L'ex presidente del partito campano sarà interrogato forse già la prossima settimana, subito dopo che il Tribunale del Riesame si sarà espresso sugli arresti scattati nel filone delle tangenti. La circostanza che lo inguaia - scrive il Corriere della Sera - è la telefonata ricevuta da Alessandro Zagaria, imprenditore arrestato perché ritenuto affiliato ai Casalesi, due giorni dopo essere stato eletto in Consiglio regionale
Telefonate e incontri nel periodo elettorale, ringraziamenti al cellulare con l’imprenditore legato al clan dei Casalesi due giorni dopo la vittoria nelle regionali del 2015. Di questo chiederanno presto conto i pubblici ministeri a Stefano Graziano, presidente del Pd campano autosospeso dopo essere stato indagato per concorso esterno in associazione camorristica. Intanto sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti finiscono anche gli stanziamenti destinati dal ministero dell’Interno al “Polo della legalità” a Palazzo Teti Maffuccini di Santa Maria Capua Vetere, al centro del caso delle presunte collusioni tra il partito e la camorra.
La circostanza che inguaia Graziano – scrive il Corriere della Sera – è la telefonata ricevuta da Alessandro Zagaria, imprenditore arrestato nell’operazione di tre giorni fa perché ritenuto affiliato ai Casalesi, due giorni dopo essere stato eletto in Consiglio regionale con 14.810 voti, secondo degli eletti. In quella telefonata, in cui il politico esprime gratitudine a Zagaria, e degli incontri avuti nel periodo immediatamente precedente al voto, gli inquirenti chiederanno conto a Graziano forse già la prossima settimana, subito dopo che il Tribunale del Riesame si sarà espresso sugli arresti scattati nel filone delle tangenti. Il presidente del Partito democratico campano dovrà cominciare a rispondere sull’accordo che, secondo i pm, lo avrebbe legato alla camorra: presunto uomo del clan nelle istituzioni in cambio di sostegno elettorale.
La Guardia di Finanza, intanto, è entrata al Viminale, presso il Dipartimento di Pubblica sicurezza, per acquisire documentazione relativa ai lavori di palazzo Teti Maffuccini. Secondo i pubblici ministeri, Graziano si sarebbe prodigato per lo spostamento di 2 milioni da un capitolato di spesa a un altro, su indicazione di Biagio Di Muro, ex sindaco di Santa Maria Capua Vetere, arrestato il 26 aprile.
L’edificio era sotto confisca e doveva essergli affidata una nuova funzione: per “non perdere il finanziamento comunitario – scrive il gip Anna Laura Alfano – i referenti della stazione appaltante, e in particolare Di Muro, si attivavano presso il ministero degli Interni per spostare l’impegno di spesa dalla misura 2.5 (che mira alla riqualificazione e al riutilizzo dei beni confiscati) al Piano azione Giovani sicurezza e legalità“. Con l’interessamento di Graziano, nei guai per “aver agevolato lo sblocco del finanziamento per il palazzo Teti Maffuccini in cambio di voti“. E l’indagine, scrive La Repubblica, potrebbe allargarsi: gli inquirenti stanno vagliando almeno altri otto appalti banditi in altrettanti comuni in provincia di Napoli e Caserta.