Uno studio condotto di recente dalla Rand, la think-tank statunitense, ha messo in evidenza la debolezza della Nato nel Baltico rispetto al suo “potenziale” nemico, la Russia. Secondo gli analisti, se Mosca dovesse attaccare di sorpresa le repubbliche baltiche, le truppe russe potrebbero facilmente arrivare alla periferia della capitale estone, Tallinn, e di quella lettone, Riga, in un intervallo di tempo che oscilla tra le 36 e le 60 ore. Non dimentichiamo che Riga dista appena 200 chilometri dal confine russo. Se questo scenario si verificasse, sia gli Stati Uniti che gli alleati non sarebbero in grado di contrastare l’avanzata russa perché hanno armi meno potenti e le loro truppe sono numericamente inferiori.
Nonostante la potenza militare russa sia ben inferiore a quella statunitense, Mosca è in grado di mobilitare, nel giro di appena 10 giorni, 27 battaglioni (dai 30 mila ai 50 mila soldati) pronti per un attacco nel Baltico e questo pur mantenendo i soldati di stanza in Ucraina. Queste truppe sarebbero equipaggiate con mezzi blindati ed armi di precisione. La Nato, invece, non avrebbe a disposizione mezzi blindati ma solo veicoli non corazzati o leggermente blindati provenienti dalle Repubbliche baltiche. Certo americani ed alleati si mobiliterebbero immediatamente di fronte ad un attacco di questo genere, ma ci vuole tempo, diversi giorni, per spostare gli eserciti oltreoceano o lungo il continente europeo. I russi arriverebbero prima nelle capitali delle repubbliche baltiche.
Sebbene i media tacciano sul pericolo di un confronto sul Baltico, man mano che la tensione tra Mosca e Washington sale, lo scenario sopra descritto preoccupa Washington ed i paesi europei che si affacciano sul Baltico. Forse è per questo che gli alleati hanno deciso di mettere quattro nuovi battaglioni – una forza di circa 4.000 soldati – in Polonia e nelle repubbliche baltiche. Gli Stati Uniti si sono impegnati a fornirne due, la Germania ed il Regno Unito uno ciascuno. Ma non è detto che truppe tedesche ed inglesi verranno mobilitate in difesa delle repubbliche baltiche.
Un sondaggio della Bertelsmann Foundation, pubblicato la scorsa settimana in Germania, ha rilevato che solo il 31 % dei tedeschi sarebbe a favore dell’invio delle truppe per difendere sia le repubbliche baltiche che la Polonia contro un attacco russo. Circa la metà dei tedeschi si oppone alla creazione di basi Nato nell’ex Europa dell’est per scoraggiare la Russia ad attaccare il Baltico, e solo il 40% ha detto di essere a favore di una tale mossa. Il ministero della Difesa britannico, poi, ha rifiutato di commentare la decisione di inviare un battaglione sul Baltico. Nessun governo europeo al momento può giustificare la spesa militare a difesa di un’altra nazione. Ed ecco il nocciolo del problema.
De facto fino ad oggi chi finanzia la Nato sono gli Stati Uniti ed in parte infinitamente minore le più grandi economie europee, ma questa spesa, si badi bene, non è per proteggere i propri confini nazionali ma per difendere nazioni che non ne contribuiscono. Ma non basta, queste stesse nazioni premono per un potenziamento militare in loro difesa, pagato dal contribuente straniero, che infrangerebbe uno dei trattati principali tra Russia e Nato, quello del 1997 che vieta ad un numero considerevole di truppe da combattimento Nato di essere di stanza permanente ai confini della Russia.
Gli occhi del mondo sono fissi su altre zone dove la guerra o il terrorismo già imperversano, si pensi solo alla Siria ed alla Libia, ma la tensione tra Nato e Russia continua a crescere in Europe e dall’Ucraina si è spostata sul Baltico. Nonostante la debolezza militare della Nato, l’opzione diplomatica per promuovere i rapporti pacifici tra Russia ed Europa Unita, non viene neppure formulata. Al contrario, si promettono soldi che ne’ il contribuente tedesco ne’ quello inglese hanno voglia di spendere e che quello americano e’ stanco di pagare, il tutto per formulare una risposta a carattere militare. Stiamo attenti a non cadere nella trappola dell’onnipotenza, con la Russia bisogna conviverci, ne sa qualcosa Napoleone.