“Un Paese che non riesce ad includere i giovani è un paese fermo. Un Paese che esclude i giovani, o li inserisce nel mondo del lavoro in modo precario, si condanna da solo”. A centrare il tema del Primo Maggio è il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha celebrato la festa al Quirinale, dopo aver deposto una corona al monumento ai caduti sul lavoro. “Sul lavoro è fondata la nostra Repubblica”, ha aggiunto il capo dello Stato, e creare lavoro è “impegno costituzionale vivo e attuale” affinché “la cittadinanza sia piena e non mutilata”. Su questo, anche se con altre parole, si basa anche il messaggio mandato dai sindacati in direzione del governo: “Quando non ci sono risposte, c’è la protesta” dice il segretario della Uil Carmelo Barbagallo che è a Genova con gli altri leader dei sindacati nazionali, Susanna Camusso e Annamaria Furlan. E torna forte il richiamo sulle morti bianche, anche per il caso recente delle cave di marmo di Carrara: un numero “intollerabile”, “basta con il risparmio, in tutti i luoghi di lavoro dobbiamo essere intransigenti sulla sicurezza, no a subappalti e partite iva, voucher, senza sicurezza nei cantieri e negli appalti”. Se invece si continua con i risparmi sulla sicurezza, “è un omicidio e come tale va chiamato”. Il Primo maggio è stata anche una giornata di tensione in piazza, soprattutto a Torino, dove antagonisti e forze dell’ordine sono venuti a contatto (video). Tra i vari episodi uno ha visto protagonista, suo malgrado, il senatore del Pd Stefano Esposito che ha rischiato di essere colpito da un uomo armato di un tubo di ferro che poi si è dileguato. A Roma e Taranto invece è il giorno dei concertoni anche se c’è da fare i conti con il rischio maltempo, almeno nella Capitale.
Mattarella: “Creare lavoro è un dovere costituzionale”
Nel suo discorso Mattarella ha messo a fianco elementi positivi e negativi. Il 2015 e il 2016, dice il capo dello Stato, sono anni “di crescita moderata” con valori macroeconomici in segno positivo e l’occupazione è cresciuta. Ma “non possiamo accontentarci di numeri ancora limitati rispetto alla dimensione del problema”. “Alcune misure per la ripresa dell’occupazione sono state adottate”, per il presidente, e “non è mio compito entrare nel merito degli interventi al sistema previdenziale e fiscale: mi limito ad osservare che tutto va orientato alla ripresa dell’occupazione”.
Un aspetto negativo riguarda le donne nel mondo del lavoro: l’Italia è “pericolosamente indietro” sull’occupazione femminile, dice il presidente della Repubblica, e “bisogna rimontare la china”. Il capo dello Stato ha spiegato come “non sia vero che il lavoro delle donne va a scapito della famiglia”. Anzi, “è vero il contrario, senza il lavoro delle donne non si formano famiglie di giovani”. Per questo, ha detto ancora, “bisogna unire politiche del lavoro, politiche di sostegno familiare, politiche di conciliazione tra cura della famiglia e lavoro”. E poi un passaggio sul caporalato e sulle morti sul lavoro “inaccettabili”, “piaghe da sradicare con impegno da parte di tutti, con strumenti adatti ed un attento monitoraggio circa l’uso distorto di norme esistenti”. Si devono “elevare – ha aggiunto – i livelli di lotta alla sfruttamento” e contrastare il lavoro nero. Il Quirinale, tra l’altro, ha concesso due alte onorificenze alla memoria a due lavoratori che hanno perso la vita durante lo svolgimento dei propri compiti. Si tratta di Francesco Zaccaria, deceduto nello stabilimento Ilva di Taranto nel 2012, e di Pierlucio Tinazzi, morto durante un incidente all’interno del traforo del Monte Bianco nel 1999.
Il ricordo finale del presidente della Repubblica è stato rivolto a Valeria Solesin, morta negli attacchi terroristici di Parigi del 13 novembre, e a Giulio Regeni, che è stato trovato morto in Egitto in circostanze mai chiarite tra il gennaio e il febbraio scorsi. “Le mani assassine che li hanno portati via agli affetti delle loro famiglie e dei loro amici sono diverse – ha affermato Mattarella – Li voglio accomunare perché amavano ciò che stavano facendo e pensavano che la serietà dello studio avrebbe aperto, per loro e per altri, la strada per un lavoro utile alla società”.
