Almeno una telefonata di ringraziamento intercettata e almeno un incontro documentato. I protagonisti sono l’imprenditore accusato di associazione a delinquere dalla Dda di Napoli, Alessandro Zagaria, e l’ex presidente Pd della Campania, Stefano Graziano, ascoltati e ripresi dai carabinieri del nucleo investigativo di Caserta che in una lunga informativa relativa all’inchiesta sulle tangenti pagate per l’appalto di palazzo Teti Maffuccini che ha portato all’arresto di 9 persone.
Sono le 11.08 del 15 giugno quando i due parlano al telefono. È l’imprenditore che chiama il politico. Graziano lo chiama per nome e gli dà appuntamento al giorno dopo perché si trova a Napoli. Il giorno dopo i due si vedono. Le elezioni per l’ex consulente del governo sono andate bene perché ha sfiorato le 15mila preferenze, ha un seggio a Palazzo Santa Lucia sede del consiglio regionale della Campania. Per gli inquirenti, coordinati dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, l’esponente dem ha “chiesto e ottenuto appoggi elettorali”. E Zagaria andava caccia di voti per lui: come aveva fatto con l’ex sindaco di Santa Maria Capua Vetere, Biagio Di Muro, e con altri politici locali.
Il vis a vis tra i due è documentato proprio nella sede dell’ex comitato elettorale a Teverola (Caserta) e si tratta di uno dei “plurimi” incontri. Davanti all’ingresso vi era ancora la gigantografia del nuovo consigliere. Quando l’imprenditore vede Graziano gli va incontro incontro e lo saluta, poi entrano nel comitato insieme a un’altra persona. Dopo mezz’ora Zagaria e il giovane uomo escono dalla sede, raggiungono una Fiat Panda e Zagaria prende una bottiglia di liquore per poi rientrare nell’ex comitato. I pm Maurizio Giordano, Gloria Sanseverino, Alessandro D’Alesso e Luigi Landolfi nella richiesta di arresto descrivono Zagaria, anche in base ai racconti di due collaboratori di giustizia sentiti a verbale, come l’anello di congiunzione tra il clan dei Casalesi e i rappresentanti della politica per l’affidamento di appalti.