Nel 2015 c’è stato un picco anomalo di mortalità in Italia. Questo è l’unico dato certo. Alcuni affermano che sia conseguenza della paura assurda comparsa nell’autunno 2014 riguardo ai vaccini antinfluenzali. Certamente alcuni milioni di anziani ultrasettantenni non vaccinati potrebbero avere avuto una maggior incidenza di mortalità. Altri parlano del caldo anomalo, altri infine della conseguenza della crisi economica con calo della prevenzione. Nessuno però allo stato attuale può affermare per certo quale sia la causa. Si vedrà in confronto ai prossimi anni se si tratta di un picco isolato o di una tendenza.
Su questo dato si è innestata una speculazione che a mio avviso è veramente vergognosa. Si vuole colpire la classe medica, il sistema sanitario nazionale e i partiti avversi. Il calo dell’aspettativa di vita di alcuni mesi c’è indubbiamente stato ma non è chiaro a cosa sia imputabile. Tra l’altro, è logico che la speranza di vita non possa aumentare all’infinito. Domandiamoci poi, come mai siamo da molti anni il terzo paese al mondo più longevo? Come mai, ancora ora, la vita media italiana è nettamente superiore a paesi che spendono molto di più o che hanno differenti servizi sanitari? Forse certe semplicistiche equazioni fanno acqua e sono solo dettate dalla volontà di speculare. Un eventuale calo della prevenzione, proprio per il concetto stesso di atto che tende a scongiurare eventi negativi futuri, non può logicamente esprimersi in modo drastico in un anno ma dovrebbe produrre un lungo, lento trend senza impennate. Nel caso dell’Italia il trend è assolutamente positivo escluso il picco negativo del 2015.
Si rischia di fare una disinformazione molto dannosa per i pazienti che, così come hanno aderito in massa al boicottaggio dei vaccini nel 2014 seguendo le sirene del “vaccino pericoloso”, ora potrebbero rimanere disorientati e non fidarsi più del loro medico. Corriamo il rischio che il paziente si rechi dal medico pensando: “Mi darà da fare gli esami più adeguati e la terapia migliore o, per risparmiare sulla mia pelle, mi consiglierà meno esami e cure obsolete?”. Già è molto diffusa la tendenza di tanti ad andare dal medico dicendo: “Un amico mi ha consigliato di fare la tac”. Se si sentiranno rispondere: “Lei non ne ha bisogno” come reagiranno? Con fiducia nella capacità di discriminare del sanitario o con rabbia verso il servizio sanitario che non ti permette di fare tutte le tac che vorresti? Se si mina il rapporto di fiducia medico paziente si reca un danno enorme alla possibilità di curare adeguatamente le persone.