Tagli di personale in vista nel gruppo Bin Laden, l’azienda saudita attiva nel settore delle costruzioni, fondato dalla famiglia del terrorista Osama bin Laden. Secondo il giornale arabo al-Watan, la società si prepara a mandare a casa 89mila lavoratori: i licenziamenti riguardano 77mila dei 200mila dipendenti stranieri e 12mila lavoratori sauditi su un totale di 17mila.

Per i lavoratori forestieri, riferisce il periodico, il Saudi Binladin Group (Sbg) ha già preparato i documenti per lasciare il regno. Sul gruppo pesa il calo del prezzo del petrolio, ma soprattutto l’incidente dello scorso anno quando 107 persone sono morte nella Grande Moschea della Mecca per il crollo di una gru durante lavori realizzati dal colosso che si era aggiudicato vari appalti. Dopo l’incidente, l’Arabia Saudita ha bloccato tutti i nuovi contratti del gruppo.

Tuttavia, secondo un funzionario del gruppo citato dal Wall Street Journal coperto da anonimato, i tagli non hanno nulla di eccezionale: “nella maggior parte” dei casi, ha detto, si tratta di contratti per “progetti appaltati per un periodo ben definito”, quindi contratti a termine. Ma secondo il giornale saudita Okaz, la tensione tra il personale e l’azienda rimane alle stelle: la scorsa settimana, scrive il quotidiano, alcuni dipendenti hanno dato alle fiamme alcuni mezzi del gruppo in segno di protesta per il denunciato mancato pagamento degli stipendi.

Le imprese che fanno riferimento ai Bin Laden hanno allargato i propri interessi anche al nostro Paese. Nel luglio del 2014, la Cpc Holding, società che fa capo alla famiglia saudita, ha acquistato il 50% della Marmi Carrara, per una spesa di 45 milioni di euro. Con questa operazione, i Bin Laden sono diventati i primi investitori stranieri nelle cave apuane di marmo bianco.

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