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Barack Obama: “Cosa farò a fine mandato?”. Il Presidente fa ironia in un video, tra la patente da rinnovare e una finta lite con Michelle

Ora che il "secondo giro alla Casa Bianca" è quasi finito, la domanda che tutti vorrebbero fare al Presidente Barack Obama è una sola: "Mr. Obama, che cosa farà dopo?". E lui ci scherza su, con un video postato su Facebook e Twitter

di Claudia Rossi

Una laurea in Scienze Politiche, una in legge, avvocato nel campo della difesa dei diritti civili, docente di diritto costituzionale, politico carismatico fin da quando si è presentato alle primarie del Partito Democratico sconfiggendo la favoritissima Hillary Clinton, primo afroamericano eletto presidente degli Stati Uniti d’America. Ora che il “secondo giro alla Casa Bianca” è quasi finito, la domanda che tutti vorrebbero fare al Presidente Barack Obama è una sola: “Mr. Obama, che cosa farà dopo?”. E lui ci scherza su, con un video postato su Facebook e Twitter.

Che Barack Obama abbia una certa dimestichezza con video ironici postati sui social non è cosa nuova e adesso, a pochi mesi dalla scadenza del secondo mandato, può permettersi di smorzare ancora di più il tono istituzionale delle sue comunicazioni: sono state molte le battute divertenti che il Presidente ha inanellato durante la tradizionale cena dei corrispondenti alla Casa Bianca, da quelle più “familiari ” (“abbiamo deciso di restare ancora un po’ a Washington così mia figlia minore potrà finire il liceo e Michelle potrà restare vicina alle sue carote”, fino alle frecciatine più strettamente legate alle politica americana (“Mike Bloomberg: un controverso miliardario di New York sta dominando le primarie repubblicane, e non sei tu. Deve far male”). E poi la chiosa del discorso, quell'”Obama out” con tanto di “mic drop, forse ispirato a un video parodia che Ellen DeGeneres aveva dedicato al Presidente qualche tempo fa, che rimarrà probabilmente indelebile nel ricco immaginario iconografico obamiano.

Ma che cos’è il mic drop? Il gesto, ovvero il buttare via il microfono al termine di un discorso particolarmente ben riuscito, con una certa attitudine da rockstar, è piuttosto popolare negli Stati Uniti: recentemente lo abbiamo visto fare a Koby Briant che dopo aver detto “Mamba out” ha fatto cadere il microfono a terra alla fine della sua ultima partita e abbiamo assistito anche a quella che potrebbe essere ribattezzata la”beffa di Google”: agli utenti di Gmail era stata data la possibilità di rispondere con la gif di un mic drop alle conversazioni di gruppo proprio come modo per abbandonare lo scambio. “E’ divertente”, devono aver pensato all’ufficio comunicazione di Google: peccato che gli utenti si sono divertiti pochissimo perché non hanno capito l’intenzione né l’ironia della gif e, usandola inavvertitamente, si sono ritrovati esclusi da scambi di mail importanti. Chi ha fatto per primo il gesto del “mic drop” non è dato saperlo con certezza: secondo Slate, questo modo di chiudere un discorso è usato da comici (e rapper) dagli anni Ottanta ma la sua popolarità è aumentata nei primi anni duemila fino a diventare notissimo proprio grazie a Obama (che non è nuovo a questa “boutade”).

Mic drop a parte, il video “cosa farò dopo la presidenza” postato da Obama è divertente, complici il vicepresidente Biden, lo speaker della Camera Boehner (reduce da una discreta tempesta mediatica per aver definito “miserabile figlio di puttana” il candidato repubblicano Ted Cruz) e la moglie Michelle. “Devi essere solo stesso” gli suggerisce sornione Boehner mangiando patatine fritte. E lui, reduce da una litigata con la first lady per “colpa” di Snapchat e da un tentativo non felicissimo di rinnovare la patente, si lascia andare ad un laconico “‘Finalmente potrò indossare di nuovo i miei jeans”. Il video ha totalizzato 134mila condivisioni su Facebook e svariati retweet: David Litt, joke writer in chief di Obama fino allo scorso 23 gennaio, sul New York Times scrive che “il presidente ha un grande talento per la commedia, un notevole senso del tempo e dell’audience”.

Talento per la commedia che tuttavia non ha conquistato il cuore degli americanidelusi al punto da assegnare al Presidente un basso indice di gradimento, superiore di poco a quello raggiunto da George W. Bush nel 2008. Eppure, scrive Massimo Gaggi sul Corriere della Sera, “non ci sono solo la riforma sanitaria, il dimezzamento dei disoccupati, il rilancio dell’economia e il salvataggio dell’industria dell’auto nell’eredità che Obama lascia all’America. Anche se i cittadini non gliene danno atto, la presidenza del primo leader nero della storia Usa si lascia dietro i semi di un cambiamento che, dalla scuola alla finanza, sarà più profondo di quanto non appaia a prima vista”.

 

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