La versione interessata è la 2.0 TDI BlueMotion con cambio manuale. Si tratta di interventi su 15.000 veicoli nel vecchio continente, i cui proprietari non dovranno sborsare soldi per la riprogrammazione del software di gestione del motore
Prende il via la campagna europea di richiami per i veicoli coinvolti nel dieselgate. Proprio nel giorno della presentazione del bilancio 2015, chiuso in passivo (-1,6 miliardi di euro) per a prima volta dal 1993, la Volkswagen ha annunciato l’avvio del provvedimento riguardante la famiglia di motori EA189, quella coinvolta nello scandalo delle emissioni.
In realtà già a febbraio erano cominciati i richiami del pick-up Amarok, ma ora tocca alla best seller del marchio tedesco: la Golf. In particolare, quella TDI BlueMotion equipaggiata col motore 2.0 e cambio manuale i cui proprietari, come si legge in una nota diffusa dall’azienda, potranno prendere appuntamento nei centri assistenza per la riprogrammazione del software gestionale del propulsore. Si tratta di 15.000 veicoli in Europa, a cui seguiranno altri modelli e altre motorizzazioni, tra cui il 1.2 e il 1.6 TDI.
“Ai clienti Volkswagen“, prosegue la nota, “non verrà addebitato alcun costo per la realizzazione dell’intervento e a tutti verranno offerte appropriate opzioni di mobilità sostitutiva a titolo gratuito“. Ogni intervento tecnico, inoltre, è regolato e scandito da un piano d’azione concordato con l’Autorità Federale dei Trasporti tedesca KBA, e verrà effettuato con l’obiettivo di “non impattare in alcun modo sul consumo di carburante, sulle prestazioni o sulle emissioni acustiche dei veicoli in questione”.
Massimo riserbo, invece, sulle compensazioni per i clienti americani della Volkswagen. Durante la conferenza stampa annuale sul bilancio, l’ad Matthias Muller ha rivelato di essersi scusato personalmente con il presidente Barack Obama durante un breve incontro a Washington, ma di non “poter fornire dettagli sull’accordo relativo alle compensazioni perché il tribunale ha imposto il silenzio a tutti noi”. In realtà, l’agreement con il governo americano prevederebbe rimborsi fino a 5.000 dollari per il mezzo milione di clienti coinvolti.