“Mai fatto uso di marijuana, ma i tempi della guerra alla droga sono il passato”, dice il primo cittadino che cita i casi di Svizzera e Stati Uniti: “Si toglie denaro alla criminalità e si tolgono carcerazioni e pene inutili per i consumatori”. Obiettivo della campagna è raccogliere 50mila firme per depositarle in Parlamento durante la discussione del ddl
Non sarà di certo l’unico a farlo, ma per ora il primato è suo: Federico Pizzarotti è il primo sindaco italiano a mettere la faccia per la legalizzazione della cannabis.
Il 29 aprile, a una settimana dall’apertura della campagna promossa dal comitato “Legalizziamo.it”, il primo cittadino di Parma ha sottoscritto la raccolta firme per la proposta di legge di iniziativa popolare per regolamentare la produzione, il consumo e la commercializzazione della cannabis e dei suoi derivati. “Non ho mai fatto uso di marjuana, ma i tempi del proibizionismo sono passati”, ha detto il sindaco 5 stelle prima di firmare, a margine del consiglio comunale, il documento di fronte al capogruppo Marco Bosi e a Luca Marola, portavoce del coordinamento growshop nazionali che da anni si occupa di queste tematiche.
Per Pizzarotti si tratta di una “battaglia di civiltà e legalità: civiltà perché non è più un tema da giovani sballati nel momento in cui paesi come Svizzera, Austria e Stati Uniti hanno legalizzato vendita e uso – ha spiegato – Legalità perché si sottrae denaro alla criminalità organizzata e si tolgono carcerazioni e pene inutili. La politica in Italia è sempre stata indietro rispetto alla società civile, noi vorremmo dare l’esempio del fatto che si può fare diversamente”.
L’obiettivo della campagna, portata avanti da associazioni della società civile come Luca Coscioni, Piantiamola, Antigone, Forum Droghe è raccogliere 50mila firme in sei mesi per depositarle in Parlamento durante la discussione del disegno di legge dell’intergruppo parlamentare “Cannabis legale” che riunisce oltre 200 deputati di tutti i partiti politici.
“Agiamo in coordinamento con loro – spiega Marola a ilfattoquotidiano.it – Ma abbiamo avuto più tempo per discutere e pensare ai dettagli per apportare modifiche al testo”. Tra le proposte c’è la legalizzazione della coltivazione personale fino a 5 piante di cannabis, l’apertura di negozi previa autorizzazione statale e la vendita per fini commerciali. Inoltre per le coltivazioni all’aperto per scopi commerciali sono fissati i parametri delle coltivazioni agricole biologiche, che nelle intenzioni del comitato potrebbero portare in futuro alla creazione di un prodotto made in Italy di qualità esportabile all’estero. “Stiamo assistendo a un cambio di percezione a livello mondiale sulla cannabis – ha commentato Marola – È una buona notizia che i primi cittadini delle città italiane si confrontino su questo tema e aderiscano alla mobilitazione nazionale per superare i fallimenti del proibizionismo precedente”.
Pizzarotti è stato il primo, ma altri colleghi, assicura il comitato, seguiranno a breve il suo esempio, nonostante l’inevitabile rischio di diventare bersaglio di polemiche, come è successo a Parma. Qui l’apertura dei 5 stelle alle droghe leggere non è nuova, visto che da qualche anno il Comune concede il patrocinio alla Festa antiproibizionista, senza nascondere le proprie idee sulla regolamentazione del loro uso.
Questa volta però la presa di posizione del sindaco ha suscitato numerose critiche, soprattutto nell’opposizione in consiglio comunale, che ha definito la mossa di Pizzarotti “grave e inopportuna”, e soprattutto in contrasto con le iniziative sulla sicurezza portate avanti dalla sua stessa amministrazione. “I fatti – ha replicato però con convinzione il sindaco – dicono che legalizzare è l’unico strumento con il quale, dati alla mano, si può gestire il fenomeno, arginare l’abuso e anzi, diminuire il numero dei consumatori e togliere la produzione e distribuzione alla criminalità”.