Le critiche mossa alla post produzione dal post del blog di Paolo Viglione ha portato il fotografo statunitense a licenziare un collaboratore e a richiedere il ritiro dell'opera dall'esposizione. Ma la Reggia di Venaria ha deciso che l'immagine non sarà tolta
Se fosse successo sarebbe stata una vera novità nella carriera dell’artista. Ma la Reggia di Venaria ha deciso di lasciare una foto scattata da Steve McCurry, “L’Avana Cuba, 2014”, lì dov’è, assieme alle altre 250 che compongono la mostra “Il mondo di Steve McCurry”. Eppure su quell’immagine rimane un segno, quello di Photoshop, che non è costato solo il licenziamento a uno dei collaboratori del fotografo del National Geographic, ma che ha anche sollevato un polverone mediatico con tanto di rischio eliminazione dell’opera dall’esposizione.
Tutto inizia lo scorso 23 aprile quando Paolo Viglione, fotografo professionista della provincia di Cuneo, scrive le sue considerazioni alla mostra in un post, oggi cancellato, sul suo blog. Il titolo era “Quando McCurry inciampa nel Photoshop” e, come riporta La Stampa, il corpo recitava: “Mi chiedevo se i colori non fossero in qualche modo stati falsati in Photoshop… e così mi sono avvicinato ad una foto di Cuba in cui mi parevano molto forti. Così ho scoperto che qualcuno aveva deciso di far indietreggiare il personaggio di un pochetto”. Viglione entra nel dettaglio, raccontando che “col timbro clone si clona la persona un po’ indietro, poi si ricostruisce il palo giallo. A quel punto, però, bisogna ricordarsi di tornare sulla persona ed eliminare eventuali sbavature, ad esempio un pezzo del palo che gli esce dalla gamba, e magari ricostruire quel che mancava e che ora si dovrebbe vedere non essendoci più il palo, per esempio un piede. Beccati!”.
Quando i Photoshop Disasters colpiscono anche i “mostri sacri” come Steve McCurry:
— clickblog (@clickblogit) 25 aprile 2016
Il post raccoglie una grandissima quantità di commenti, con gli utenti che si dividono tra chi gli dà ragione e chi difende il lavoro di post produzione del fotoreporter statunitense. E proprio alle orecchie di quest’ultima giunge la polemica: McCurry, che nel frattempo si trova in Messico e ha così il tempo di licenziare il collaboratore, reo di avere commesso la cancellatura ex post, e di richiedere la rimozione della fotografia dalla mostra.
Ma se sulle sorti del giovane aiutante del fotografo nessuno può intervenire, a proteggere l’opera sono intervenuti i curatori della mostra, con il risultato che l’immagine rimarrà dov’è. Gli organizzatori hanno fatto sapere che, per ora, non sarà affiancata da una didascalia che ne spieghi gli interventi tecnici che ne hanno accompagnato la produzione. Nel frattempo sul blog di Paolo Viglione è apparso un nuovo post: “Chiedo scusa a Steve McCurry – scrive – per aver sottovalutato il peso di quello che scritto e la presa che avrebbe potuto avere sui lettori”. E aggiunge: “Steve McCurry, Photoshop o meno, resta un grande e bravissimo professionista“.