Il M5s è ormai lanciatissimo nella corsa per Roma e per le prossime amministrative. L’imperativo è prendere Roma ad ogni costo, e l’obiettivo è facilmente raggiungibile. I più importanti organi di informazione, a cominciare del Corriere della Sera, stanno facendo per la prima volta una campagna largamente a favore del candidato del M5s. Eppure qualcosa nel Movimento non funziona, anche se i giornali si guardano bene di parlarne. La notizia della Associazione di Rousseau, su cui si concentra l’attenzione della stampa in questi giorni non cambia molto, attesta solo che le chiavi del cosiddetto sistema operativo passano dalle mani di Casaleggio padre alle mani del figlio Davide. Semmai sorprende la prospettiva della creazione una fondazione, un tempo le fondazioni, soprattutto di natura politica, erano guardate da Grillo con diffidenza, perché fonti di corruzione, ora il Movimento ne costituirà una. Come cambiano velocemente i tempi.

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Nessuno ha però dato notizia del fatto che il Tribunale di Roma ha ordinato di riammettere nel Movimento tre attivisti, ritenendo ingiusta la loro espulsione. Qui è possibile leggere l’ordinanza integrale. Mi voglio occupare unicamente del caso di uno di questi, Antonio Caracciolo, perché la sua è la vicenda forse più nota. Caracciolo, docente universitario iscritto certificato al movimento, e in regola si era presentato per le “Comunarie”, proponendosi come candidato. Senonché – pochi giorni dopo – si è visto comunicare dallo “staff” di Grillo, un organo non previsto dallo Statuto del M5s, la propria espulsione dal movimento, apparentemente senza motivazione. La motivazione, evidentemente, c’è: Caracciolo era già stato, qualche tempo fa, oggetto di una serie di attacchi di Repubblica, che lo aveva accusato di essere un “negazionista”, chiedendo a gran voce la sua espulsione da La Sapienza.

Dopo l’espulsione dal M5s, Grillo ha rincarato la dose, definendo i ricorrenti “sporchi dentro”. Ora, conosco personalmente Caracciolo e posso assicurare che tutto quello che hanno scritto i giornali è una montatura, ma ancora più grave è che Grillo, proprio sulla base dei giornali, abbia dato seguito a quelle accuse. Per fortuna, ci ha pensato il Tribunale di Roma, il quale, nell’ordinanza con la quale ha accolto il ricorso di Caracciolo, scrive, tra l’altro:

«ritiene il Giudice che la contestazione mossa al ricorrente, basata su articoli di giornali (…), non prenda in debita considerazione, come del resto emerge anche dall’assoluzione davanti al Consiglio di disciplina universitario (…), la circostanza che il ricorrente avesse posto la questione in termini di libertà di ricerca storica e non tout court di negazione dell’Olocausto, rivendicando il diritto, quale studioso, che si potesse liberamente studiare anche le pagine buie della Storia. Dalla documentazione prodotta unitamente alla memoria autorizzata risultano inoltre le pregresse iniziative che il ricorrente aveva assunto, ex L. 47/48, per chiedere la rettifica delle dichiarazioni attribuitegli, negando di aver concesso interviste a La Repubblica ed eccependo la manipolazione del ‘virgolettato’ (….); è vero, come obiettato dall’intervenuta nella memoria autorizzata di replica, che all’epoca il Caracciolo non era ancora associato al M5s -in ricorso la data di iscrizione è infatti indicata al 24/7/13-, ma questo sta a dimostrare che già in tempi non sospetti il ricorrente avesse contestato quanto gli veniva attribuito in tema di ‘negazionismo’».

E conclude: «In conclusione non appare che l’invocato diritto alla libertà di ricerca storica, a maggior ragione se rivendicato da un accademico che fa della speculazione intellettuale l’oggetto della propria attività e del proprio insegnamento, sia tale da giustificare, ex art. 24 c.c., l’irrogazione della sanzione dell’espulsione». Implicitamente, dunque, il giudice riabilita Caracciolo anche dalle precedenti accuse mosse in particolare da Repubblica.

Caracciolo probabilmente querelerà Grillo per diffamazione, intanto per la stessa ragione ha chiesto un risarcimento danni di 100.000 euro. Vedremo come andrà a finire, Grillo però, a meno che non voglia mettersi contro la legge, dovrà reintegrare i tre espulsi nel Movimento. Sempre a Roma sta partendo la denuncia di un’altra attivista che aveva partecipato alle votazioni on line e che poi era stata inspiegabilmente esclusa dalla liste. Si tratta certo di casi isolati, ma un altro escluso ha presentato, pochi giorni fa, sempre a Roma ricorso, ed un’altra una denuncia penale per le modalità della sua esclusione all’ultimo secondo. La domanda che legittimamente ci si pone è dunque questa: a che pro fare le “Comunarie” se prima di esse si cacciano i dissidenti e se qualcuno per caso sfugge al controllo lo si epura nonostante il voto popolare?

Un fenomeno che si allarga a macchia d’olio: a Napoli, altri 23 iscritti hanno impugnato le espulsioni (irrogate nel complesso a 37 attivisti) e chiesto in via cautelare la sospensione delle “Comunarie“ sostenendo che la loro esclusione non è solo ingiusta, ma ha altresì falsato l’esito delle votazioni, considerando che nel caso concreto son bastate 21 preferenze per conseguire il diritto al collocamento in lista. Il 28 aprile si è discusso il ricorso e il Giudice ha emesso un’ordinanza di diniego sul presupposto che l’eventuale accoglimento della richiesta cautelare di sospensione dell’efficacia delle “Comunarie“ avrebbe penalizzato troppo gravemente il M5S in quanto non ci sarebbero stati i tempi tecnici per il loro rinnovo con conseguente impossibilità di presentare la lista. Nulla è stato invece detto in merito alla legittimità delle espulsioni e per questo gli attivisti già pensano a proporre reclamo.

Colpisce, avendo letto le ordinanze di Roma e di Napoli, che la Lombardi e Fico abbiano potuto affermare che i rispettivi Tribunali abbiano validato (sic) le “Comunarie“, quando a Roma è mancata la pronuncia perché non è stata presentata domanda di annullamento e a Napoli si è deciso di rinviare la questione al merito. Persone bene informate dicono che i tre riammessi di Roma e gli espulsi di Napoli chiederanno un confronto pubblico, magari in streaming in ricordo dei vecchi tempi in cui tutto doveva essere trasparente, con i due parlamentari per consentire al pubblico e agli elettori di farsi un’idea su quale sia stato l’effettivo esito dei due ricorsi. Fico e Lombardi accetteranno la sfida? Tre anni fa l’avrebbero fatto….

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