“Onore ai camerati caduti” e “Camerati, attenti”: viale Argonne, a Milano, si tinge di nero, come ogni 29 aprile, per commemorare Sergio Ramelli, giovane militante neofascista ucciso da esponenti della sinistra extraparlamentare 40 anni fa. Ma a pochi passi dal luogo dove un migliaio di persone dispone ceri vicino al luogo dell’uccisione, facendo saluti romani, in piazzale Dateo sale l’indignazione con una una manifestazione antifascista al motto di “Milano rifiuta nazisti e fascisti”. Tra i due gruppi nessuno scontro né contatto. “Cultura e partecipazione” sono le risposte della rete antifascismo, con una programmazione che prevede teatro, la presentazione del libro “Giovedì nero” di Saverio Ferrari, letture degli alunni della scuola di italiano per stranieri, musica e – per finire – un piccolo torneo di calcio. “I morti non sono tutti uguali”, gridano dalla piazza contro la commemorazione fascista che si sta svolgendo a pochi metri da loro. Due fronti contrapposti per serate distinte ma che si svolgono quasi in contemporanea, come quando attorno alle 21, mentre in viale Argonne la Milano nera inizia la diretta streaming del suo evento per fare partecipare “migliaia di Camerati che, in tutta Italia, vorrebbero essere presenti questa sera”, in Piazzale Dateo si posa una corona sulla targa di Gaetano Amoroso, 21enne accoltellato da un gruppo di attivisti di estrema destra nell’aprile del 1976. “Pensavamo che con la giunta Pisapia ci sarebbe stato un sostegno maggiore al contrasto delle attività fasciste – commenta Valter Boscarello di Memoria Antifascista – che invece sono aumentate proprio con questa amministrazione”
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