“Onestamente, cosa cazzo sto a fare io qui?!”. Sono le parole, tutta la frustrazione, con cui Sebastian Vettel commenta via radio l’ennesimo weekend storto e dice addio dopo pochi metri al Gp di Sochi e alle ultime speranze mondiali. Speronato dal padrone di casa Daniel Kvyat (con cui c’erano già state tensioni in Cina), il tedesco della Ferrari colleziona il secondo ritiro in questo ormai deludente inizio di stagione. Nel giorno che per il mondo della Formula 1 e dei suoi tifosi, disamorati e non, è ancora e sarà sempre l’anniversario della morte di Senna, non c’è gloria per l’erede designato di Schumacher, che a sua volta fu l’erede del grande Ayrton. Vince Nico Rosberg, che studia da campione: quarto successo in quattro gare, settimo consecutivo contando la stagione scorsa. Dietro di lui, Lewis Hamilton, ma molto lontano, anche in classifica: il secondo posto è un buon risultato per l’inglese che partiva decimo, ma allunga la forbice in vetta al mondiale. La Ferrari di Raikkonen è terza, senza mai essere protagonista. Il mondiale 2016 sembra sempre più indirizzato, verso Rosberg e verso la Mercedes.
In Russia, sotto gli occhi di Bernie Eccleston e di Vladimir Putin, ancora una volta la partenza è il momento chiave della corsa, almeno per gli altri visto che davanti non c’è storia. Hamilton salva la decima piazza grazie al lavoro dei meccanici Mercedes, che hanno riassemblato a tempo di record il vecchio motore, che ha fatto di nuovo le bizze. Per loro non è primo maggio, ma gli straordinari notturni permetteranno la rimonta dell’inglese e l’ennesima doppietta Mercedes. Va molto peggio invece a Vettel, passato dal secondo al settimo posto per il cambio del cambio (gioco di parole che non nasconde il danno dell’ennesimo problema meccanico di questo inizio di stagione). Retrocessione pagata a caro prezzo dal tedesco: nel traffico iniziale viene toccato due volte per colpe non sue da Kvyat (poi penalizzato dai giudici), la seconda è fatale. La sua gara finisce dopo pochi metri in un gesto di stizza.
È subito caos, subito safety-car e solito via vai ai box per modificare le strategie. Poi quando la corsa riprende comincia la lotta per il secondo posto: le schermaglie finlandesi tra Bottas e Raikkonen, a cui si aggiunge presto Hamilton, consentono a Rosberg di allungare comodamente in vetta. Il campione del mondo in carica ci mette poco a passare la Ferrari, molto di più con la Williams, ma comunque la coppia Mercedes si ricompone in vetta intorno a metà gara. Con già però oltre 10 secondi di distacco, che impediscono ogni duello ed emozione fino alla fine.
Hamilton prova a ricucire approfittando dei doppiaggi, ma non appena il compagno si avvicina Rosberg risponde da (futuro) campione. Non resta che concentrarsi sulla gara degli altri: le Red Bull combinano solo disastri in pista o ai box e chiudono fuori dai dieci. Verstappen della Toro Rosso, in odore di passaggio alla casa madre, viene tradito dal motore quando era sesto. Sesto arriverà invece Fernando Alonso, ai suoi primi punti stagionali in McLaren insieme a Button, come Magnussen con la Renault. Ai piedi del podio le Williams di Bottas e Massa. Tutti comunque dietro l’inarrivabile Rosberg, già a quota 100 punti. Dopo quattro vittorie consecutive ad inizio stagione, nessuno ha mai perso un mondiale.