Renzi: “Con Jobs Act più posti di lavoro, ma non mi accontento”
Rivendica i risultati del governo il presidente del Consiglio Matteo Renzi: “Primo pensiero per il primo maggio per chi il lavoro non ce l’ha – dice – Da quando siamo al governo ci sono 398mila posti di lavoro in più, di cui 354mila a tempo indeterminato. E ci sono 373mila disoccupati in meno. Merito del Jobs Act, certo. Ma non ci accontentiamo perché c’è ancora molto da fare”. Renzi ha accolto proprio nella giornata del Primo maggio, a Palazzo Chigi, gli operai del Sulcis, che ora attendono la riapertura delle attività con Eurallumina: “Ho chiesto ai dirigenti pubblici di sacrificare questo giorno festivo per approvare progetti concreti e così dare un segnale di speranza a chi un lavoro non ha” spiega il capo del governo. La delegazione dei lavoratori, guidata dallo storico sindacalista della Rsu Antonello Pirotto, esporrà al presidente del Consiglio lo stato dell’arte della vertenza. L’attività nello stabilimento, primo anello della filiera dell’alluminio in Italia, è bloccata dal 2009 e da allora gli operai sono in cassa integrazione a rotazione garantendo comunque le manutenzioni in attesa della ripresa produttiva. Si è arrivati alle ultime battute per la riapertura della fabbrica, dopo la conferma dell’investimento di 200 milioni di euro da parte della proprietà, la Rusal. Si aspetta quindi il via libera autorizzativo della Regione. Da qui il pressing dei lavoratori per una accelerazione. “Renzi ha riconosciuto la legittimità delle nostre richieste – spiega Pirotto – Noi abbiamo spiegato che è urgente riprendere la produzione per dare un futuro ad almeno 1.200 lavoratori, tra diretti e indotto, e alle loro famiglie: si parla di circa 5mila persone, genitori con due o tre figli a carico, che vivono di sussidi in una provincia, il Sulcis, tra le più povere d’Italia”. La battaglia non si ferma, giurano gli operai sardi. “Per noi è un primo maggio di lotta – sottolinea lo storico leader delle rsu del Sulcis – qui a Roma come a Portovesme: tantissimi i lavoratori presenti da questa mattina con le loro famiglie ai cancelli della fabbrica, a Portovesme. E da domani – annuncia – la mobilitazione riprende con più forza. Ci sposteremo dal Sulcis a Cagliari e ci faremo sentire in tutte le sedi chiamate a rilasciare le ultime autorizzazioni per poter riprendere la produzione”.
Camusso: “Non si riparte abbassando i salari”
I sindacati nazionali si sono ritrovati a Genova per “un Primo Maggio all’insegna del lavoro, del lavoro di cui abbiamo bisogno”, dice la leader della Cgil, Susanna Camusso. “Il balletto sui dati – aggiunge – fa sembrare che tutto vada bene ma il lavoro resta la preoccupazione fondamentale delle famiglie. Il Paese non si fa ripartire abbassando i salari“. Invece “servono investimenti: spendiamo 18-19 miliardi per la decontribuzione ma abbiamo una crescita da prefisso telefonico. Se quelle stesse cifre fossero state spese per un serio piano del lavoro avrebbero dato ben altri risultati”. Così anche sulle pensioni “non si possono fare interventi spot”. Il leader della Uil Carmelo Barbagallo aggiunge: “Noi siamo un sindacato di proposta ma quando non ci sono risposte c’è la protesta”. Per Barbagallo “il Paese è ancora fermo in stazione – avverte – e c’è il rischio che quando partirà andrà su un binario morto”. Per il Primo Maggio “più che festeggiare dobbiamo impegnarci perché finalmente ci siano delle proposte per la ripresa”. “Al governo mandiamo un messaggio molto chiaro: si occupi del lavoro” insiste la segretaria della Cisl, Annamaria Furlan. Sarà un Primo Maggio “all’insegna del lavoro che manca, per chi ha paura di perderlo, e per chi vorrebbe andare in pensione per lasciare posti di lavoro ai giovani”. Un piccolo momento di tensione, a Genova, si è verificato quando sono esplosi alcuni fumogeni rossi, il cui scoppio è stato amplificato sotto i portici di via XX settembre. Da piazza De Ferrari, dove si si è radunato il corteo per i comizi finali, l’iniziativa è stata accompagnata da fischi e brevi proteste.
