E' l'appello del comitato promotore dell'iniziativa, che chiede prudenza sui collegamenti diversi da quelli via cavo, specie in asili e scuole. Il ricercatore del Cnr: “Effetti biologici sulle cellule”
Oggi e domani WiFi spento per i No WiFi Days, la contromanifestazione simbolica indetta da 20 comitati per la salute e l’ambiente che invita a spegnere il router, in risposta all’Internet Day, il trentesimo compleanno del web in Italia, dove Matteo Renzi è intervenuto via video annunciando il Piano Banda Ultra Larga. Il Comitato nazionale No WiFi Days chiede alla politica prudenza rispetto alle connessioni senza fili, le cui conseguenze sulla salute, nel lungo periodo, non sono ancora chiare. La soluzione proposta? Più connessioni via cavo, soprattutto in asili e scuole.
Le scuole che dicono no al WiFi e cablano
Da un po’ di anni le scuole, da Nord a Sud, hanno iniziato a vietare il WiFi in via precauzionale. A Lecce, il consiglio d’istituto della “Dante Alighieri-Diaz” ha deciso di rimuoverlo e cablare la rete. A gennaio Livio Tola, sindaco di Borgofranco d’Ivrea, in provincia di Torino, ha rimosso il WiFi dalle elementari e medie del Comune “in attesa di capire la reale pericolosità o meno”, ha spiegato. Stessa scelta compiuta da un preside in provincia di Rieti nell’ottobre 2013, Giovanni Luca Barbonetti, dirigente dell’Aldo Moro di Fara in Sabina. “Io voglio stare tranquillo. Ho scelto un impianto cablato” aveva detto. E così anche altre scuole a Civitanova Marche, Suzzara (Mantova), Roma. Oltralpe, anche Ghent, in Belgio, ha bandito il WiFi negli asili.
Il Consiglio d’Europa nel 2011: “Usiamo il principio di precauzione per WiFi e cellulari”
I “No-WiFi” fanno appello a una risoluzione del Consiglio d’Europa, la numero 1815 del 27 maggio 2011, quella sui “potenziali danni da campi elettromagnetici”, che affermava: “Certe onde ad alta frequenza usate nelle telecomunicazioni e nella telefonia mobile, sembrano avere effetti potenzialmente più o meno dannosi sulle piante, gli insetti e gli animali così come sul corpo umano anche esposti a livelli che sono sotto i valori della soglia consentita”. Per questo raccomandava ai Paesi membri di usare il “principio di precauzione” e ragionare in termini di “esposizione a lungo termine” rispetto all’uso di WiFi e cellulari nelle aree chiuse. Il Consiglio d’Europa invitava a finanziare ricerche scientifiche indipendenti e a “prestare attenzione e proteggere gli scienziati dall’allerta precoce”, quelli insomma tacciati di allarmismo.
Il prof. Del Politecnico di Milano: “Danni da WiFi? Una bufala”
“I No WiFi Days? Una cavolata grandissima. I danni da WiFi sono una bufala clamorosa” è il commento lapidario di Antonio Capone, docente di Wireless networks al Politecnico di Milano. “Coi cellulari ci sono potenze talmente più grosse coinvolte che ci preoccupiamo del WiFi? I cellulari emettono onde molto più potenti, anche se pure lì non ci sono studi definitivi. La raccomandazione del Consiglio d’Europa è stata un errore politico clamoroso dovuto alla pressione delle lobby. Cablare la rete nelle scuole è troppo costoso e pure inutile: quale scuola pubblica può permetterselo? Togliere il WiFi equivale a privare bambini e ragazzi di Internet e dei suoi vantaggi, che sono incomparabilmente più grandi – conclude – di un qualsiasi eventuale danno non dimostrato”.
Il ricercatore del Cnr: “Effetti biologici del WiFi sulle cellule”
“La ricerca scientifica viaggia a rilento rispetto alla tecnologia – dice invece Maurizio Martucci, portavoce del Comitato No WiFi Days – ma tra gli scienziati c’è chi invita alla cautela e suggerisce possibili effetti del WiFi, non solo a livello termico ma anche biologico, come Fiorenzo Marinelli, ricercatore dell’Istituto di genetica molecolare del Cnr di Bologna”. Marinelli ha studiato gli effetti biologici sulle cellule umane dell’esposizione al WiFi, prendendo in considerazione i campi elettromagnetici generati dai router di 20 scuole e biblioteche da Roma a Bolzano. In oltre la metà dei casi, ha riscontrato “effetti di alterazione della proliferazione dovuta all’esposizione a WiFi a livelli notevolmente più bassi di quelli previsti dai limiti di legge”. I dati non sono statisticamente significativi, per questo il ricercatore ritiene “necessario effettuare ulteriori esperimenti”.