“There are people who have solar panels right now on their houses in Oakland, California that don’t know Prince paid for them.” Van Jones, amico di Prince e direttore di Green For All.
E’ passata più di una settimana dalla morte di Prince, e i ricordi e l’affetto verso di lui continuano a riempire riviste e pagine web. Fra i vari segreti di Prince c’era la sua filantropia. Nella piu’ grande discrezione, nel corso degli anni Prince aveva dato il suo supporto a “Green For All“, associazione non profit che si occupa di sensibilizzare sui cambiamenti climatici, di portare occupazione green alle comunità svantaggiate e di dare loro speranza e pannelli solari. Una di queste comunità è Oakland, alla periferia di San Francisco, dove “un sacco di gente neanche sa che i pannelli sui loro tetti sono stati pagati da Prince” come dice il direttore di Green For All, Van Jones, amico di Prince.
Oltre a Green For All, Prince aveva segretamente finanziato la radio pubblica che negli Usa non ha sussidi governativi, associazioni in supporto dei bambini di Harlem, le famiglie colpite dalla violenza razziale, l’accademia di danza di New York, ed era stato uno dei fondatori di YesWeCode per dare opportunità ai ragazzi di ceti meno abbienti in modo da trovare lavoro nell’hi-tech. A volte aiutava a fare pubblicità alle iniziative, come per il lancio di YesWeCode, ma non voleva si sapesse che l’idea e i soldi erano suoi.
La storia dell’amicizia fra Prince e Van Jones e’ bella. Circa dieci anni fa Van Jones ando’ ad Oakland a tenere un discorso sulla necessità di creare posti di lavoro verdi per i ceti meno abbienti. A quel tempo Jones era un attivista ed un consulente per l’allora presidente Bush nel mettere a punto politiche green. Prince senti’ di questo discorso e mando’ a Jones un assegno anonimo da 50,000 dollari. Jones non lo accetto’ e lo rimando’ indietro. Disse che non si sa mai che qualcuno volesse ingannarlo, avrebbe potuto essere denaro inviatoda Chevron o da uno spacciatore di droga.
Prince gli rimandò l’assegno, di nuovo da anonimo. Per la seconda volta Jones rimandò indietro il denaro. Alla fine, venne chiamato da un rappresentante di Prince che gli disse che non poteva dirgli da chi venivano i soldi, ma che il suo colore preferito era il viola. A quel punto Jones rise e disse che adesso avevano un altro problema: invece che incassarlo sarebbe corso ad incorniciarlo l’assegno in questione. Divertito, Prince chiamò Van Jones e i due sono rimasti amici per tutto il tempo gli gli restava davanti. Quando Jones perse il lavoro da consulente, Prince gli offrì di lavorare con lui a tempo pieno.
A Prince piaceva fare del bene con i suoi soldi ma nel segreto del suo cuore. Cercava soluzioni. A Jones arrivavano a raffica idee ed energia. Diceva: piuttosto che discutere dei cambiamenti climatici, mettiamo su pannelli solari. Spesso andava ad Oakland, e in altri posti, con la scusa di fare concerti ma sopratutto per poi andare a visitare le organizzazioni che sponsorizzava. Jones parla di Prince in modo affettuoso. Ricorda che nella sua modestia pensava che fosse di cattivo gusto incassare milioni di dollari, poi scrivere un assegno per cause sociali o verdi e vantarsene. Diceva che come celebrita’ aveva gia’ abbastanza attenzione e che il resto era meglio tenerlo privato.
C’e’ qualcosa di delicato in tutto questo. In questi tempi in cui è facile sbandierare tutto su internet, ecco qualcuno ricco e famoso che nel fare cose per gli altri preferisce l’anonimato. Ed è delicato che non solo desse soldi, ma che si sentisse personalmente investito nel pensare, nel volere trovare soluzioni, nel seguire il progresso delle cose in cui era coinvolto. Di tutto questo il grande pubblico non sapeva niente. Passeranno tanti anni e chissà cosa ricorderemo di Prince. Io spero che oltre a Purple Rain, agli stiletti, e al simbolo dell’amore, ricorderemo anche l’eleganza del suo aiutare gli altri con cio’ che la vita gli aveva regalato.