi ha un reddito lordo inferiore a 35mila euro ai fini Irpef o un patrimonio di valore inferiore a 100mila euro, anche se ne guadagna più di 35mila. Il comunicato stampa diffuso a tarda sera 80%”: non sarebbe dunque un limite massimo, ma la quota assicurata a tutti quelli che rispettano una delle due condizioni e, in più, hanno comprato entro il 12 giugno 2014, data in cui è stata pubblicata in Gazzetta ufficiale la direttiva europea sul “bail in”. Rimangono fuori sulla base di questo parametro “soltanto 158 persone che hanno acquistato sul mercato elettronico secondario a prezzi scontati“. Il rimborso a forfait sarà “al netto di oneri e spese e differenza tra rendimento degli strumenti subordinati e rendimento di un buono poliennale avente durata finanziaria equivalente: nel caso in cui vi sia differenza positiva si va a ridurre il forfait”.
Ad avere diritto ai rimborsi automatici sarà “un po’ più della metà” dei circa 10.000 obbligazionisti coinvolti dal crac delle 4 banche, ha detto il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan, invitando però ad “essere cauti”. “Sono stime che devono essere verificate, dipendono dalle soglie, stiamo facendo dei conteggi”, ha aggiunto. E non ha voluto quantificare la somma complessiva necessaria per l’operazione. L’ammontare “dipenderà anche dagli esiti dei processi arbitrali”. In ogni caso “le risorse per coprire sia i rimborsi automatici sia gli arbitrati non saranno razionate, ci saranno soldi per tutti quelli che hanno diritto. Sono soldi che provengono dal sistema bancario”.
Renzi: “Abbracciate Padoan. Chi dice di aver avuto danno ha fatto una scelta” – “Fossi uno di quelli che aveva i soldi” nelle quattro banche salvate dallo Stato, “andrei ad abbracciare Padoan“, ha chiosato Renzi, che non ha mancato di sottolineare come i risparmiatori delle quattro banche “sono persone che possono dire di aver avuto un danno ma in larga parte hanno fatto delle scelte, del tutto legittime: hanno acquistato obbligazioni subordinate che davano rendimenti maggiori rispetto al conto corrente”. Peccato che anche la Commissione Ue abbia riconosciuto che quegli istituti “vendevano prodotti inadatti a clienti che probabilmente non sapevano cosa stessero comprando”. Per Renzi la vicenda delle quattro banche “è stata volutamente e strumentalmente raccontata diversa dalla realtà” e “la verità al netto della propaganda è che il nostro atteggiamento è stato molto rigoroso e serio. E non vi è stato alcun elemento di favore per i manager o la struttura delle banche che sono state messe in risoluzione”. Il premier non ha menzionato esplicitamente l‘inchiesta per bancarotta fraudolenta che coinvolge anche Pier Luigi Boschi, padre del ministro per le Riforme, che è stato vicepresidente dell’Etruria. In compenso ha rivendicato di aver “salvato i correntisti che sarebbero andati a gambe all’aria“: “I cittadini hanno salvato i propri soldi, ci sono sanzioni per i manager e i commissariamenti“.
Codacons: “Facciamo ricorso, inaccettabili discriminazioni” – “I criteri fissati dal Governo sono a vanvera, senza senso e del tutto illogici – spiega il presidente del Codacons Carlo Rienzi – Tutti i risparmiatori sono stati danneggiati allo stesso modo, ma senza alcuna valida motivazione gli indennizzi saranno parziali e pari all’80% del valore delle obbligazioni, e verranno disposti solo in favore di soggetti con reddito basso e patrimonio immobiliare sotto i 100mila euro, lasciando ingiustamente fuori tutti gli altri e creando inaccettabili discriminazioni“.
In pegno alla banca i beni dell’azienda per accelerare il recupero crediti – Il decreto legge, oltre al capitolo sui rimborsi, ne comprende altri due: misure a sostegno delle imprese e accelerazione del recupero crediti e altre disposizioni finanziarie sulle Dta (imposte anticipate differite) più un fondo di solidarietà per la riqualificazione del personale del credito. Per ridurre i tempi di recupero crediti “per le persone giuridiche, non fisiche, da 6-8 anni a 6-8 mesi” arriva il ‘pegno mobiliare non possessorio‘, ovvero la possibilità per le banche di avere una garanzia sui beni mobili dell’impresa debitrice, come i macchinari e le scorte, che l’istituto potrà acquisire senza passare dal giudice in caso di insolvenza nella restituzione del credito. Il provvedimento garantirà anche procedure più rapide per i pignoramenti. In più le banche potranno contare su uno “scivolo” per agevolare le uscite: si allunga da cinque a sette anni la finestra durante la quale i dipendenti ritenuti in esubero avranno diritto all’ammortizzatore finanziato dal sistema, il Fondo bancario di solidarietà per la riconversione e riqualificazione professionale del personale del credito.
Prorogata la scadenza per la vendita delle banche ponte – Intanto sempre venerdì la Commissione Ue ha dato il via libera alla proroga del termine entro il quale dovranno essere vendute le nuove quattro banche ponte nate dalla ristrutturazione i Banca Marche, Etruria, Cassa di Risparmio di Ferrara e Cassa di Risparmio di Chieti. La nuova scadenza non è stata comunque resa nota “allo scopo di proteggere l’efficacia del processo di vendita”, spiega Bruxelles. Quella precedente, come rivelato da Il Fatto Quotidiano, era il 30 aprile. La proroga del termine di vendita è stata richiesta dall’Italia, precisa la Commissione, e dovrebbe contribuire alla conclusione positiva della loro vendita che è in corso in un processo che deve essere “aperto e non discriminatorio”. Il fondo italiano di risoluzione ha dato 3,6 miliardi di aiuti di Stato, con l’approvazione di Bruxelles, per coprire la differenza tra gli attivi e passivi e per capitalizzare le banche ponte, più ulteriori garanzie di stato per circa 400 milioni. Per limitare le distorsioni della concorrenza, l’Italia si è quindi impegnata a mantenere in vita le banche ponte solo per un periodo limitato di tempo.