Tensione a Torino, manifestante cerca di colpire Esposito (Pd)
Momenti di tensione, invece, al corteo del primo maggio di Torino. Un gruppo di antagonisti, circa 150 persone, hanno tentato di deviare dal percorso della manifestazione per raggiungere la testa e, in particolare, lo spezzone del Pd per contestare il sindaco Piero Fassino. In piazza Castello anche una breve carica di alleggerimento da parte delle forze dell’ordine, mentre la testa del corteo con i rappresentanti delle istituzioni raggiungeva il palco allestito in piazza San Carlo. Dopo alcuni minuti, il corteo del primo maggio è ripartito lungo via Roma. Un antagonista è stato fermato dalle forze dell’ordine in centro: aveva un martello e ora la sua posizione è al vaglio della Digos. Vittima di questo nervosismo anche il senatore del Partito democratico Stefano Esposito che si trova spesso a confrontarsi con gli ambienti antagonisti di Torino per via delle opposte posizioni sul Tav. Un giovane si è infilato nella parte del corteo in cui si trovavano gli esponenti del Pd e ha cercato di colpire Esposito con un tubo di ferro. L’intervento della scorta (della Guardia di Finanza) e delle forze dell’ordine ha evitato che Esposito venisse colpito. L’autore della tentata aggressione è riuscito a fuggire ed è tuttora ricercato. “Purtroppo ogni primo maggio devo partecipare al corteo della festa del lavoro scortato, il che la dice lunga sulle persone che circolano sotto la bandiera del no a tutto…” ha commentato il senatore all’Ansa. “Io non mi sono accordo di nulla – aggiunge – ho solo visto la sbarra di ferro, che è stata sequestrata dalle forze dell’ordine”.
Milano, lite tra sindacalisti e addetti alla sicurezza di Zara
Momenti di tensione anche a Milano, tra i sindacalisti dell’Usb e gli addetti alla sicurezza davanti all’ingresso del negozio di abbigliamento Zara, in piazza Duomo. I rappresentanti sindacali stavano mettendo in scena un cosiddetto “spogliarello dei diritti” per denunciare l’apertura dei negozi e il lavoro obbligato nei giorni festivi, come il primo maggio. I rappresentanti del sindacato Usb e gli addetti alla sicurezza del negozio si sono anche spintonati e uno dei sindacalisti ha lamentato di essere stato ferito a una gamba (sono arrivati il 118 e la polizia). Secondo la prima ricostruzione il “contatto” è avvenuto quando i sindacalisti hanno cercato di entrare. L’Usb ha spiegato che l’intenzione era quella di entrare per regalare dei fiori “a chi è costretto a lavorare anche il 1 maggio, ma siamo stati aggrediti”.
Papa Francesco: “Modello di sviluppo che tenga conto della dignità umana”
Un breve passaggio del Regina Coeli è stato dedicato da Papa Francesco al mondo del lavoro. Il suo è stato un appello alle “autorità, le istituzioni politiche ed economiche e la società civile, affinché si promuova un modello di sviluppo che tenga conto della dignità umana, nel pieno rispetto delle normative sul lavoro e sull’ambiente”. Nel frattempo a Bologna, per la prima volta, l’arcivescovo è intervenuto dal palco dei sindacati in piazza Maggiore in una giornata dedicata a lavoro e disabilità. Monsignor Matteo Zuppi, ex “prete di strada” tra l’altro nominato vescovo proprio da Bergoglio, ha invitato a non sorprendersi: “Io sinceramente mi sarei stupito di più se, come vescovo, avessi risposto di no a questo invito”. “Le vere barriere sono quelle dell’esclusione – aggiunge – C’è pochissimo lavoro per i disabili. Io credo che il lavoro per i disabili aiuti a migliorare tutta quanto la condizione del lavoro. Penso all’aspetto della sicurezza: purtroppo ancora quante morti sul lavoro! E aiuta a liberarci dalla rapidità oppure da un uso della tecnologia che finisce per andare contro la persone”. Tra gli interventi quello di un lavoratore down, Leonardo Scandellari, che è stato molto applaudito dalla piazza.